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Non c’è solo il commercio nella visita di Donald Trump in Giappone. L’assertività cinese e il dossier nordcoreano (su cui il presidente Usa ha cercato di tranquillizzare il premier Shinzo Abe) continuano a preoccupare Tokyo che così conferma l’intenzione di acquistare altri 105 velivoli F-35 rispetto ai 42 già in programma. Il Giappone diventerebbe il primo cliente internazionale del programma Joint Strike Fighter, con ritorni industriali tutti da definire e l’ambizione di frenare le velleità degli avversari regionali consolidando l’intesa con Washington. Non a caso, a confermare i numeri è stato lo stesso Trump, affermando a margine del bilaterale che “gli Stati Uniti sostengono gli sforzi del Giappone per migliorare le proprie capacità di difesa”.

LE PAURE DEL GIAPPONE

Già a metà dello scorso dicembre, il ministero della Difesa giapponese aveva presentato le sue nuove linee-guida, una sorta di riesame di medio-termine delle priorità strategiche nell’ambito di una programmazione quinquennale. Per quanto riguarda lo scenario delle minacce, si legge nel documento, la preoccupazione principale resta l’assertività cinese, a partire dal Mar Cinese Orientale, ove rimane insoluta la disputa sulle isole Senkaku. Non cala poi l’attenzione nei confronti della Corea del Nord, tema su cui Trump ha tentato di rassicurare Abe, dicendosi “fiducioso che il presidente Kim manterrà le promesse che mi ha fatto”. Un tentativo non proprio andato a buon fine, visto che il premier giapponese ha ribadito la richiesta di nuove risoluzioni da parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite rispetto ai recenti test missilistici di Pyongyang, “estremamente spiacevoli”, sebbene “non ci sia stato nessun impatto immediato sulla sicurezza giapponese”.

I PIANI DI TOKYO PER GLI F-35

Anche per questo, Tokyo persegue un deciso rafforzamento delle proprie capacità di difesa, avendo stanziato nel 2018 oltre 46 miliardi di dollari per il 2018, un +1,3% rispetto al 2017. Ora, il considerevole aumento dei progetti per gli F-35 non fa che confermare il trend. I 147 velivoli costituiranno la spina dorsale della difesa nipponica, andando a sostituire l’attuale flotta di intercettori, composta da F-4 e F-15J, evoluzione giapponese dell’F-15 Eagle. Finora, Tokyo si era impegnata ad acquistare i velivoli realizzati da Lockheed Martin nella sola configurazione A, a decollo e atterraggio convenzionale. Adesso, il nuovo piano definito nelle linee-guida della Difesa aggiunge (oltre a più di altri 60 F-35 A) anche una quarantina di velivoli nella configurazione B, a decollo corto e atterraggio verticale, caccia da impiego su portaerei. Il progetto è ambizioso, perché prevede la riconversione dei due cacciatorpediniere porta-elicotteri di classe “Izumo” in modo da renderli adatti ad accogliere i velivoli di quinta generazione. Secondo i media locali e statunitensi, l’impegno per altri 105 caccia potrebbe avere un valore complessivo di circa 10 miliardi di dollari.

IL LEGAME CON WASHINGTON

D’altra parte, con i nuovi piani di acquisto il Giappone diventerebbe il maggior cliente del programma F-35 dopo gli Usa. Data la rilevanza che Washington attribuisce al Joint Strike Fighter, sembra inevitabile un rafforzamento del rapporto (pure industriale) tra i due Paesi, considerando che nel corso dello scorso anno Tokyo ha anche approvato l’acquisto di due sistemi americani di difesa missilistica Aegis Ashore. Tra l’altro, ordini per altri 105 F-35 permetterebbero agli Usa di dormire sogni più tranquilli nel caso di un’eventuale estromissione della Turchia dal programma Joint Strike Fighter, eventualità legata all’intenzione di Ankara di acquistare il sistema missilistico russo S-400. Solo pochi giorni fa, la commissione dei Servizi armati del Senato americano ha inserito nel progetto di legge che autorizzerà le spese per la Difesa del 2020 (l’Ndaa) un provvedimento per bloccare la vendita di vari caccia di ultima generazione F-35 alla Turchia e di rimuovere Ankara dalla partnership sul programma di sviluppo.

LO STATO DEL PROGRAMMA

Non è ancora chiaro dove saranno realizzati i nuovi F-35. I primi quattro dei 42 già previsti sono realizzati presso lo stabilimento Lockheed Martin di Fort Worth, con il primo velivolo giunto in Giappone lo scorso gennaio. Gli altri 38 saranno assemblati presso la Faco (Final assembly and check out facility) di Nagoya, operata da Mitsubishi Heavy Industries, l’unica Faco del programma al di fuori degli Stati Uniti insieme a quella italiana di Cameri. Probabile che i nuovi impegni assicurino a Tokyo un ritorno industriale ancora maggiore, in linea con quanto previsto per un programma che si fonda sui rapporti industriali internazionali. Intanto, per il programma internazionale la conferma di altri 105 velivoli si inserisce in una serie di notizie positive degli ultimi mesi. A fine ottobre, il Belgio ha reso noti i risultati della gara per la sostituzione degli F-16, prevedendo l’acquisto di 34 Joint Strike Fighter. Più recente è stata la scelta di Singapore che ha optato per l’F-35 al fine di sostituire la flotta attuale di F-16. Ad oggi, le consegne sono state più di 360, con velivoli operativi da 16 basi in tutto il mondo.

Cina e Nord Corea preoccupano, il Giappone si stringe agli Usa acquistando 105 F-35

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