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Non è un ritorno al clima di Mani Pulite, o almeno è troppo presto per dirlo. Però la questione morale è tornata al centro della campagna elettorale. Il sottosegretario Armando Siri è stato appena revocato dal governo. E c’è l’inchiesta della Dda milanese che ha portato a 43 ordinanze di custodia cautelare fra Lombardia e Piemonte, compresi gli arresti del candidato di FI alle europee Pietro Tatarella e l’iscrizione nel registro degli indagati per abuso di ufficio del governatore leghista della Lombardia Attilio Fontana.

“I Cinque Stelle hanno scelto un tema su cui sanno di poter mettere in difficoltà Salvini – spiega ai nostri microfoni Massimo Franco, saggista, editorialista e a lungo inviato politico del Corriere della Sera, in libreria con la sua ultima fatica sul Divo, “C’era una volta Andreotti. Ritratto di un’uomo, di un’epoca e di un Paese” (Solferino). “Stanno facendo capire alla Lega che è finita la fase dell’atteggiamento benevolo durata un anno”. Niente complottismi sulle tempistiche, ci tiene a precisare, “questa storia della giustizia ad orologeria non mi convince”. Anche perché se è vero che il terremoto lombardo ravviva l’elettorato dei Cinque Stelle, gli effetti sulle intenzioni di voto alle europee non sono stimabili, “una parte dell’elettorato italiano è assuefatta alle inchieste”.

La legalità è un vecchio cavallo di battaglia che dà un po’ di ossigeno ai pentastellati dopo mesi spesi a incassare le stilettate leghiste. Una bella grana per Matteo Salvini. “Non è all’angolo ma sicuramente è in difficoltà – dice Franco – il Movimento ha trovato un argomento su cui la Lega è costretta a giocare in difesa”. Nulla è lasciato al caso, “è una strategia studiata a tavolino, una vecchia bandiera che torna utile per le europee”. Ma è anche un’arma a doppio taglio: “cosa succederebbe se dovesse emergere qualcosa a carico di un esponente Cinque Stelle?”.

Massimo Franco, qui con Paola Severino
Massimo Franco, qui con Paola Severino

È la stessa domanda che fa da sfondo al caso Siri, oggi affrontato di petto dal premier Giuseppe Conte in un tesissimo Consiglio dei ministri. Anche qui i Cinque Stelle hanno vinto su tutta la linea, spiega la firma del Corriere. “È difficile che la Lega ne esca in modo indolore, non può continuare a tenere la barra dritta. Siri è stato dimissionato da Conte, come era previsto. E a Salvini non conviene rompere adesso, non importa cosa dicono i sondaggi, la rotta di collisione sul caso Siri avrebbe avuto un prezzo troppo alto”.

La resa dei conti è solo rimandata, il clima in casa gialloverde parla da sé. Eloquenti, nota Franco, “gli attacchi dei Cinque Stelle contro la Lega nelle ultime settimane sul sovranismo e gli alleati di Salvini in Europa accusati di essere contro l’interesse nazionale italiano”. A questi fanno eco in casa le critiche all’estrema destra che spalleggia il mondo leghista, il caso del libro-intervista di Salvini con la casa editrice di CasaPound Altaforte è l’ultimo di una lunga serie. Su questo banco il Movimento di Luigi Di Maio può trovare un’intesa con la sinistra dem? “Ne dubito, vedo semmai una crescente competizione con quell’area politica – è la risposta di Franco – Zingaretti ha tolto ai Cinque Stelle l’alibi del renzismo ridimensionando la loro posizione di rendita a sinistra, ora i pentastellati cercano di coprire quel campo perché sanno che una parte del loro elettorato potrebbe tornare al Pd”.

questione morale

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Non è un ritorno al clima di Mani Pulite, o almeno è troppo presto per dirlo. Però la questione morale è tornata al centro della campagna elettorale. Il sottosegretario Armando Siri è stato appena revocato dal governo. E c'è l’inchiesta della Dda milanese che ha portato a 43 ordinanze di custodia cautelare fra Lombardia e Piemonte, compresi gli arresti del…

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