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La Russia si prepara a una nuova stretta sul web, che però potrebbe dare luogo a nuove proteste contro il premier Putin, già in calo dei consensi a causa della riforma delle pensioni. O almeno è quello a cui aspirano migliaia di oppositori che domenica scorsa si sono riversati per le strade di Mosca per dire il loro no alla nuova legge sulle fake news.

Il provvedimento è stato votato oggi dal Consiglio federale, la camera alta del parlamento russo, con la maggioranza schiacciante di 149 a 3, dopo che, lo scorso 7 marzo, aveva ricevuto l’approvazione della Duma per 322 voti a favore e appena 78 contrari. Ora manca solo la firma del presidente, Vladimir Putin.

La legge si propone di disincentivare la diffusione di fake news, arrivando anche a chiudere i siti che le pubblicano, nel caso in cui questi, dopo un richiamo formale, si rifiutino di rimuovere i contenuti incriminati. Il testo prevede anche delle multe, che possono arrivare a 100 mila rubli (circa 1350 euro) per i privati, 200 mila (2700 euro) per i dirigenti pubblici e 500 mila (circa 6800 euro) per le società. Il timore di molti, è che con il pretesto delle fake news si mettano a tacere le voci di dissenso.

La norma, infatti, andrebbe a colpire quelle realtà editoriali che ancora, pur in mezzo a mille difficoltà e a volte solo in parte, riescono a diffondere un’informazione alternativa a quella, preponderante nel Paese, controllata direttamente o indirettamente dal Cremlino e che lascia sempre meno spazio alle voci fuori dal coro, ma anche alla presenza straniera. Una legge approvata nel 2014, infatti, ha limitato al 20% entro il 2017 la proprietà non russa dei media nazionali.

Nonostante il controllo sempre più serrato del flusso delle notizie e il consenso, seppure in calo, di cui gode ancora nel Paese, questa volta il presidente russo potrebbe avere qualche problema. Domenica scorsa a Mosca sono scese in piazza oltre 15 mila persone per protestare contro la legge che mette il bavaglio al web. Una cifra, all’apparenza non particolarmente significativa, se si conta che la capitale conta almeno 14 milioni di abitanti, ma che diventa degna di nota se si considera che è stata organizzata unicamente con Telegram, raggiungendo circa 12 mila utenti.

Un particolare che evidenzia come per chi detiene il potere in Russia i social network e il web stiano diventando un problema, nonostante tutti i divieti che si possano creare. Non è un caso che quasi tutti i giornalisti più esposti e gli oppositori utilizzano un proprio canale su youtube per fare informazione.

C’è poi chi ha chiesto rifugio altrove. Le repubbliche baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania, sono da tempo un safe heaven per i dissidenti che vogliono fare sentire la loro voce contro il Cremlino. È il caso di alcuni reporter del quotidiano Novaya Gazeta, che sono scappati a Vilnius e che adesso sono impegnati in testate giornalistiche locali o hanno fondato media indipendenti per potere continuare a fare informazione con più libertà. Il più famoso di questi è Meduza, une delle voci più importanti del giornalismo investigativo. La sua redazione è scappata da Mosca, dove lavorava al sito Lenta, dopo che il direttore ha perso il posto a causa della censura.

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