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Abu Bakr al Baghdadi è morto e, mentre c’è la corsa ad accaparrarsi il merito delle informazioni decisive per il blitz, le dinamiche del terrorismo in futuro potrebbero subire modifiche. Il presidente americano, Donald Trump, ha raccontato parecchi dettagli sul blitz delle forze speciali statunitensi nell’area di Idlib, nel Nordovest della Siria, che ha distrutto il compound dove al Baghdadi era arrivato forse da 48 ore e dove è morto insieme con tre dei suoi figli e parecchi membri dell’Isis che hanno tentato un’inutile resistenza. Trump si è dilungato nella diretta da Washington inviando parecchi messaggi ai fini interni e internazionali.

IL BLITZ DOPO TANTE MISSIONI RINVIATE

Otto elicotteri delle forze speciali hanno attraversato a bassa quota un’ampia zona per un’ora e 10 minuti e hanno distrutto il compound dove erano certi che si nascondesse il fondatore del Califfato islamico. Sotto una pioggia di fuoco al Baghdadi, ha detto Trump, ha cominciato a correre piangendo dentro un tunnel senza uscita dove si è fatto esplodere uccidendo anche tre dei suoi figli: “Un cane, un codardo” l’ha definito il presidente precisando che le unità intervenute sapevano che quel tunnel non aveva sbocco. Nella sparatoria proseguita dopo l’atterraggio è rimasto ferito solo un cane delle forze speciali mentre nessun soldato americano ha riportato conseguenze. Parecchi terroristi sono morti, altri sono stati arrestati, 11 bambini sono illesi. Morte anche due donne con giubbotti esplosivi che però non avrebbero azionato. Il decollo degli elicotteri è avvenuto poco dopo le 5 ora di Washington quando Donald Trump era appena arrivato nella situation room da dove ha seguito in diretta l’operazione: “Tutto perfetto, sembrava un film”. Con lui, tra gli altri, il vicepresidente Mike Pence, vertici dell’Amministrazione e dell’intelligence e il comandante del Jsoc, il comando congiunto delle operazioni speciali, generale Austin Miller. L’operazione è stata coordinata dal vicecomandante del Jsoc, generale John W. Brennan jr. Più volte nelle settimane scorse erano giunte informazioni su dove fosse al Baghdadi che però si muoveva in continuazione costringendo a ripianificare tutto: due settimane fa ha avuto inizio l’operazione decisiva.

UN FLUSSO DI INFORMAZIONI

Il blitz è stato opera della Delta Force (Osama bin Laden invece fu ucciso il 2 maggio 2011 dal Team Six dei Navy Seals): gli esperti spiegano infatti che il Delta “copre” Nord Africa, Medio Oriente, Iraq, Siria mentre i Seals si occupano di Corno d’Africa, Yemen e Afghanistan. Al termine i militari sono stati due ore nell’area del compound recuperando molto materiale sensibile dell’Isis compresi, secondo Trump, “piani e obiettivi futuri”. E’ stato necessario rimuovere le macerie del tunnel per recuperare pezzi del corpo del Califfo e in un quarto d’ora i test hanno confermato la sua identità. Trump ha ringraziato Russia (“fantastica”), Turchia, Siria, Iraq (“eccellente”) e i curdi siriani per la collaborazione intesa come intelligence perché i militari intervenuti sono stati solo americani: già nelle prime ore dopo il blitz tutti, tranne Mosca, avevano rivendicato il merito del successo dell’operazione. In particolare, l’Iraq sostiene che la localizzazione sia avvenuta grazie alla propria intelligence. Il presidente ha elogiato i propri servizi segreti (di questi tempi aiuta…) e le forze speciali garantendo che “questi mostri selvaggi” non sfuggiranno al loro destino. Secondo Trump al Baghdadi era a Idlib perché voleva riorganizzare l’Isis, “una delle organizzazioni più terribili e violente” di cui ha ricordato le decapitazioni pubbliche e l’uccisione del pilota giordano bruciato vivo in una gabbia. I giovani, ha detto Trump, “dovrebbero vedere com’è morto al Baghdadi, piangendo come un codardo: tutti i suoi seguaci devono saperlo”. Non ha voluto citare i nomi dei possibili successori del Califfo, che sarebbero già nel mirino, mentre secondo fonti irachene nel blitz sarebbe morto anche il capo della sicurezza di al Baghdadi, Ghazwan al Rawi.

IL VANTO E LA POLEMICA CON I DEMOCRATICI

Trump ha ricordato la recente uccisione di Hamza bin Laden, erede designato di suo padre Osama al vertice di al Qaeda, e che Abu Bakr al Baghdadi fosse ricercato da prima del suo arrivo alla Casa bianca. Invece, “sotto le mie direttive abbiamo sconfitto il Califfato” e ciò dev’essere un monito per tutte le organizzazioni terroristiche. Trump ha detto più volte che la Russia era stata avvertita di un sorvolo di elicotteri in una certa area senza spiegarne il motivo e non è entrato nei dettagli del confronto con Ankara anche se, secondo alcuni, il ruolo della Turchia potrebbe essere stato determinante. A una precisa domanda, il presidente americano ha detto che la speaker del Congresso, Nancy Pelosi, non è stata avvertita del blitz perché “Washington è regina nella fuga di notizie e non ci siamo fidati” finché i militari non fossero stati al sicuro. “Immaginate se ci fossero state fughe di notizie e le nostre truppe fossero finite nei guai”: il fatto che la Pelosi abbia avviato la procedura di impeachment è una pura coincidenza. Secondo Trump la morte di al Baghdadi è più importante di quella di Osama bin Laden, per la quale non ha mai citato il suo predecessore Barack Obama, perché creare un Califfato era più pericoloso dell’11 settembre.

SCELTE GEOPOLITICHE ED ELETTORALI

Trump ha escluso collegamenti tra il blitz e il ritiro delle truppe americane dal confine turco-siriano visto che la pianificazione era stata avviata da tempo anche se è importante continuare a proteggere i giacimenti petroliferi che oggi sono “in sicurezza”. Ha invece ribadito di essere molto deluso dai Paesi europei che non vogliono riprendere i foreign fighter prigionieri dei curdi e di non avere la minima intenzione di farsene carico. “C’è un oceano di mezzo” ha detto, spiegando in modo involontario la sua idea di America First: ha ragione quando accusa l’Europa di non agire lasciando la patata bollente a Siria, Iraq o curdi, ma non basta un oceano a fermare il terrorismo. Il suo obiettivo resta quello di ritirare il maggior numero di soldati dalle varie missioni nel mondo prima delle prossime elezioni presidenziali, anche se finora la realtà sul terreno non lo aiuta. L’uccisione di al Baghdadi è un indubbio successo politico e secondo il capo del Pentagono, Mark Esper, “è un colpo devastante per l’Isis”. Tuttavia, Rita Katz, direttrice del Site che monitora il jihadismo, ha rivelato che tutto il web collegato all’Isis sta reagendo alla notizia garantendo che il jihad continuerà. Gli analisti spiegano che l’Isis è una struttura molto verticistica e che la morte di al Baghdadi potrebbe avere conseguenze peggiori per gli estremisti islamici di quanto avvenuto con quella di bin Laden, visto che al Qaeda è molto forte grazie ad affiliazioni in mezzo mondo. Il rischio adesso è una reazione violenta, anche isolata, di cellule che potrebbero voler vendicare il Califfo.

La morte di al Baghdadi e l'orgoglio di Trump. L'analisi di Vespa

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