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C’è una frase pronunciata in queste settimane di campagna elettorale, tanto in Baviera quanto in Assia, che offre la cifra di cosa stia cambiando in Germania: “Non è in crisi solo un partito o un’idea, ma un metodo: il metodo Merkel”. E così le regionali in Assia confermano il peggior trend della Cdu da mezzo secolo a questa parte con un calo vistoso, fino al 27% uscito dalle urne di ieri. Male anche i socialdemocratici raggiunti dai sorprendenti Verdi, che si candidano così a diventare new player della politica teutonica. Cresce ancora Afd. Intanto, Merkel ha annunciato che non si ricandiderà per la presidenza della Cdu.

QUI ASSIA

Seconda battuta di arresto in due settimane per Merkel dopo il crollo in Baviera: la Cdu al 27% fa segnare il peggior risultato dal 1966. La sopresa ha il colore verde della speranza: i ragazzi terribili di Bündnis 90/Die Grünen sono secondi con quasi il 20% e alla pari con la Spd che invece come in un gioco dell’oca tocca il minimo storico. Afd cresce ancora: dal 10 bavarese al 13,1% in Assia, ed è presente così in tutti i parlamenti. Liberali al 7,5%.

Il frontman dei Verdi in Assia, Tarek Al-Wazir, è reduce da un quinquennio di governo assieme all’uomo della canceliera, Volker Bouffier, capace di evitare un naufragio ben peggiore. Ma un lustro fa le condizioni erano differenti da qulle odierne: lo dimosra il fatto che il principale candidato della Spd, Thorsten Schäfer-Gümbel, ieri era sostanzialmente più vicino ad Al-Wazir di quanto non lo sia oggi nonostante la stessa percentuale incassata. Il perché è presto detto: si sta progressivamente passando da una potenziale alleanza di sinistra alla sostituzione netta di Spd con appunto i Verdi, che giocano ormai una partita ben più ampia rispetto ai due ricchissimi land.

Il leader Robert Habeck è stato da subito scettico riguardo a un’alleanza giamaicana e punta ad un cambio anche di policies, come lo stop all’espansione dell’eolico. Il parlamento statale dell’Assia, dove si trova quella Francoforte “capitale finanziaria”, avrà in futuro 137 delegati a causa di alcuni casi di compensazione. Cdu e i Verdi possono raggiungere la maggioranza di 69 seggi e quindi potrebbero continuare la loro alleanza di governo, e in quel caso ci saranno dei piani programmatici e amministrativi diversi. Altre due ipotesi possibili sono la cosiddetta coalizione giamaicana (con Cdu, Verdi e Fdp) e quella meno probabile del semaforo (con Spd, Verdi e Fdp).

GLI SCONFITTI

Una migrazione di voti chirurgica e decisiva: la Cdu ha perso circa 200mila elettori, finiti al 60% ai Verdi e al 40% ad Afd. Mentre la Spd cede i suoi 100mila ai Verdi, con un piccolo spicchio (38mila) ad Afd. Nessuna scusa dinanzi al trend in picchiata, è il mantra che circola tra i merkeliani. Come fatto dal segretario generale del partito, Annegret Kramp-Karrenbauer, che sceglie un commento che sa di ammissione di colpevolezza quando dice che la GroKo deve “fare meglio”.

Una stoccata anche ai partner socialdemocratici che continuano a pagare lo scotto nazionale. La leader Andrea Nahles si rifugia nel governo uscente che non sarebbe stato “accettabile”, ma ha la base dichiaratamente contro e quindi forse potrebbe essere proprio lei la prima a doversi fare da parte.

Intanto per spostare il cono di attenzione mediatica propone una sorta di fase due per la GroKo, lanciando l’idea di una “tabella di marcia” (che sa di nuovo programma di governo) per limitare altre perdite. Aggiungendo la cosiddetta clausola di revisione a metà della legislatura. Ma non è certo quanto possa essere sufficiente a fermare un processo politico ormai avviato.

QUI GROKO

Al di là del futuro governo in Assia, è a Berlino che si attendono sviluppi. L’attuale GroKo con Cdu, Spd e Csu è messa a repentaglio da questo ottobre elettorale? Ecco la domanda di fondo che, non solo in Germania, tutti si fanno. In parallelo, crescerà (questa volta a dismisura) il dibattito interno alla Cdu sulla futura leadership, con già tre nomi che aspirano a prendere il posto di Angela Merkel.

A corredo dello schema futuro di governo ecco il vero punto di domanda: il ruolo di Angela Merkel che fino ad oggi è stata non solo il dominus della politica nazionale e continentale, ma anche regista dei tentativi fatti con grande sforzo verso l’ipotesi Giamaica (sotto le pressioni del genero di Wolfgang Schaeuble, Thomas Strobl, attualmente una figura di peso della Cdu nella parte sud ovest) poi tramutatasi in classica GroKo. Ma che ha portato in grembo lo scivolamento della Cdu su temi prettamente di sinistra come le polcies di accoglienza-migranti e l’apertura ai atrimoni gay.

Il quotidiano Welt si spinge a decretare finita l’era Merkel, mentre il foglio economico Handelsblatt osserva che Cdu e Spd “non sono più partiti politici” e solo uno zoccolo duro composto da un elettorato anziano salva i due dalla debacle elettorale.

twitter@FDepalo

assia messori

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