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Finché si esagera un po’ in campagna elettorale è un conto, quando si esagera molto e si eccita la piazza i rischi diventano altissimi. Mentre Carlo Cottarelli sta formando un governo di transizione verso nuove elezioni, le feroci polemiche per il mancato varo del governo Conte, sponsorizzato da M5S e Lega, hanno innescato reazioni molto negative sui mercati finanziari (“Il calo dei mercati è solo emotivo”, ha detto il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco) che si stanno propagando come fiamme in un fienile nel mondo dei social network: tutta colpa di Sergio Mattarella, perfino minacciato di morte, reo di non aver voluto Paolo Savona al ministero dell’Economia.

Il Presidente della Repubblica sta facendo solo il suo mestiere e, pur nella diversità di opinioni, gli esponenti del Movimento 5 Stelle non hanno considerato finora che, pur di avere un voto in più alle prossime elezioni, stanno gettando benzina sul fuoco con il serio rischio di perdere il controllo della situazione, cioè dei propri elettori. Ecco perché non è certo una coincidenza l’articolo di Beppe Grillo pubblicato con grande evidenza sul Fatto quotidiano, sia nell’edizione cartacea che su quella online: calma, scrive il fondatore del Movimento, “si chiama semplicemente politica: il confronto fra interessi diversi combattuto con mezzi diversi dalla violenza”. Gli fa eco un post su Facebook di Luigi Di Maio che definisce la manifestazione programmata a Roma sabato 2 giugno “un momento pacifico e democratico” aggiungendo che “chi vuole usare questo giorno per scopi violenti o di attacco è lontano dalla nostra idea di Paese”.

Alle prime indagini della Polizia postale sulle minacce online al presidente Mattarella e all’inchiesta della procura di Roma che ha indagato Vittorio Di Battista, padre di Alessandro, per offese al prestigio e all’onore del capo dello Stato potrebbero essersi aggiunti segnali informali rivolti ai leader politici affinché abbassassero i toni perché i rischi per l’ordine pubblico sono molto alti.

Infatti, il dipartimento della Ps ha diramato una nota a questure e prefetture per prevenire manifestazioni di gruppi radicali il 2 giugno: quello attuale è il clima preferito da anarchici ed estremisti di destra.

Anche dalla Lega servirebbe un cenno chiaro alla propria base: se alcuni sindaci leghisti tolgono la foto del presidente Mattarella dagli uffici e se il neopresidente della Lombardia, il leghista Attilio Fontana, definisce l’iniziativa “un aspetto secondario” perché “ognuno decide di fare ciò che ritiene opportuno”, non ci siamo, anche se Giancarlo Giorgetti, uno dei più importanti leader leghisti, cerca di attenuare i toni spiegando in alcune interviste che la manifestazione del Carroccio fissata per il 2 giugno non sarà contro Mattarella.

Ancora non basta: il 2 giugno alla parata dei Fori imperiali per la festa della Repubblica ci sarà probabilmente uno dei governi più brevi del dopoguerra e sarà una giornata unica anche perché, altrove, manifestazioni di protesta rappresenteranno una diversa idea di Italia. Qualcuno sta capendo che bisogna gettare acqua, non benzina, sul fuoco: il 2 giugno è la festa della Repubblica di tutti, bandendo le minacce di morte al capo dello Stato e aspettando un nuovo confronto elettorale. Con calma.

repubblica

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