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Tra il salvataggio di Matteo Salvini con il voto al Senato e la strage di bambini sfiorata nel milanese per colpa di un senegalese con cittadinanza italiana, la polemica era rimasta sotto traccia, ma ora rischia di esplodere facendo parecchio rumore nel Pd in via di ricostruzione e, di riflesso, nella politica tutta. Matteo Renzi, infatti, è entrato di botto nel dibattito sull’immigrazione dando ragione a quanto scritto una decina di giorni prima da Matteo Orfini: stracciare gli accordi con la Libia e ricominciare con una missione nel Mediterraneo come fu Mare Nostrum.

Vanno ricordati alcuni elementi: Orfini da presidente del Partito democratico non ha mai condiviso certe scelte; Renzi da presidente del Consiglio quelle scelte le aveva condivise per il semplice motivo che Marco Minniti era il suo sottosegretario alla presidenza con delega all’intelligence; Minniti già con quell’incarico, e non solo come ministro dell’Interno del governo Gentiloni, aveva in mano il dossier libico. Riassumendo: Renzi butta nel cestino quanto fatto da Minniti che pure è stato il primo a mettere un freno agli sbarchi e a stilare un codice di comportamento per le Ong impegnate nei salvataggi, costringendole a ridurli al minimo.

Il caso vuole che, all’indomani della sua enews settimanale nella quale Renzi scrive di condividere totalmente quanto scritto da Orfini il 10 marzo su Left Wing, Minniti in un’intervista alla Stampa abbia colto l’occasione della strage sfiorata nel milanese per invitare alla cautela nel trattare temi come le migrazioni e a fermare la propaganda fine a se stessa, altrimenti c’è il rischio di guerre di religione. Posizione condivisa dal nuovo presidente del Pd ed ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che fu anche ministro degli Esteri di Renzi.

Orfini è coerente nella sua posizione e non usa giri di parole: quella strategia è fallita, la Libia è terra di nessuno e continuare a sostenere la guardia costiera libica “significa semplicemente legittimare uno status quo inaccettabile”. La nuova strategia secondo lui dovrebbe essere quella di restituire all’Italia e all’Europa il compito di salvare vite come fu con Mare Nostrum (finita perché costava quasi 9 milioni di euro al mese sul bilancio della Difesa e sostituita dall’allora missione Triton dell’agenzia Frontex, oggi Themis): dunque, scrive Orfini, serve una missione come quella da sostenere con i fondi che si usano per la gestione dei flussi migratori.

In sostanza, oggi che gli sbarchi sono azzerati si dovrebbe rimandare navi militari nei pressi della Libia rilanciando indirettamente il traffico di esseri umani. Questa è la posizione che Renzi condivide totalmente ed è un primo granello di sabbia nel meccanismo che Nicola Zingaretti sta tentando di avviare nel “suo” Pd. Nessuno aveva creduto alle rassicurazioni di Renzi sull’unità del partito, forse nessuno immaginava che per creare scompiglio distruggesse quanto fatto da Minniti, del quale soffriva il successo. In attesa di capire quale posizione prenderà Zingaretti, c’è una persona che segue da lontano il dibattito e sorride: si chiama Matteo Salvini.

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