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Salvini, Berlusconi, Ronzulli, Carfagna, Toti, Bernini. Stefano Parisi ne ha per tutti. Alla vigilia della giornata che deciderà le sorti di questo governo e di quello che verrà il fondatore di Energie per l’Italia, un tempo fiore all’occhiello degli azzurri, si toglie dei sassolini dalla scarpa. E riconosce l’onore delle armi a un avversario, Matteo Renzi, che da questa vicenda esce come unico vincitore.

Parisi, che succede domani?

Mi pare ci siano tutte le condizioni per un governo Pd-Cinque Stelle. Nessuno vuole andare a votare.

Quanto può durare?

Chi può dirlo. Ci sono tante affinità fra grillini e dem. Sarà un governo ancora peggiore di quello gialloverde. Infrastrutture, giustizia, lavoro, i danni per il Paese saranno incalcolabili. Basta vedere cosa combinano insieme nel Lazio Raggi, Lombardi e Zingaretti, dai rifiuti ai termovalorizzatori.

Renzi come ne esce?

Bene. Lo davano tutti per morto e invece è tornato al centro della politica italiana e ha messo Salvini all’angolo. Il suo ritorno è la prova dell’inconsistenza politica del leghista. Bravo a comunicare e a nient’altro.

Rimane l’incognita Forza Italia. Che faranno gli azzurri?

Come sempre si giocheranno una doppia. Da una parte Licia Ronzulli e Niccolò Ghedini cercano di tenersi buono Salvini. Dall’altra Carfagna e Letta danno la loro benedizione al governo Pd-M5S. In mezzo Silvio Berlusconi, che ne esce malissimo. Continua a chiamare Salvini e trova la segreteria.

Un bilancio molto duro.

Realistico. Forza Italia è finita, non esiste più, così come è finito il Pd. I due partiti che sono all’origine del disgusto degli italiani per la politica e sono stati sbeffeggiati per anni dai populisti ora tornano da loro con la bava alla bocca pur di mantenere un ruolo.

Si dice che Carfagna sia pronta a dire sì a un nuovo partito di Renzi.

Mi auguro non faccia questo errore. Farebbe la fine di Fini quando diceva di essere antifascista. Lei è l’unica speranza per chi vuole liberarsi del peso di Berlusconi e costruire un soggetto liberale nuovo che non voglia scendere a patti con Salvini.

Gianni Letta è all’opera per convincere Berlusconi a dire sì a un governo rosso-giallo. Vincerà questa linea o quella del no di Anna Maria Bernini?

Perderanno entrambe. La linea di Letta sarà di non belligeranza per avere il supporto del nuovo governo e far sì che non sia ostile a Mediaset. Ghedini e compagnia continueranno a trattare per riavere i loro posti in una lista che li riporti in Parlamento. Peccato che, in mezzo a tante manovre di palazzo, ci si scordi dell’elettorato.

Cioè?

Queste trattative di corridoio si riverberano sempre sul voto. Forza Italia non è più in grado di rappresentare l’elettorato moderato, liberale e popolare che si rifiuta di scegliere fra Salvini e Di Maio. I dieci milioni di elettori che un tempo votavano Berlusconi per dire no a tasse e burocrazia oggi guardano altrove.

Il movimento di Giovanni Toti ha qualche speranza in più?

Quei voti non li riprende certo lui (ride, ndr). La sua è una scissioncina preannunciata da mesi per gettarsi nelle braccia di Salvini e magari mettere un’ipoteca su una ricandidatura alla presidenza della regione Liguria. Niente di più.

Vi racconto il “capolavoro” di Salvini e Berlusconi. Parla Stefano Parisi

Salvini, Berlusconi, Ronzulli, Carfagna, Toti, Bernini. Stefano Parisi ne ha per tutti. Alla vigilia della giornata che deciderà le sorti di questo governo e di quello che verrà il fondatore di Energie per l'Italia, un tempo fiore all'occhiello degli azzurri, si toglie dei sassolini dalla scarpa. E riconosce l'onore delle armi a un avversario, Matteo Renzi, che da questa vicenda…

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