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Nell’era della connessione perenne e delle opinioni pubbliche formate in Rete, comprendere il fenomeno delle fake news sui social media, le modalità della loro diffusione e le possibili strategie per contrastarle assume un’importanza particolare, come dimostrano recenti casi come quello di Cambridge Analytica. Per questo l’Università Campus Bio-Medico di Roma, nell’ambito delle attività del suo Master universitario di II livello in Homeland Security, ha attivato un corso di Alta Formazione che il 12 e 13 ottobre illustrerà ai partecipanti metodi e tecniche per l’analisi e il contrasto delle cosiddette “bufale” online (qui maggiori informazioni su costi, modalità di iscrizione e svolgimento dell’attività didattica).

UN FENOMENO CHE CAMBIA

Non si tratta di un fenomeno del tutto nuovo, spiega a Formiche.net Roberto Setola, professore associato presso la Facoltà Dipartimentale di Ingegneria e direttore del master dell’Università Campus Bio-Medico.
“Le cronache ci raccontano che una delle prime fake news fatte girare ad arte riguardava la vittoria di Napoleone a Waterloo, notizia ovviamente non vera che però consentì a Sir Rothschild di ottenere enormi vantaggi finanziari alla borsa di Londra”.
Da allora, sottolinea l’esperto, il principio delle fake news non è mutato “ma sono cambiati i mezzi di diffusione con una incredibile accelerazione sia dal punto di vista temporale sia spaziale. Una notizia può in pochi secondi raggiungere centinaia di migliaia di utenti, rendendo difficile qualunque controllo a priori della sua veridicità”.
E questo, rileva Setola, “come evidenziato da molti episodi di cronaca, è in grado di modificare la percezione dei fenomeni e quindi orientare, se non addirittura distorcere, l’opinione pubblica circa fatti e situazioni”.

IL CORSO

Eppure, nonostante il gran dibattito in atto, sono ancora pochi i “professionisti” in grado supportare i diversi attori nel comprendere il fenomeno delle fake news e per definire strategie per contrastare le conseguenze di questa attività di contro-informazione. Da qui l’idea dell’Università Campus Bio-Medico di creare uno specifico momento di formazione su questi temi.
“Il corso che abbiamo disegnato insieme ad Antonio Scala del Cnr e Walter Quattrociocchi della Università Ca’ Foscari”, dice a questo proposito il docente, “vuole fornire ai responsabile delle aziende, grandi e piccole, quegli strumenti metodologici necessari per attuare azioni pro-attive in grado intercettare nelle fasi incipienti il fenomeno al fine di attuare, con gli strumenti propri della complex network, azioni e reazioni in grado di contrastare nelle diverse comunità di utenti il radicamento della fake news”, particolarmente pericoloso sotto diversi aspetti.
Le cosiddette bufale, prosegue Setola, sovente si basano infatti su “strategie che mirano non solo a diffondere elementi non veritieri, ma anche ad enfatizzare elementi o aspetti secondari – in genere non coperti dalla comunicazione istituzionale – per aumentare a dismisura la visibilità sui mass-media di un evento negativo con amplificazione delle conseguenze ben oltre l’effettivo valore dell’evento stesso”.

L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE

Per tutte queste ragioni, conclude il professore dell’Università Campus Bio-Medico, “il messaggio che deve passare è che, per arginare il fenomeno, tutti gli attori devono essere coinvolti in un processo di formazione: da coloro che operano nel settore dei media e della comunicazione, ai singoli cittadini, agli operatori della security privata e pubblica”.

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