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Il settarismo, l’estremismo, il terrorismo. Nonostante la spaventosa ondata di omicidi nello Sri Lanka, è sorprendente che così tanti discorsi europei sulla violenza religiosa tendono a considerare tali attività – e le ideologie di odio ad esse associate – come appartenenti ad altri Paesi: Medio Oriente, Asia, Africa. Tuttavia, esse rimangono una caratteristica del panorama politico europeo. Certamente, la potenza e la frequenza di tali forme di violenza si è ridotta negli ultimi anni. Ma non è stata completamente sradicata. L’assassinio della giornalista Lyra McKee nell’Irlanda del Nord ricorda con forza che la guerra dell’Europa contro il terrorismo non è ancora finita. Il 18 aprile, il cosiddetto New Irish Republican Army (New Irish Republican Army, composto da cellule scheggia del Real Ira, che a sua volta aveva raccolto le armi abbandonate dall’Ira originale nell’ambito degli accordi del Venerdì Santo del 1998) ha ucciso la giornalista McKee.

I leader del gruppo hanno espresso le loro condoglianze e si sono scusati per la morte della donna, qualificandola come un incidente. Ma, in ogni caso, qualsiasi atto terroristico o evento a questo associato non può essere mai definito accidentale ma solo una conseguenza involontaria.

La violenza scoppiata a Creggan (una zona prevalentemente cattolica di Londonderry/Derry) è stata deliberata. Le operazioni di polizia per interdire i nascondigli di armi dei repubblicani militanti e per prevenire un attacco incombente (per commemorare la ribellione del 1916 a Dublino, nota come “Easter Rising”) sono state accolte da giovani organizzati e armati. È scoppiata una sommossa e più di cinquanta bombe a benzina sono state posizionate, prendendo di mira i veicoli e personale della polizia. E poi c’è stato il colpo fatale. Un uomo armato ha estratto la pistola, puntato e sparato. E Lyra McKee è morta.

Questa esplosione di violenza non è qualcosa di totalmente nuovo, ma è comunque un richiamo al delicato equilibrio che deve essere preservato in Irlanda. La situazione sta infatti diventando sempre più difficile, dato che la Brexit si trascina e le domande fondamentali su cosa questo significhi per il confine irlandese rimangono senza risposta. Il New Ira sembra riflettere il paradosso che sta al confine tra la Brexit e la risposta cruda e settaria dei terroristi. Stanno manipolando le paure dell’opinione pubblica e cercano di legittimare il terrorismo come espressione politica.

Che si riferisca al New Ira, alle furie dell’Isis, all’assassinio di massa a Christchurch, al terrorismo del corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche iraniane intorno alla regione (e non solo), la risposta internazionale dovrebbe essere la stessa: un rifiuto totale della tattica messa in atto e di coloro che la utilizzano. La selettività non è un’opzione. Per le migliaia di morti e le decine di migliaia di feriti in nome di ideali ambigui e di nobili obiettivi politici e religiosi, è veramente giunto il momento di chiudere il cerchio.

Venire a patti con la storia non è un compito facile, richiede tempo, impegno e volontà. Purtroppo, troppe persone preferirebbero chiudere le porte al cambiamento, aggrappandosi a interpretazioni parziali della storia – siano esse piene di gloria e potere o di tragedia e repressione – piuttosto che abbracciare un futuro in cui la storia risiede nei libri e la cultura riflette la nostra voglia conoscenza e di contaminazione tra culture diverse. Se la morte di Lyra McKee riuscisse a riaccendere e rafforzare gli accordi del Venerdì Santo e scatenasse un’indignazione pubblica tale da colmare le lacune e sostituire la violenza con il dialogo, la morte della giovane giornalista non sarebbe stata vana.

new ira

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