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La decisione del ministero dell’Interno di trasferire tutti i migranti ospitati nel Comune di Riace, anche se su base volontaria, ha innescato inevitabilmente un duro scontro su quale debba essere la migliore politica dell’accoglienza e, come spesso accade, le posizioni rigide delle parti non aiutano a comprendere e a commentare semplicemente i fatti. La relazione del Viminale inviata al Comune calabrese, al prefetto di Reggio Calabria e al Servizio centrale che gestisce il Sistema di accoglienza Sprar è stata resa nota una dozzina di giorni dopo l’arresto del sindaco, Mimmo Lucano, ai domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti dopo che il gip aveva bocciato numerose altre richieste di arresto avanzate dalla procura di Locri. Il modello Riace era messo nel mirino da tempo perché dall’iniziale accoglienza con rivitalizzazione di un paese destinato allo spopolamento si sarebbe arrivati a un’accoglienza umanitaria tout court, violando leggi e regolamenti.

Comunque la si pensi su Lucano e Riace, se si leggono attentamente le 21 pagine della relazione della Direzione centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo del ministero dell’Interno emergono violazioni contestate da anni e con più di un ministro dell’Interno in carica: una visita di monitoraggio del Servizio centrale del luglio 2016, una visita ispettiva della prefettura di Reggio Calabria del gennaio 2017, un’altra visita di monitoraggio del settembre 2017, un’ultima visita del Servizio centrale e della prefettura del maggio 2018 hanno evidenziato molte criticità e violazioni senza che nei mesi successivi a ciascuna di esse il comune di Riace abbia provveduto a sanarle. In quegli anni i ministri dell’Interno erano Angelino Alfano e Marco Minniti. Nonostante l’approccio duro di Matteo Salvini sul tema dell’immigrazione, dunque, la relazione arriva a chiudere un cerchio spiegando che “le criticità emerse, per le quali sono stati applicati punti di penalità, attengono soprattutto ad aspetti gestionali e organizzativi, a prescindere molto spesso dalla disponibilità di risorse finanziarie”.

Per esempio le strutture di accoglienza inserite nella banca dati non corrispondono alla realtà e sono stati inseriti 204 posti a fronte dei 165 finanziati. Una confusione che fa scrivere nella relazione: “Il modus operandi di codesto Ente (il Comune di Riace, ndr), svincolato da tali regole, comporta pertanto una criticità complessiva delle attività progettuali, con inevitabili riflessi negativi anche sulle verifiche amministrative e contabili”. I migranti sono stati tenuti molto più a lungo di quanto fosse autorizzato, gli appartamenti presentano seri problemi di igiene e di conduzione e anche l’uso dei bonus concessi ai migranti in attesa di ricevere i fondi può creare “manipolazioni in sede di cambio-valuta”.

La fine dell’esperienza di Riace, decisa dal ministero dell’Interno, si aggiunge alle accuse che hanno portato all’arresto di Lucano, che secondo alcune intercettazioni procacciava matrimoni di comodo tra donne straniere e cittadini del piccolo Comune calabrese al fine di far ottenere alle prime la cittadinanza italiane, procurando anche le carte d’identità. Su questo deciderà la magistratura così com’è stato annunciato ricorso al Tar contro la relazione del Viminale. “La persecuzione nei nostri confronti – ha commentato Lucano – è cominciata già da qualche anno. Ci sono state due relazioni della Prefettura di Reggio Calabria che si sono contraddette l’una con l’altra, una positiva e un’altra negativa. Prima ci hanno elogiati e poi criticato. Tutto questo è assurdo” mentre il ministro Salvini si è limitato a dire che “chi sbaglia, paga. Non si possono tollerare irregolarità nell’uso di fondi pubblici, nemmeno se c’è la scusa di spenderli per gli immigrati”.

Chi difende Lucano a prescindere, come quando si è parlato di “reato di umanità”, ottiene il risultato opposto perché è difficile convincere i propri lettori o elettori che un sindaco che viola la legge abbia ragione. Non importa perché la viola, ma dovrebbe essere ovvio che un pubblico ufficiale ha doveri maggiori di un semplice cittadino. L’inchiesta della magistratura su Lucano era partita un anno prima dell’arresto così come anche i governi Renzi e Gentiloni avevano puntato il dito su una realtà molto particolare. L’approccio di Salvini sull’immigrazione, pur se gli fa aumentare i consensi, presenta diverse criticità che forse saranno più chiare in futuro, ma la relazione su Riace è solo la sintesi di quanto fatto dai suoi predecessori, che forse hanno atteso troppo.

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