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Brett McGurk, il rappresentante degli Stati Uniti per la Coalizione internazionale che combatte lo Stato islamico, si è dimesso. Gesto di protesta contro la decisione del presidente americano Donald Trump di ritirare le truppe americane dalla Siria — decisione che secondo le indiscrezioni arrivate ai media, e confermato da fatti come questo genere di dimissioni, sarebbe stata presa senza consultare il sistema di intelligence, difesa e sicurezza che accompagna la Casa Bianca ed è parte dell’amministrazione.

Un funzionario del Dipartimento di Stato che ha familiarità con la questione ha confermato al Washington Post le dimissioni di McGurk, che ricopre l’incarico da tre anni, ossia da quando l’amministrazione Obama lo nominò in sostituzione del generalissimo John Allen, chiamato a coordinare inizialmente il lancio della caccia al Califfo e alla sua organizzazione. Fu uno dei pochi alti funzionari con presenza mediatica ad essere mantenuto al suo posto da Trump, che aveva avviato un ripulisti tra i più famosi elementi dell’amministrazione precedente.

L’addio di McGurk – veterano, già funzionario dell’amministrazione Bush – arriva subito dopo la partenza annunciata del segretario alla Difesa, Jim Mattis, anche lui fuori dal Pentagono a causa delle differenze con la politica estera della Casa Bianca, sia sulla Siria che su una decisione simile che riguarda l’Afghanistan.

McGurk è un agente diplomatico che ha costruito rapporti eccezionali sul campo, contribuendo a mettere in piedi quell’alleanza militare delicata e dal sapore politico tra curdi e milizie arabe che hanno liberato tutta la fascia settentrionale della Siria dall’occupazione baghdadista. Ora a quelle forze che vanno sotto il nome programmatico di Syrian Democratic Force mancherà l’appoggio degli Stato Uniti: coordinamento a terra con le forze speciali Usa, droni in osservazione e missioni mirate dall’alto, intelligence.

L’inviato, che aveva portato la sua presenza – e quella politica dell’America e della Coalizione – anche in zone delicatissime come Raqqa, la roccaforte siriana dell’IS riconquista da Sdf e forze speciali occidentali, lo scorso mese aveva detto che lo Stato islamico era ben lontano dalla sconfitta, nonostante la perdita di territorio. “Nessuno di quelli che lavorano su questi temi giorno per giorno è compiacente. Nessuno sta dichiarando una missione compiuta”, aveva detto in un briefing del Dipartimento di Stato: “Sconfiggere il Califfato fisicamente è una fase di una campagna a lungo termine”. Differentemente, il presidente Trump è stato l’unico al mondo ad aver dichiarato sconfitto lo Stato islamico.

McGurk avrebbe detto nella sua lettera di dimissioni che la policy in Siria di Trump è impraticabile, combattere l’IS impossibile senza una presenza fisica. Rukmini Callimichi, la migliore dei giornalisti che si occupano di terrorismo, in forza al New York Times, ha riportato sul suo profilo Twitter alcuni stralci di un mail che il diplomatico ha inviato agli uomini del suo staff. “La recente decisione del Presidente è arrivata come uno shock ed è stata una completa inversione della [nostra] politica. Ha lasciato i nostri partner di coalizione confusi e i nostri compagni di combattimento sconcertati”, ha scritto: “Ho lavorato questa settimana per aiutare a gestire alcune delle ricadute, ma, come molti di voi hanno sentito nei miei incontri e telefonate, ho infine concluso che di non poter effettuare queste nuove istruzioni e mantenere la mia integrità”.

Le dimissioni di McGurk dal suo incarico erano previste a febbraio, come un cambio concordato per rinnovare le attività. Rappresentativo che non abbia nemmeno scelto di sopportare i prossimi due mesi: Callimichi fa notare che era considerato il collante che era riuscito a tenere insieme le 79 nazioni diverse che compongono la Coalizione che combatte l’IS.

(Foto: Twitter, McGurk in mezzo alla squadra di sminatori siriani che, sotto coordinamento americano, sta disinfestando lo stadio di Raqqa, ex tempo delle esecuzioni del Califfato)

Dopo Mattis, si dimette McGurk, l’inviato di Trump per la Coalizione anti-Isis

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