Skip to main content

È ufficialmente partita quella che potremmo definire la battaglia finale contro lo Stato islamico per come lo conosciamo, ossia nella dimensione statuale che Abu Bakr al Baghdadi è riuscito a dare alla sua organizzazione terroristica autoproclamandosi il 29 giugno del 2014 alla guida del Califfato islamico costruito tra Siria e Iraq.

Le Syrian Democratic Force – le Sdf, il contingente curdo-arabo (più curdo che arabo) politicamente costruito dagli Stati Uniti a cui le forze speciali americane danno supporto a terra e gli aerei della Coalizione internazionale a guida statunitense danno copertura dall’alto – stanno entrando a Baghuz, villaggio siriano a pochi chilometri da dove l’Eufrate sbocca nel territorio iracheno, considerato l’ultima roccaforte califfale.

Ci sono più o meno 1500 jihadisti asserragliati a Baghuz. Le Sdf hanno provato a trattare una resa, ma hanno ottenuto solo rifiuti. Da una ventina di giorni l’assedio della città è totale, scarseggiano cibo e medicine, molti civili sono stati fatti uscire dai militanti – alcuni di loro sono famigliari dei combattenti baghdadisti (una di loro è diventata la star mediatica di questa fase di lotta all’Is, si chiama Shamima Begum, ha 19 anni, è una neomamma, era inglese, partita per il jihad califfale cinque anni fa, ora chiede di tornare a Londra, non pentita, ma il governo May ha fatto in modo di ritirargli la cittadinanza, e la sua storia è un paradigma di quel che seguirà la fine formale dello Stato islamico, quando si dovrà gestire la pratica del ritorno dei foreign fighters e delle loro famiglie).

Altri civili sono ancora lì. Dalla città siriana sono usciti anche miliziani: alcuni scappati (c’è anche chi ci ha provato ma è finito giustiziato), altri sono stati catturati nelle fasi periferiche della battaglia. Le immagini riprese dalle Sdf li mostrano malnutriti, con gli occhi spiritati, sguardo perso nel vuoto: sfiniti. Chi resta aspetta la morte, il jihad fino al sacrificio, ha un giubbotto esplosivo addosso e se non cadrà sotto i colpi del nemico si farà saltare in aria. Per primi i leader, perché essere catturati significa mettersi nelle mani di coloro che condurranno gli interrogatori col rischio di rivelare informazioni importanti.

Secondo l’intelligence irachena, il fatto che diversi miliziani siano rimasti in città dimostra che ci sono pezzi grossi del gruppo da proteggere. Addirittura dicono che Baghadadi stesso sia rifugiato lì, ma sono informazioni non confermabili, e da tarare con l’estrema attenzione alla sicurezza che il gruppo ha sviluppato a un livello paranoico, e con la scarsa affidabilità delle dichiarazioni dei servizi segreti iracheni (chi scrive, in questi cinque anni di guerra contro l’Is, ha contato da parte di Baghdad almeno una decina di dichiarazioni sull’individuazione del nascondiglio del Califfo, che stando agli iracheni è anche stato ucciso più o meno cinque volte, ndr). Però nulla è da escludere: siamo davanti alla caduta di un regno.

Ieri anche il presidente americano Donald Trump – che sta sfruttando la situazione in Siria sia per appuntarsi al petto i galloni di colui che ha sconfitto il Califfo, sia per accelerare la ritirata dal paese promessa durante vari incontri pubblici e annunciata a dicembre – ha parlato della situazione. La vittoria contro l’Is è fatta, ha detto, hanno perso ormai “il cento per cento” del loro territorio. Parole pronunciate dall’Alaska, dove l’Air Force One aveva fatto sosta alla base di Elmendorf Richardson, tuttavia (come spesso succede a Trump, ndr) spinte e imprecise: non solo Baghuz, ma anche porzioni di territorio nella regione desertica di Badiya al Sham, tra i governatorati di Deir ez-Zor, Homs e Suweida, restano in mano ai baghdadisti.

Sebbene una volta caduto l’ultimo villaggio del Corridoio dell’Eufrate – la striscia di terra siriana lungo il fiume sacro che porta in Iraq in cui gli uomini del Califfo s’erano rifugiati dopo le sconfitte nelle roccaforti di Raqqa e Mosul – è del tutto probabile che quelle sacche di resistenza passino a un profilo diverso. Se lo Stato islamico ci aveva abituato in questi cinque anni alla brutale quotidianità dell’amministrazione statale – un’organizzazione terroristica che si era fatta stato, come mai era successo prima – ora c’è da aspettarsi che il gruppo ritorni a strisciare nella clandestinità. Un livello di minaccia solo parzialmente degradato.

califfo, siria

Siria, è iniziata la battaglia finale contro il Califfo

È ufficialmente partita quella che potremmo definire la battaglia finale contro lo Stato islamico per come lo conosciamo, ossia nella dimensione statuale che Abu Bakr al Baghdadi è riuscito a dare alla sua organizzazione terroristica autoproclamandosi il 29 giugno del 2014 alla guida del Califfato islamico costruito tra Siria e Iraq. Le Syrian Democratic Force – le Sdf, il contingente…

