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Non si abbassa la guardia in Corea del Nord. Dopo la sparizione di Jo Song-gil proseguono infatti le ricerche per far luce sull’incognita che ruota attorno al diplomatico in stanza fino a pochi mesi all’ambasciata di Roma. Il dipartimento degli Affari internazionali del Partito del lavoro nordcoreano e il ministero degli Esteri starebbero, a tal proposito, conducendo un’indagine a tappeto per approfondire la questione, cercando allo stesso tempo di prevenire qualsiasi altro tipo di azione simile in futuro.

Il quotidiano sudcoreano JoongAng Ilbo, che ieri aveva sollevato agli occhi dei media internazionali la vicenda, parla oggi di “fonti in Italia” che riferirebbero come Pyongyang si sarebbe attivata per giungere ad un’effettiva risoluzione dell’increscioso caso, tentando di rintracciare l’ex ambasciatore. Inoltre, le fonti ascoltate dal quotidiano sudcoreano riferiscono anche che solamente quattro diplomatici sarebbero distaccati presso l’ambasciata della Nord Corea a Roma, ma che, nonostante questo, negli ultimi due mesi altre persone sono entrate in ambasciata. E si tratterebbe probabilmente dei membri di una squadra inviata proprio da Pyongyang per impedire la defezione di Jo.

Ancora, in aggiunta alle informazioni che nel corso della giornata di ieri si sono fatte sempre più precise, secondo il Daily Telegraph, che cita fonti dell’intelligence sudcoreana e delle istituzioni italiane, il diplomatico nordcoreano disertore sarebbe un esponente di una prestigiosa famiglia di diplomatici in carriera, e disporrebbe di informazioni vitali in merito al regime di Kim Jong-un.

Rah Jong-yil, ex direttore dell’agenzia di intelligence sudcoreana, quella di Roma è stata a lungo la più importante delle sedi diplomatiche nordcoreane in Europa. Anche perché per anni Roma ha ospitato i colloqui tra la capitale della Nord Corea e il World Food Program dell’Onu per l’invio di aiuti umanitari al Paese. L’ambasciata nordcoreana a Roma gestirebbe inoltre anche “le spedizioni di auto, yacht, materiali da costruzioni come il marmo e alimenti costosi come pesce e gelato”, tutti i beni di lusso che il regime del satrapo Kim Jong Un si farebbe mandare dall’Europa.

Una fuga che, dunque, potrebbe essere stata pianificata già da lungo tempo e che, man mano che la fine del suo mandato si avvicinava diventava per Jo sempre più inevitabile. In altri casi simili, come sottolineato da Rah, i disertori venivano trasferiti il più rapidamente possibile negli Stati Uniti utilizzando la base aerea statunitense di Rhein, vicino Francoforte.

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