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Una cabina di regia a Bruxelles per coordinare gli sforzi italiani nella nascente Difesa europea. È la proposta del ministro Vincenzo Amendola in vista del Fondo da 13 miliardi di euro che partirà nel 2021. Poi c’è la partita delle risorse da destinare al comparto, su cui a lanciare la proposta è la vice ministro del Mef Laura Castelli: si potrebbero escludere dal calcolo del deficit di bilancio con il Green new deal. Sono solo due dei tanti punti emersi dal dibattito andato in scena al Centro alti studi Difesa (Casd) di Roma, in occasione dell’evento organizzato dall’Aiad, la federazione che riunisce le aziende italiane dell’aerospazio, difesa e sicurezza. Con loro, insieme al ministro Lorenzo Guerini (qui le sue parole) e al presidente della federazione Guido Crosetto (qui le sue), c’era anche il capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, intervenuto per descrivere un quadro di minacce quantomeno preoccupante. A tutti loro il compito di rispondere al quesito di partenza: “Tra le sfide dell’Europa e le esigenze della Nato: Quali prospettive per la Difesa italiana e la sua industria?”.

INTERESSI NAZIONALI

Per cogliere la sfide europea la proposta l’ha lanciata Amendola: una cabina di regia che coinvolga il ministero per gli Affari europei, palazzo Chigi, l’Aiad, la Difesa e la rappresentanza italiana a Bruxelles. Si tratta, ha spiegato, di “un approccio pragmatico che pone alla base della collaborazione l’interesse nazionale”, termine spesso bistrattato “che però non è vietato dalla Costituzione e anzi determina il nostro lavoro a Bruxelles”. Le risorse in arrivo non sono poche: 13 miliardi per il Fondo europeo di Difesa, a cui vanno aggiunti i 16 miliardi del programma spaziale e i 100 del nuovo Horizon che potranno essere direzionati in parte anche al settore. Per il Vecchio continente significa “una spinta alla crescita della Difesa e dell’industria militare”, ha aggiunto Amendola, che pure ha notato come l’Ue debba trovare “una nuova formula geopolitica”. La risposta, come già notato dalla nuova presidente della Commissione Ursula von der Leyen, non è un’alleanza militare. Quella “già l’abbiamo e si chiama Nato”, ha detto Amendola.

TRA RISORSE E LEVE ECONOMICHE

Dentro i confini nazionali la sfida più rilevante è invece quella delle risorse. La coperta è corta, hanno riconosciuto tutti gli intervenuti, ma un rilancio degli investimenti nella Difesa pare necessario. Per farlo, ha detto la vice ministro Castelli, la parola d’ordine è “contaminazione”, cercando di coinvolgere più dicasteri “per creare vere leve economiche”. D’altra parte, ha ricordato la numero due del Mef, il settore genera ritorni importanti per l’intero sistema-Paese, con ricadute che superano di gran lunga gli investimenti iniziali. È “il moltiplicato della crescita della Difesa”, ha spiegato la Castelli. Un esempio di positiva collaborazione è il recente inserimento del g2g (a lungo invocato dal comparto per il sostegno all’export) nel decreto fiscale. È “un buonissimo punto di partenza che dà contezza di quanto i due ambiti (difesa e fiscalità, ndr) siano uniti”. E se Crosetto rilancia la proposta di escludere parte delle spese per il settore dal calcolo del deficit di bilancio, la Castelli propone di “farlo con la scusa del Green new deal”. D’altra parte, ha aggiunto, “gli strumenti che la politica mette in campo sono alcuni, poi bisogna aguzzare l’ingegno”.

LE SFIDE CHE ABBIAMO DI FRONTE

L’obiettivo è riuscire ad ammodernare le Forze armate per permettergli di assolvere i propri doveri in un contesto sempre più complesso. Il quadro l’ha ben sintetizzato il generale Vecciarelli, con un’immagine che ha poi condiviso il ministro Guerini: “L’Italia siede su un baratro ai cui piedi si trovano tre polveriere pronte a esplodere: Balcani, Medio Oriente, Nord Africa e Sahel; dobbiamo decidere se vogliamo che esplodano facendoci saltare tutto, o se non sia meglio scendere nel baratro, sporcandoci le mani ma disinnescando le polveriere”. E così, “nel farmi carico di questo problema – ha detto Vecciarelli – sono disposto a incontrare le esigenze dell’industria fino a quando mi garantisce cose che oggi non ho”.

LE PRIORITÀ DELLA DIFESA

Si tratta di un invito al comparto industriale per “capire e accettare le esigenze della Difesa”, anche considerando che “ciò che serve alla Difesa italiana serve anche ai Paesi verso cui è maggiormente orientato il nostro export”. In tal senso, la priorità è nella “digitalizzazione”. Difatti, ha spiegato Vecciarelli, “volenti o nolenti siamo entrati in un mondo digitale che cambia radicalmente le regole del gioco”. Così, le prospettive della Difesa italiana (per rispondere al quesito di partenza) saranno “nella capacità di affrontare queste nuove dimensioni”, tra reti sicure, sistemi di comando e controllo adeguati e sistemi abilitanti per il dominio cibernetico. A fronte di nuove frontiere, appaiono comunque inalterate le minacce tradizionali. A preoccupare è soprattutto quella che potrebbe arrivare dal cielo. L’avvertimento di Vecciarelli è chiaro: “Non abbiamo più un sistema di difesa missilistica (visti i ritardi per il via libera sul Camm-Er, ndr) eppure la minaccia è lì; speriamo che nessuno impazzisca e inizi a giocare con i nuovi gingilli”.

Se l'Italia va all'attacco sulla Difesa (europea). Il dibattito con Amendola, Castelli e Vecciarelli

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