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La crisi politica più grave da una ventina d’anni a questa parte (il caso Moro e Tangentopoli non furono da meno) si caratterizza, tra le altre cose, per un dato assai singolare: vede Silvio Berlusconi, il personaggio politico italiano più popolare dal 1994 in avanti, assolutamente sullo sfondo. Se fossimo a Hollywood, il Cavaliere vincerebbe l’Oscar come attore non protagonista. Questo ci dice due cose: nonostante la riabilitazione politica e la possibilità di candidarsi di nuovo alle elezioni, non sarà lui il candidato premier di una futura coalizione del centrodestra, se mai ci sarà; in secondo luogo, e anche questa è una novità, il destino di Berlusconi e di Forza Italia non sarà più nelle sue mani, ma molto dipenderà dalle scelte che nei prossimi mesi farà Matteo Salvini.

Il leader della Lega sceglierà di continuare l’alleanza con il Movimento 5 Stelle andando a elezioni coi grillini e sfasciando definitivamente il centrodestra? Berlusconi non potrà fare a meno di prenderne atto e sarà costretto a presentarsi alle urne con quel che resta della coalizione oppure in un’inedita alleanza col Pd, in una sorta di “fronte della Repubblica” contro i populisti (chi l’avrebbe mai detto!) e i sovranisti. Salvini sceglierà invece di stare con Silvio e di ripresentare alle urne il centrodestra unito? Il Cavaliere sarà costretto a starci, pur sapendo di recitare il ruolo di comprimario del nuovo leader, di alleato di serie B, causa mancanza di voti.

Questi due scenari, che però, come già detto, dipendono da Salvini, vede Forza Italia divisa in due. I pro-Salvini, come Niccolò Ghedini, Giovanni Toti e Licia Ronzulli, sono schierati per la ricostituzione del centrodestra; gli altri, che guardano a Gianni Letta come punto di riferimento, pensano seriamente a un dialogo col Pd, specialmente se dalle prossime elezioni dovesse uscire una situazione di stallo come quello attuale. A patto, però, che Forza Italia e Partito democratico riescano nella missione di recuperare consensi a danno del fronte populista Salvini-Di Maio. Che in questo momento, a guardare le simulazioni di voto sui sondaggi attuali, vedrebbe Salvini e Di Maio fare il pieno nei collegi uninominali. Ma i sondaggi valgono quel che valgono e se si dovesse andare al voto tra sei mesi, la situazione potrebbe essere assai diversa.

Berlusconi sarà dunque costretto ad avviarsi a un lento declino? Non è affatto detto. Perché, a prescindere da quanto durerà il governo Cottarelli, Berlusconi i suoi voti in Parlamento li farà pesare. Anche se pare che Forza Italia (su richiesta di Salvini) voterà contro il governo Cottarelli, nelle prossime settimane il Cavaliere potrebbe decidere di dare una mano all’esecutivo, che senza fiducia non sarà nel pieno dei suoi poteri. Potrebbe essere che su qualche provvedimento inerente alla gestione degli affari correnti i parlamentari azzurri si astengano o escano dall’aula.

Insomma, nelle prossime settimane dovremmo aspettarci un Berlusconi più debole, obbligato a farsi dettare l’agenda da Salvini e ad adattarsi alle sue mosse, ma non sarà un Berlusconi inesistente. Perché il Cavaliere in questa fase, tramite i suoi emissari, Letta in primis, ha tenuto in filo di dialogo aperto con Quirinale e col Pd. E non è assolutamente detto che tutto non si rompa e si vada davvero a uno scontro elettorale “sovranisti” contro “repubblicani”. In ogni caso Berlusconi farà pesare la sua storia politica e i suoi voti. “Devo inventarmi qualcosa”, pare abbia confidato ai suoi nel consueto pranzo del lunedì ad Arcore. Inventarsi qualcosa per non essere succube di Salvini. Già, ma cosa?

Fi nella morsa di Salvini. C’è un altro coniglio nel cilindro di Berlusconi?

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