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“Investire in ricerca e in difesa è fondamentale per l’Italia, e quindi non ci può essere un governo che rallenta o addirittura indietreggia negli accordi presi”. È il punto del vice premier Matteo Salvini sul programma F-35, presentato alla stampa, pur senza citare il velivolo, in merito agli incontri odierni con il vice presidente Mike Pence e il segretario di Stato Mike Pompeo.

“PARTNER PRIVILEGIATO IN EUROPA”

Il dossier è tra quelli centrali per l’amministrazione targata Donald Trump. Lo hanno chiarito più volte i rappresentati di Washington, a partire dal presidente, che ormai considera il velivolo una parte centrale della proiezione esterna degli Stati Uniti. Lo ha dimostrato pochi giorni fa il sorvolo della Casa Bianca da parte di un F-35, giunto a suggellare il nuovo abbraccio con il premier polacco Andrej Duda. Varsavia ha puntato da tempo al rafforzamento dei rapporti con gli Stati Uniti, arricchendo con l’intenzione di acquistare 32 velivoli di quinta generazione l’ambizione di essere partner europeo privilegiato degli Usa. Un ruolo che potrebbe erodere quello italiano, tra l’altro in un momento in cui la Brexit ci permetterebbe invece di essere primo alleato degli Usa nell’Unione europea. Le possibilità ci sono, è sembrato voler dire Salvini, ma occorre sostenerle con i fatti.

I SEGNALI PER L’AEROSPAZIO E DIFESA

L’obiettivo è stato spiegato chiaramente dal ministro dell’Interno: “L’Italia vuole tornare a essere primo partner nel continente europeo per la più grande democrazia occidentale”, non solo per i rapporti economici, ma per una “comune visione del mondo e dei valori”. Tra i temi su cui costruire questo ruolo c’è anche “la difesa”, nonché “la protezione dell’industria nazionale”, con un richiamo al supporto del comparto che si somma alle richieste già pervenute da diversi rappresentanti industriali. Segnali positivi in tal senso sono arrivati negli ultimi giorni. Il Mise di Luigi Di Maio ha sbloccato 7,2 miliardi di euro per i programmi militari. In più, mentre Salvini è a Washington, il premier Giuseppe Conte è volato alla volta di Parigi per partecipare alla giornata d’apertura del salone aerospaziale di Le Bourget, ed è la prima volta per un presidente del Consiglio italiano.

RISPETTO ALL’ASSE FRANCO-TEDESCO

D’altronde, il tema del rapporto con gli Stati Uniti è legato ai dossier europei. Con Pompeo e Pence, Salvini ha detto che “ragionerà dei problemi che sta vivendo l’Unione europea”, spiegando che l’Italia “non si accontenta più delle briciole” lasciata dall’asse “Parigi-Berlino-Bruxelles”. Sul fronte della Difesa, questo rapporto ambizioso tra francesi e tedeschi è evidente nel caccia del futuro, su cui i due Paesi hanno deciso di procedere insieme senza ammettere altri protagonisti (almeno nella fase più rilevante, in cui si decidono partecipazioni e ritorni). Così, se Conte è a Parigi per smarcarsi dalle ambizioni di Parigi e Berlino e dimostrare attenzione al comparto nazionale, Salvini è a Washington per consolidare la sponda statunitense.

“FARE CHIAREZZA”

L’obiettivo con il partner americano è dunque “fare chiarezza su alcuni dossier”, soprattutto rispetto a indecisioni italiane che negli scorsi mesi hanno turbato l’alleato. Tra queste, Salvini ribadirà che “investire in ricerca e in difesa è fondamentale per l’Italia, e quindi non ci può essere un governo che rallenta o addirittura indietreggia negli accordi presi”. Difatti, ha spiegato, “se vogliamo competere a livello mondiale nella ricerca e nella tecnologia, gli strumenti di difesa sono fondamentali, a meno che non vogliamo dipendere da altri, cinesi o non cinesi”.

LA VALUTAZIONE ITALIANA

Il dossier F-35 è tra quelli prioritari per recuperare terreno con gli Stati Uniti, anche perché confermare gli impegni presi significa prima di tutto rispondere alla esigenze delle Forze armate per un assetto ritenuto indispensabile al futuro delle capacità aeree nazionali. Circa un anno fa, nell’incontro alla Casa Bianca, il premier Conte era sembrato voler rassicurare il presidente Trump sui piani del nuovo governo, parlando di una “valutazione curata e ponderata” e di “trasparenza con il partner americano”. Dal dicastero della Difesa, promotore della “valutazione tecnica”, il dossier è poi passato nelle mani del premier, senza tuttavia chiare notizie sull’esito dello studio.

I PIANI ITALIANI

Sull’avanzamento del programma nazionale, un paio di settimane fa, aveva parlato il ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Il dicastero, aveva spiegato, “ha autorizzato a procedere al completamento della prima fase del programma, che vedrà la costruzione e consegna di 28 velivoli entro il 2022”, derivanti proprio dai lotti 12, 14 e 14. Gli F-35 “finora consegnati sono 13, i cui contratti sono stati completamente finanziati come da richieste del Joint Program Office”, aveva assicurato la Trenta, pur tornando anche sulla “valutazione tecnica” da lei annunciata in merito al futuro della partecipazione italiana. “Sento il dovere di puntualizzare – aveva detto – che le decisioni sul futuro del programma non possono, alla luce delle implicazioni di carattere strategico e internazionale, industriali e occupazionali, essere demandate al solo ministero della Difesa; reputo necessaria al riguardo una valutazione corale che consenta all’esecutivo di sostenere con coerenza una posizione rappresentativa di un impegno che nei fatti è di lungo termine”.

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