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Sotto la bandiera di “Insieme per costruire uno stato civile”, i comandanti della milizia riuniti hanno lanciato da Tripoli il partito dell’Assemblea nazionale. Da un lato preludio ad una possibile stagione elettorale in Libia, quindi come frutto del lavoro complessivo di Onu e governi locali, dall’altro come player altamente variabile del futuro quadro politico. Che cosa (non) c’è da festeggiare in Libia nell’ottavo anniversario della rivoluzione?

NUOVO PARTITO (ARMATO)

Era l’8 febbraio quando per la prima volte la Forza di protezione della regione occidentale è stata menzionata dalla Tripoli Protection Force con l’obiettivo di intrecciarsi in una nuova coalizione più ampia sotto un unico comando unificato. Di fatto però il raduno tripolino segna una nuova era che da Tripoli va fino a Misurata, Zintan, Zawia e Gharian in contrapposizione alle cosiddette “forze controrivoluzionarie”.

Si tratta di milizie che dal 2011 ad oggi si sono trovate spesso in forte contrasto per la definizione della propria influenza su specifiche aree del paese. Per cui sarà interessante, in prospettiva, valutare attorno a quale minimo comun denominatore riusciranno a cementare la loro convivenza.

CHI C’ERA

Le milizie in cui capi, si sono incontrati al Rixos, sono la Brigata dei rivoluzionari di Tripoli (Trb), la Deterenza di Abusleem (assieme alla Forza di intervento rapido), la Nawasi 8th Force e la brigata Bab Tajura. In molti si interrogano se la nuova formazione, a questo punto, sia un contenitore per idee e spunti amministrativi o piuttosto una falange camuffata da partito. Ma l’elemento ad oggi più significativo si ritrova nella contrarietà al potere di Haftar, anche perché l’incontro, secondo alcune ricostruzioni apparse sulla stampa, ha avuto più i connotati di un’adunata che di un congresso vero e proprio.

La certezza (momentanea o meno) si legge alla voce militare, con la presenza di una componente armata all’interno del nuovo player che fisiologicamente si misurerà nella prossima competizione elettorale. Resta da capire con quale prospettiva e se armonizzata, oppure se come mero elemento di disturbo.

DORDA

È chiaro che, risolto (definitivamente?) il nodo legato al giacimento di Sharara, non resta che immaginare il possibile cronoprogramma che dovrebbe condurre al referendum e poi alle urne. Nel frattempo si registrano una serie di movimenti, legati al passato targato Gheddafi. È il caso del 74enne Abuzeid Dorda, già numero uno dell’intelligence straniera e vicinissimo al regime di Muammar Gheddafi. Era stato condannato a morte nel 2015 ma è stato rilasciato per motivi di salute, forse come gesto distensivo in vista di una nuova stagione.

Era stato condannato alla pena capitale assieme ad altri otto personaggi dell’inner circle del Colonnello, tra cui suo figlio Seif al-Islam, con l’accusa di aver avuto un ruolo nella sanguinosa repressione dei manifestanti.

SCENARI

Nel frattempo i libici sono scesi in piazza per celebrare l’ottavo anniversario della rivoluzione, non solo a Tripoli, ma anche a Bengasi, Misurata e Zawyia. Sventolando bandiere libiche hanno scandito slogan come tributo alla rivoluzione, con le forze di sicurezza schierate per assicurare che la commemorazione rimanesse pacifica. Ma al di là delle manifestazioni e degli impegni che si leggono delle dichiarazioni ufficiali, occorrerà un passo diverso per comporre una stagione nuova.

Intanto un passaggio concreto è arrivato dall’imprenditore texano Michael Guidry, che sta cercando i fondi necessari alla costruzione di un nuovo progetto portuale a Susah, in attesa in questi giorni delle necessarie autorizzazioni. Mentre la nota dolente si ritrova ancora alla voce “meridione”.

È lì il maggior punto debole della Libia, con le tensioni che hanno prolungato la chiusura delle infrastrutture petrolifere e privato tutti i libici di risorse economiche vitali.

Sul punto si registra la presa di posizione del Dipartimento di Stato americano, che ha chiesto a tutte le parti di stabilire urgentemente un accordo di sicurezza reciprocamente accettabile che garantisca la sicurezza dei lavoratori della National Oil Corporation (Noc) e consenta la ripresa della produzione di petrolio nel giacimento petrolifero di al-Sharara il più rapidamente possibile a beneficio di tutti i libici.

“Le strutture petrolifere, la produzione e le entrate della Libia appartengono al popolo libico. Ribadiamo che il Noc deve essere autorizzato a riprendere il suo lavoro senza ostacoli e che queste risorse vitali libiche devono rimanere sotto il controllo esclusivo del Noc e l’unica supervisione del governo di accordo nazionale, come delineato nelle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”.

twitter@FDepalo

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