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Arriveranno nuove risorse per l’ammodernamento dello strumento militare. Parola del ministro Elisabetta Trenta, intervenuta oggi al question time della Camera per rispondere a una interrogazione “sugli indirizzi politici nel settore della Difesa e a tutela dell’immagine e della professionalità dei militari italiani”, presentata in aula dal deputato di Fratelli d’Italia Salvatore Deidda. La risposta segue una settimana difficile per la titolare di palazzo Baracchini, tra lo strappo (poi ricucito) con il sottosegretario M5S Angelo Tofalo e le polemiche relative al 2 giugno, condite dalla rinuncia di quattro autorevoli generali a partecipare alla parata su via dei Fori imperiali in dissenso rispetto alla gestione della difesa da parte dell’esecutivo.

CRITICHE INFONDATE

Proprio da qui è ripartita la Trenta, giunta a Montecitorio dopo la visita odierna in Montenegro in occasione della celebrazione del secondo anniversario dall’ingresso del Paese nella Nato. “Molteplici attestazioni di stima arrivate a livello istituzionale e dai cittadini, nonché lo stesso svolgimento delle celebrazioni della Festa della Repubblica dimostrano l’assoluta infondatezza delle critiche riportate dagli interroganti”, ha detto aprendo il suo intervento. Quanto alla presunta assenza di fondi per il personale, ha aggiunto, “sono stati avviati contatti diretti con i ministeri dell’Interno e della Funzione pubblica per dare avvio alla concertazione già finanziata con l’attuale legge di bilancio”.

IL TEMA DEL BUDGET

Da qui, lo spinoso tema dei fondi per la Difesa. Secondo quanto indicato dall’ultimo Documento programmatico pluriennale (Dpp 2018-2020), il budget destinato al dicastero per l’anno in corso è passato dai precedenti 20,9 miliardi a 21. Le critiche hanno però riguardato il bilanciamento di tali fondi. La parte Investimenti copre infatti meno del 17% della funzione Difesa (13,8 miliardi in totale). Il 10% è rappresentato dall’Esercizio (fondamentale per manutenzione e addestramento), mentre il 73% spetta al Personale. Altre risorse arrivano però dal Mise e dal Fondo per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, istituito con la legge di Bilancio per il 2017 ( articolo 1, comma 140) e rifinanziato nel 2018 per 36,1 miliardi complessivi in sedici anni. Da tale Fondo, si leggeva sulla legge di bilancio, “le spese militari sono ridotte di 60 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2019 e di ulteriori 531 milioni di euro nel periodo dal 2019 al 2031”. A ciò si aggiungono poi gli accantonamenti previsti nella finanziaria per i fondi del Mise, da tempo rilevantissimo contributore per i programmi di ammodernamento dello strumento militare.

I FONDI IN ARRIVO

“In merito all’asserita diminuzione dei finanziamenti per il dicastero – ha spiegato la Trenta in aula – va sottolineato come le assegnazioni previste dal comma 95 della legge di bilancio 2019 consolidano una dotazione addizionale pari a 5,8 miliardi di euro, cui si aggiungono oltre 3,4 miliardi provenienti dalla risorse del ministero dello Sviluppo economico destinate al sostegno dei programmi della Difesa”. Si tratta, ha rimarcato, di “un totale di oltre 9,2 miliardi di euro, superiori al 20% della consistenza complessiva del Fondo investimenti, pienamente in linea con le assegnazioni dei precedenti esercizi finanziari, a testimonianza dell’attenzione che il dicastero continua a ricevere da parte dell’esecutivo”.

VERSO IL NUOVO DPP

A dire dove saranno indirizzate le risorse sarà il prossimo Dpp 2019-2022, ancora in fase di redazione, come ha detto lo stesso ministro Trenta. In ogni caso, la titolare di palazzo Baracchini ha anticipato alcuni focus del Documento. “Le risorse saranno destinate all’ammodernamento dello strumento militare, al mantenimento dell’operatività dei mezzi, alla razionalizzazione infrastrutturale, alla prosecuzione delle bonifiche ambientali, alla ricerca tecnologica, al potenziamento del dominio cibernetico e al sostegno dei programmi da sviluppare in seno alla cooperazione strutturata permanente europea (Pesco)”.

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