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La mitigazione dei cambiamenti climatici e l’implementazione di modelli di economia circolare sono centrali nella visione industriale del comparto italiano del cemento e del calcestruzzo, rappresentato da Federbeton l’associazione dei produttori di cemento. L’incontro svoltosi questa mattina a Roma  presso il Senato Il contributo di cemento e calcestruzzo all’economia circolare  – promosso da Federbeton in collaborazione con il Circular Economy Network della Fondazione Sviluppo Sostenibile, presieduta da Edo Ronchi – vuole essere l’occasione per discutere dell’impegno delle imprese della filiera nella riduzione dell’impronta ambientale e soprattutto per convergere verso quel potenziale di recupero di materia e di energia che il comparto può esprimere ancora più ampiamente.

“Le istanze ambientali giustamente presenti nella sensibilità dei cittadini e negli obiettivi fissati dai decisori pubblici nazionali e internazionali disegnano una sfida condivisa, da tempo, dalla nostra filiera. Grazie alle tecnologie disponibili e agli investimenti messi in campo dalle imprese, siamo in grado di migliorare ulteriormente la nostra sostenibilità ambientale. Gli obiettivi che ci poniamo sono, però, raggiungibili solo se condivisi dall’intera catena del valore del mercato delle costruzioni e a patto che il quadro normativo e il consenso sui territori concorrano in maniera sinergica a questa prospettiva”, ha spiegato il presidente di Federbeton Roberto Callieri.

I DATI DEL CEMENTO

L’investimento delle imprese del cemento oggi ammontano a 87,5 milioni : l’investimento delle imprese, nel triennio 2015-2017, in tecnologie innovative volte al reimpiego di materiali di recupero nel ciclo produttivo del cemento. 7,4% il  tasso di impiego delle materie prime residuali, utilizzate nel processo produttivo al posto delle risorse naturali, nel 2017 (in Europa la media è del 4,4%). 360 mila le tonnellate di combustibili derivanti dal trattamento dei residui di produzione, impiegati nel processo produttivo del cemento e sottratti alla discarica, nel 2017 mentre ammonta a 17,3% la percentuale di combustibili alternativi impiegati nel 2017, sul totale di quelli necessari alla produzione di cemento, a fronte di una sostituzione calorica media in Europa pari al 44%. Malgrado la capacità tecnologica delle imprese italiane di allinearsi a questa soglia, il nostro Paese sconta la presenza di una normativa poco lineare, la frammentazione delle competenze e la diffidenza delle comunità locali.

E DEL CALCESTRUZZO

15 milioni: le tonnellate di rifiuti da demolizione e costruzione di calcestruzzo – pari a circa il 10% di tutti i rifiuti speciali prodotti annualmente in Italia (quelli da demolizione e costruzione ne sono una parte) – che sarebbero potenzialmente utilizzabili nel ciclo produttivo del calcestruzzo, sottraendole alla discarica. La stima è stata realizzata sulla base della produzione annua 2018, pari a 27 milioni di metri cubi.

LE PROPOSTE DI FEDERBETON

Nei bandi pubblici, nonostante sia previsto l’obbligo di introdurre almeno il 5% di materia riciclata nei componenti per le costruzioni, la diffusione delle buone pratiche di riciclo incontrano numerosi ostacoli di natura burocratica, culturale e normativa. Le tecniche di micro-demolizione diffuse in Italia, ad esempio, provocano la contaminazione del calcestruzzo con vetro, mattoni o intonaci, rendendolo di fatto non più riciclabile. Federbeton propone 5 possibili soluzioni verso un maggiore utilizzo di aggregati riciclati.

• Implementare la demolizione selettiva, come modalità di separazione delle frazioni riciclabili.
• Introdurre meccanismi premiali, da parte delle committenze pubbliche. Il Comune di Bologna, ad esempio, premia in termini volumetrici i progetti che prevedono l’uso di materiali riciclati.
• Regolare in maniera più chiara i criteri per i quali un rifiuto inerte cessa di essere tale. È importante venga emanata in tempi rapidi la bozza di decreto End of Waste sui rifiuti inerti, ancora all’esame del Ministero Ambiente;
• Formare e sensibilizzare i progettisti alla prescrizione e all’uso dei materiali riciclati;
• Valorizzare il ruolo della filiera del cemento e del calcestruzzo nel ciclo dei rifiuti, in quanto comparto capace di riutilizzare gli scarti di produzione e i rifiuti da raccolta differenziata nel proprio ciclo produttivo.

Cinque proposte per salvare il cemento italiano

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