Tandem Beto-Biden? I democratici cercano la carta vincente contro Trump

Presto Beto O'Rourke "farà un annuncio" che potrebbe essere il lancio di una sua candidatura per le elezioni presidenziali del 2020. O'Rourke, imprenditore ed ex chitarrista punk, è la stella nascente della politica democratica che alle elezioni di metà mandato (novembre 2018) per poco non strappa il seggio da senatore in Texas a un repubblicano (Ted Cruz). Gli è arrivato dietro…

Venezuela

Colombia e Cuba. In guerra per il Venezuela

Di Carmine Pinto

In Venezuela l’intervento c’è stato venti anni fa. Funzionari, militari, uomini di intelligence, dirigenti politici cubani diventarono una componente centrale del regime chavista. Secondo Luis Almagro, segretario dell’OEA, riferimento della democrazia liberale latina, nel 2018 c’erano almeno 22000 cubani, con ruoli diversi, in Venezuela. Del resto, è condivisa l’opinione che fu Fidel Casto a scegliere Nicolas Maduro come presidente. Era…

Daniel Ortega

Negoziati in Nicaragua, tra l'ombra dei prigionieri politici e la debolezza di Ortega

Questa settimana sono ricominciati i negoziati in Nicaragua. Il nunzio apostolico Waldemar Stanislaw Sommertag è stato uno dei testimoni e ha letto un comunicato – firmato dai rappresentanti del governo di Daniel Ortega e dall’opposizione – nel quale le parti si impegnano a lavorare nella definizione di un meccanismo per continuare il dialogo. Il rappresentante della Santa Sede in Managua…

Passo Dyatlov, il mistero continua. Cosa successe agli alpinisti russi

Seconda parte di due di un articolo di Luca Longo. Leggi qui la prima parte. L’inchiesta giudiziaria parte col ritrovamento dei primi cadaveri. I primi cinque mostrano soltanto indubbi segni di ipotermia – si stima che la temperatura fosse scesa a -30 °C durante la strana fuga nella tempesta - ma risulta subito evidente che il cranio di Slobodin presenta…

antirazzismo

Prima le persone. Il messaggio propositivo della manifestazione di Milano

Scriviamo questo pezzo mentre a Milano è in corso la grande manifestazione di duecentomila persone giunte da tutta Italia, unite dallo slogan “People, prima le persone” che vuole riaffermare i principi di civiltà, di antirazzismo, di uguaglianza dei diritti di tutti coloro che oggi vivono sul suolo italiano, qualunque sia il colore della loro pelle o il Paese di provenienza.…

rinnovabili, circolare

Cosa può fare l'Italia per migliorare (ancora) nell'economia circolare

Il 1° marzo è stato presentato a Roma il primo rapporto sull’economia circolare a cura del Circular Economy Network Affollata e ben frequentata, la presentazione è stata una buona occasione per “testare” lo stato di salute dell’Economia Circolare in Italia. Qualche dato su tutti. L’Italia è il 4° paese in Europa per produttività delle risorse, mentre tra 5 maggiori economie…

La libertà di scelta educativa nel Modello Lombardo: come valorizzarlo nell’Autonomia

Un convegno organizzato dall’Associazione Vita Consacrata in Lombardia, con il patrocinio delle Associazioni AGeSC, AGE, A.N.I.N.S.E.I Lombardia, Cdo Opere Educative, Comitato Politico Scolastico non statale, Diesse, FAES, FIDAE Lombardia, F.I.L.I.N.S. Lombardia, FISM Lombardia, Opera Nazionale Montessori, Chi ben Comincia.   L’evento si terrà sabato 23 marzo p.v. dalle ore 9.00  alle 13.00 presso il Teatro Guanella, Via Dupré, 19 Milano.   Il titolo del Convegno già evidenzia…

erbil

Le armi e le bombe dell'Isis esposte in un museo ad Erbil. Il video

Mine anti carro, bombe, cinture esplosive usate dagli uomini dell'Isis esposte in museo. La particolare installazione è stata inaugurata nel villaggio Kori di Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno, dai peshmerga, che hanno combattuto aspre battaglie contro il califfato, la cui bandiera nera spicca fra gli oggetti di morte esposti. Qui hanno deciso di mettere in mostra quanto…

hanoi

Kim Jong Un incontra il presidente del Vietnam ad Hanoi. Il video

Dopo la rottura del summit di Hanoi con il presidente Usa Donald Trump, il leader nordcoreano Kim Jong-un è stato ricevuto dal presidente del Vietnam Nguyen Phu Trong al Palazzo presidenziale di Hanoi, primo appuntamento in agenda della sua visita nel Paese cominciata con il secondo summit tra Kim e Trump conclusosi però senza alcun accordo. Il leader nordcoreano è…

×

Iscriviti alla newsletter