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In un’intervista al Washington Post, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha detto che sta aspettando un “report completo” di quello che è successo domenica scorsa nel Mar d’Azov – dove le navi della marina russa hanno attaccato e sequestrato tre imbarcazioni militari ucraine – perché sula base delle informazioni che riceverà potrebbe anche decidere di far saltare il meeting con il suo omologo Vladimir Putin, programmato in una seduta a latere del G20 che tra tre giorni partirà in Argentina.

“Sarà molto determinante”, ha detto Trump a proposito del briefing che nelle prossime ore riceverà da Pentagono e intelligence, “non voglio certe aggressioni, non mi piace affatto quell’aggressività”. Il concetto lo aveva messo in chiaro già la rappresentate americana all’Onu, Nikki Haley, che il giorno dopo l’attacco russo nel bacino che sta diventando il cuore dello scontro tra Mosca e Kiev, aveva spiegato che è vero che il Prez vuole un avvicinamento alla Russia e una riqualificazione di Putin, ma allo stesso tempo detesta quel genere di comportamenti, e la Casa Bianca è quello che “sta cercando di far capire” al Cremlino.

Durante la campagna elettorale delle presidenziali di due anni fa, Trump criticò apertamente Barack Obama per non aver interrotto del tutto i rapporti con Putin dopo l’annessione crimeana e l’esplosione del conflitto nel Donbass – era in televisione su Fox News, intervistato da Sean Hannity, uno tra i più trumpiani degli anchorman americani – ma ora si trova davanti allo stesso dilemma: che fare? La situazione è piuttosto seria: l’Ucraina ha proclamato la legge marziale, cosa mai successa finora (nonostante Crimea e Donbas) perché quello che è successo il 25 novembre è stato un attacco militare russo, compiuto da mezzi che portavano la bandiera della Federazione russa, contro unità ucraine – finora, invece, Mosca aveva ufficialmente negato coinvolgimenti negli scontri armati con l’Ucraina.

Quella sul WaPo è stata la prima uscita pubblica di Trump a proposito della vicenda di tre giorni fa a cavallo dello Stretto di Kerč (imbuto che chiude il Mar d’Azov verso il Mar Nero), e come ha spiegato sulla Cnn Alina Polyakova, esperta russa della Brookings Institution, “la reticenza del presidente in vista dell’incontro con Putin è fuorviante [e potrebbe segnalare] una debolezza del presidente, che, dal punto di vista russo, è la cosa migliore che possano sperare”.

L’amministrazione Trump pensa che l’incontro sia necessario, lo vede come una continuazione a distanza del vertice bilaterale di Helsinki (il faccia a faccia di luglio), come ha spiegato ieri il consigliere per la Sicurezza nazionale, John Bolton, ai giornalisti. Però, alla domanda se l’Ucraina fosse stata tra gli argomenti sul tavolo, Bolton (che di questi vertici è organizzatore) ha glissato, dicendo che comunque la posizione della Casa Bianca è la stessa espressa da Haley.

Per capire come a Mosca stiano vivendo la situazione: l’ambasciatrice onusiana americana è stata presa in giro sulla tv di stato russa Russia-24, perché, diceva uno di conduttori dei programmi all-news del Cremlino, “deve avere una connessione instabile con il Ponte del Capitano, dal momento che il titolare della Casa Bianca non ha incolpato la Russia” per quel che è successo a Kerč.

Trump sta proteggendo l’incontro con Putin – che arriva in un momento molto delicato dei rapporti tra i due paesi, con gli americani che hanno alzato il regime sanzionatorio e annunciato ulteriori potenziali incrementi – e per questo non si è sbilanciato personalmente sul dossier Ucraina (Regno Unito, Francia, Germania, Canada hanno diffuso dichiarazioni di condanna alla Russia e sottolineato il silenzio della Casa Bianca). È una posizione che dovrebbe privilegiare la questione strategica del rapporto in sé, e l’annuncio al WaPo è comunque un messaggio che Mosca dovrebbe recepire. L’idea del presidente americano è di mantenere un contatto con Mosca, per evitare anche che situazioni come quella ucraina, o quella siriana, sfuggano del tutto dai temi di dialogo, spiegano fonti diplomatiche.

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