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Economia circolare e sostenibilità ambientale sono alcuni dei termini entrati stabilmente a far parte anche del lessico dell’industria dell’acqua, alla base del quale c’è un mercato ampio e variegato che vede l’Italia ai primi posti al mondo per consumo e prodotti.

IL TEMA DEL RICICLO

Tutti i contenitori per acque minerali usati dalle industrie europee – che siano in PET (polietilene tereftalato, unica plastica riciclabile per uso alimentare al 100%), vetro o alluminio – sono già oggi riciclabili. In particolare, l’acqua minerale naturale e di sorgente commercializzata in plastica utilizza in tutta Europa solo bottiglie in PET. La sfida, dunque, è ora quella di aumentare la raccolta, che varia
considerevolmente nei vari Paesi dell’Unione Europea (si può passare dal 90% di alcuni Stati membri fino a meno del 20%).
Con l’obiettivo di dare alle bottiglie in PET una “seconda” vita, l’Industria Europea delle Acque in Bottiglia (EFBW), di cui l’associazione confindustriale Mineracqua (Federazione Italiana delle Industrie delle Acque Minerali Naturali e delle Acque di Sorgente) fa parte, ha lanciato un programma, composto di quattro impegni da qui al 2025, per “accelerare il passaggio verso un’economia europea che sia sempre più circolare e green”.

I 4 IMPEGNI

Al primo posto, spiega una nota, c’è l’intenzione di “arrivare a raccogliere entro il 2025 il 90% di tutte le bottiglie in PET (intesa come media UE)”. Assicurare che le bottiglie in PET vengano raccolte, rileva l’associazione di categoria, “significa poterle usare per produrre nuove bottiglie o altri prodotti”. In Italia, infatti, la raccolta della plastica è ora pari all’83,5% (Fonte Corepla 2017) e le bottiglie in PET raccolte e avviate al riciclo sono oggi più del 50% dell’immesso al consumo (Fonte Corepla 2017).
Il secondo obiettivo, dice Mineracqua, è quello di “collaborare con l’industria del riciclo per arrivare, sempre entro il 2025, ad utilizzare – come media europea – almeno il 25% di PET riciclato nella produzione di nuove bottiglie”. Da questo punto di vista l’Italia guida il processo. Le imprese italiane di acque minerali naturali – rileva la nota – sono state, in questo senso, tra i promotori di un intervento legislativo che consente l’utilizzo di PET riciclato (rPET) nelle bottiglie di nuova produzione, attraverso una Convenzione di Studio con l’Istituto Superiore di
Sanità, che ha poi portato a un decreto (il 113 del 18 maggio 2010) che prevede il riutilizzo fino al 50% di PET riciclato nelle nuove bottiglie, abrogando il divieto previgente.
Terzo impegno è quello di “innovare e investire di più nell’eco-design e nella ricerca dei materiali in plastica di origine non fossile”, con nuovi investimenti in ricerca e sviluppo del packaging (negli ultimi anni le industrie italiane del settore hanno ridotto del 35% il peso delle bottiglie in PET, immettendo così minore plastica al consumo).
Quarto e ultimo punto, infine, è quello di “coinvolgere i consumatori, che giocano un ruolo chiave, nel prevenire la dispersione di rifiuti”.

LE PAROLE DI FORTUNA

Per Ettore Fortuna, vice presidente di Mineracqua, l’industria italiana dell’acqua si sta muovendo nella direzione corretta, ovvero quella di “ridurre i rifiuti e trasformare” il suo sistema economico “in chiave green e sostenibile”. Oggi, spiega, “utilizziamo solo PET per le nostre
acque minerali commercializzate in bottiglie di plastica (materiale riciclabile al 100%), e in questi anni abbiamo ridotto del 35% il peso delle bottiglie, contribuendo così a immettere meno plastica nell’ambiente. Già oggi più del 50% delle bottiglie di acqua minerale in PET immesse al consumo in Italia vengono raccolte e avviate al riciclo e siamo pronti a raggiungere l’obiettivo di utilizzare almeno il 25% di PET riciclato nella produzione di nuove bottiglie: anzi siamo stati promotori di un Decreto che, superando il previgente divieto, prevede l’utilizzo di PET riciclato fino al 50% nella nuove bottiglie. In questo processo virtuoso”, conclude, “sarà necessario l’impegno di tutti, partendo proprio dalla raccolta delle bottiglie che diventa così materia prima seconda da riutilizzare, serve quindi per riuscirci sia il coinvolgimento dei consumatori che dei consorzi interessati, perché anche una sola bottiglia che finisce nella spazzatura è troppo”.

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