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A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, Fitch ha fatto un gran bel favore al ministro dell’Economia, Giovanni Tria. Chiamato alla missione, difficilissima non c’è dubbio, di approntare una manovra finanziaria che sia allo stesso tempo a prova di mercati, di Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

Eppure, dall’atteso report dell’agenzia di rating statunitense diffuso venerdì sera e che la Borsa sembra aver incassato piuttosto bene, è arrivata una sponda preziosa e non scontata per il responsabile del Tesoro. Ne è più che convinto Davide Giacalone, giornalista con un passato nel Pri e da consigliere dell’ex ministro Mammì. Che prova a leggere per Formiche.net l’attuale situazione partendo punto di vista alternativo.

Giacalone, che idea si è fatto delle conclusioni di Fitch?

Che hanno fatto un gran bel favore al ministro dell’Economia. Perché a differenza di Moody’s, che molto più semplicemente ha rimandato il suo giudizio verso l’operato del governo, Fitch invece ha detto delle cose, fornito degli scenari, brutti o belli che siano. In altre parole ha dato delle munizioni a Tria affinché possa giocarsi la partita con Salvini e Di Maio e dire ‘questo si può fare, questo no’.

Si spieghi meglio…

Adesso Tria, ma soprattutto gli italiani, sanno quello a cui possono andare incontro se non si rimarrà per quanto possibile dentro le regole di bilancio. Al Tesoro possono dire ‘ecco questo è quello che rischiamo’ e sulla base di questo impostare una trattativa con il resto del governo per evitare lo sfondamento dei parametri. Per Tria è un vantaggio che sia arrivato questo report, perché gli concede tre o quattro settimane di tempo preziose per trovare la sintesi da inserire in manovra. Il problema è semmai un altro e cioè che abbiamo un ministro dell’Economia che viene puntualmente smentito, questo non va bene.

E lo spread sale…

Certamente. Anche se a dire al verità noi dovremmo tener conto non tanto del differenziale con i bund tedeschi, non solo almeno, ma quello con i bonos spagnoli (oggi a 113 punti base, ndr). Perché se noi saliamo a 300 punti base col bund, un conto è il confronto con la Germania, un conto la Spagna. Poco tempo fa eravamo a 70, oggi siamo a quasi il doppio. Se la Spagna fa meglio di noi sui mercati e rimane indietro in termini di spread, allora sì che è un gran bel problema.

Forse Di Maio e Salvini dovrebbero stare un po’ più attenti a misurare le parolequando si parla di deficit…

Naturalmente, però anche qui va fatto un chiarimento. I mercati reagiscono alle parole, ma è molto probabile che abbiano considerato finora queste uscite politiche solo come chiacchere o poco più L’inferno, quello vero, arriverà con la manovra se non si troverà un accordo.

In effetti a guardare i target Ue e quelli paventati da Di Maio e Salvini c’è un abisso…

Allora, stando all’ultimo Def, abbiamo previsto per il 2019 un rapport deficit/pil allo 0,8%. Secondo me alla fine nella nota di aggiornamento si andrà all’1,2-1,3% al massimo. E invece c’è ancora chi parla del 3%, cioè del triplo. Ci rendiamo conto? Così non può che scoppiare il caos sui mercati. Sono quelli il nostro vero problema.

Non l’Europa?

Sì ma solo in seconda battuta. Gli attuali vertici sono in scadenza e il 26 maggio (dal 23 al 26 ci saranno le elezioni europee, ndr), saranno tutti andati a casa. Difficile pensare a una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia da un governo europeo in scadenza. Quello che dobbiamo temere non è tanto l’Europa, non  ora almeno, ma il mercato.

Ma come può Tria, viste le distanze siderali sui conti, convincere Salvini e Di Maio?

Giocando la carta della paura. La paura che salti tutto, salti il Paese e natualmente il governo. Se lo spread sale troppo sa che succede? Si pagherà di più il mutuo e la gente scenderà in piazza, assistermo a un altro 2011 e il governo cadrà. Guardi, glielo dico francamente: flat tax e reddito di cittadinanza nonn possono andare in manovra ora. Dare 780 euro al mese, adesso, con questa situazione?

Ci sarebbe anche la legge Fornero a dirla tutta…

Ecco infatti, e poi allora se vogliamo essere precisi anche le pensioni d’oro. Non si può fare. Io vedo due scenari da qui a qualche mese…

Prego…

Da una parte ci potrebbe essere Salvini che vuole andare al voto e allora potrebbe decidere per la linea dura, far saltare il banco, non trattare e dare la colpa del disastro allo spread. Dall’altra invece, Salvini e Di Maio potrebbero benissimo aver deciso di fare la voce grossa, senza voler però andare al voto, ma alla fine trovare un accordo con Tria sui conti. E dire, ricorrendo a un poco di retorica, che alla fine sono loro ad aver convinto il ministro a cedere qualcosa sul deficit, attribuendosi la vittoria di aver avviato finalmente il cambiamento.

Gliene dico un terzo, Tria in profondo disaccordo si dimette. Fantapolitica?

Conosco Giovanni Tria da 25 anni. Una persona perbene, di buon senso e mite. Non credo farà passi indietro anche se come tutte le persone miti, quando si arrabbiano…Ma comunque cosa avrebbe da dire il premier Conte se perde il suo ministro chiave in un momento in cui va scritta la manovra?

Certo non gioverebbe a un Paese che tra maggio e giugno si è visto vendere 70 miliardi di Btp…

Un dato preoccupante anche perché c’è un fatto. Più sale lo spread e meno valgono quei titoli. Ma quello che più deve far riflettere è la fuga di capitali. Chi ha scommesso sull’uscita dell’Italia dall’euro ha fatto per tempo bonifici verso l’estero. Bene, se l’Italia andasse incontro a una seria possibilità di Italexit allora quei soldi fuggiti all’estero varrebbero il 20% in più.

Lasciamo stare i conti pubblici. Se le dico Autostrade?

Le rispondo subito. Le autostrade sono già dello Stato, qui si parla di rimettere nelle mani dello Stato il soggetto che gestisce la rete. Bene, al netto delle cause che ne verrebbero fuori, lei crede che lo Stato possa rappresentare un esempio virtuoso? Guardi Anas e mi dica. Oggi Autostrade (controllata da Atlantia la cui maggioranza relativa fa capo alla famiglia Benetton, ndr) genera gettito per lo Stato. Mentre lo Stato genera solo debito. Chiaro no?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

casalino, conte, tria,

Il settembre bollente di Tria, Salvini e Di Maio visto da Davide Giacalone

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