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I gruppi radicali islamici come Isis e Hezbollah – nonostante rappresentino sette diverse – condividono l’obiettivo di stabilire sistemi teocratici di governo secondo letture distorte dei testi religiosi. Causano sofferenza alle popolazioni civili come fosse una questione politica e sono a loro agio con il terrorismo, l’omicidio e la distruzione di beni, indipendentemente dal loro significato storico. E spesso trovano sostegno dall’estero.

Hezbollah gode del sostegno pubblico e apologetico dell’Iran, che utilizza il gruppo per generare instabilità in Medio Oriente e, a volte, in Europa. Hezbollah gode anche dell’assurda distinzione tra le sue fazioni politiche e militari, tanto che molti europei hanno vietato solo quest’ultima, consentendo però a Hezbollah di mantenere aperti i canali di raccolta fondi. In alternativa, l’Isis è un gruppo marginale non sostenuto dagli Stati arabi, ma che si basa su una serie di singoli donatori e imprese criminali. Inoltre, sempre l’Isis, offre un califfato, mentre Hezbollah un imamato. Ed è un pericoloso errore trattare entrambi – e i loro alleati organizzativi – in modo diverso.

Per chi ha a cuore la stabilità, è tempo di affrontare la violenza religiosa e il terrorismo come un problema singolo invece che attraverso calcoli geopolitici. Le milizie sostenute dall’Iran non sono diverse dall’Isis. Occorre una vera e propria strategia politica per combattere il terrorismo, isolando le sue fonti di ispirazione, finanziamento e legittimità religiosa – e abbattendo l’estremismo in Medio Oriente e riducendone l’emergere in Europa. Ma farlo significa rompere il ciclo dei sistemi europei di politicizzazione in cui i gruppi di pressione generano politiche europee invece che interessi europei.

E gli interessi europei stanno cambiando. Da un’accurata analisi degli impegni economici, l’Europa è sempre più interessata agli sviluppi politici nel tentativo di comprendere e orientarsi tra le tendenze regionali e transregionali. Ma non può farlo da sola. Ha bisogno di alleati nella regione, alleati che parlano arabo, comprendono le sfumature della cultura islamica e possano dare un senso al gergo parlato nelle strade. L’Europa ha bisogno di ancoraggi di stabilità per combattere efficacemente il terrorismo.

Trentasette anni di lotta contro uno stato islamico radicalizzato (la Repubblica Islamica dell’Iran) ha insegnato al Bahrain molte cose sui suoi avversari, sui suoi amici e su se stesso. Il fatto che, fin dall’inizio della rivoluzione islamica, l’Iran abbia iniziato una campagna di sovversione, terrorismo e insurrezione in tutto il Medio Oriente – concentrandosi su una manciata di punti strategici, come appunto il Bahrein – non ha sorpreso, e molti avevano lanciato l’allarme sulle intenzioni iraniane almeno dal 1978, quando è iniziata la rivoluzione.

La prima lezione del Bahrein è stata che nelle guerre di terrorismo, tutto è possibile. Non c’erano limiti a ciò che l’Iran avrebbe fatto per minare la coesione e la stabilità nazionale del Paese. La Repubblica islamica incitò alla violenza nelle trasmissione radio e inviò unità Hezbollah per addestrare le cellule terroristiche locali (Hezbollah, Saraya Al Ashtar e Sacred Defence Bahrain) e un’organizzazione politica che fungesse da intermediario con i Dawa islamici (proibiti e successivamente ribattezzati come al Wefaq). L’Iran ha persino nominato membri del suo parlamento come “rappresentanti” del Bahrein e attraverso di loro ha finanziato gruppi anti-Bahrein in Europa. Ha condotto un’intifada e una serie di attacchi terroristici contro il governo, l’economia e la società del Bahrein.

Con un avversario senza esclusione di colpi, unito ad uno squilibrio intimidatorio del potere – i 550 mila cittadini del Bahrein rappresentano meno dell’1% della popolazione iraniana di 87 milioni di abitanti – il Bahrein ha appreso che l’alleanza non è un lusso ma una necessità. E così ha incoraggiato la formazione del Gulf Cooperation Council (Gcc) per mettere insieme intelligence, risorse militari ed economiche a sostegno degli interessi collettivi e della sicurezza. Gli altri membri fondatori furono d’accordo e nel 1981 l’organizzazione fu fondata – all’ombra della rivoluzione islamica in Iran.

Le alleanze possono contribuire a vincere la guerra materiale contro il terrorismo solo scoraggiando, sostenendo le azioni di polizia e le operazioni di intelligence. Non possono cambiare la natura di un avversario o di coloro che predicano idee radicali e sanzionano le azioni terroristiche. Il Bahrein ha imparato che la migliore tecnica per prevenire la radicalizzazione in patria è stata quella di costruire e difendere un Paese basato su valori, tollerante e inclusivo. Nel maggio 2016, il Bahrein ha sviluppato l’approccio più completo per combattere il terrorismo e questo non ha nulla a che fare con gli arresti, le carceri o persino la riabilitazione, diventando, invece, il primo Paese arabo a separare Moschea e Stato.

Così facendo, il Bahrein ha inferto un colpo fatale alla radicalizzazione, contro il potenziale dell’Isis e contro le milizie iraniane esistenti, tra tutte: Hezbollah, i giovani del 14 febbraio e il Bahrein della Sacra Difesa. E le personalità politiche che hanno fornito loro sostegno spirituale e finanziario, persone come l’ayatollah Isa Qassim e Ali Salman, stanno sperimentando laicità. La loro organizzazione, la società al Wefaq – settaria per natura – è stata sciolta, i suoi beni congelati e i suoi leader arrestati per istigazione al terrorismo. Isa Qassim ha fatto revocare la sua nazionalità. Queste sono le conseguenze del tentativo di intraprendere una guerra settaria in uno stato laico e sono applicabili sia ai gruppi sunniti che agli sciiti. Il Bahrein, dunque, non è uno stato settario, ma esattamente la sua antitesi.

Molti in Europa non capiscono cosa stia succedendo in Bahrein, perché sono esposti ai titoli dei giornali e meno la sostanza dei fatti. Ma il Bahrein ha attraversato ciò che Francia e Belgio, Germania e Regno Unito stanno attraversando oggi. La radicalizzazione deve essere affrontata materialmente e ideologicamente. È necessaria cautela e vigilanza, la polizia deve effettuare arresti ed è tempo che l’Europa sia più proattiva nei confronti di coloro che tentano di commettere omicidi di massa e di coloro che li ispirano. E, cosa ancora più importante, è tempo di smettere di sostenere gli Stati radicali solo perché i loro interessi a breve termine si allineano ai vostri. Alla fine, un regime radicalizzato è nemico del progresso e il laicismo è il suo alleato.

Vi spiego la strategia del Bahrein per la guerra al terrorismo

Di Mitchell Belfer

I gruppi radicali islamici come Isis e Hezbollah - nonostante rappresentino sette diverse - condividono l'obiettivo di stabilire sistemi teocratici di governo secondo letture distorte dei testi religiosi. Causano sofferenza alle popolazioni civili come fosse una questione politica e sono a loro agio con il terrorismo, l'omicidio e la distruzione di beni, indipendentemente dal loro significato storico. E spesso trovano…

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