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Non si ferma l’escalation nel Mediterraneo orientale legata al gas e allo sfruttamento dei giacimenti presenti nella Zee di Cipro. Oggi cinque fregate militari turche hanno nuovamente bloccato la nave Saipem 12000 nella Zee Nicosia mentre tentava di avvicinarsi ad un altro obiettivo da perlustrare per i rilievi legati agli idrocarburi.

La nave italiana ha dovuto cambiare rotta e non ha potuto raggiungere il sito previsto. Il capitano della nave secondo quanto dichiarato dal ministro dell’energia di Cipro Giorgos Lakkotrypis era diretto a Soupia, nel Blocco 3 della Zee di Cipro, per condurre le nuove operazioni di perforazione. Ma durante il suo percorso è stato bloccato dalle fregate turche che hanno minacciato di aprire il fuoco.

Secondo l’agenzia di stampa Dogan, l’Italia avrebbe inviato ieri una fregata militare a largo di Cipro che in quelle ore si trovava nel Mediterraneo orientale per una esercitazione della Nato, al fine di proteggere l’impianto di perforazione italiana, ma la fregata italiana dopo la determinazione della marina militare turca di non consentire il passaggio della Saipem avrebbe cambiato il rotta virando su Beirut.

Solo ieri l’ad di Eni, Claudio Descalzi, aveva fatto trapelare tranquillità sull’episodio, paragonandolo alle difficoltà che ad esempio ci sono in Libia dove manca la stabilità istituzionale. Aveva detto che il blocco della nave di perforazione Saipem 12000, fermata dalla Marina turca dal 9 febbraio scorso al largo di Cipro, rientra nei “possibili contenziosi che abbiamo”, ma a questo punto l’evoluzione delle cose dipende dalle decisioni che verranno prese da Cipro Nord e Cipro Sud.

Ma stavolta il quadro appare diverso perché comunque da lì bisognerà costruire tutta la politica energetica europea (e non) dei prossimi 50 anni e il Presidente turco Erdogan non intende fare un passo indietro dopo che la tecnologia italiana ha contribuito alla scoperta del giacimento Zohr.

I ritardi che si stanno causando alle operazioni tecniche potrebbero influire negativamente su quello che è il giacimento più grande del Mediterraneo e che in qualche modo andrà connesso con le pipeline per essere fruito dal resto d’Europa.

LE REAZIONI

Secondo il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, l’Ue è al fianco di Cipro. “Ho chiamato il presidente Anastasiades – ha detto oggi a Bruxelles –, e gli ho espresso la mia solidarietà e ho anche dichiarato che questi atteggiamenti certamente non contribuiscono ad avvicinare la Turchia all’Unione europea”. E ha aggiunto: “Noi seguiamo con grande interesse e attenzione il lavoro del presidente Anastasiades per trovare una soluzione con la parte di Cipro che è stata occupata dai turchi. Purtroppo non si è raggiunto l’obiettivo che il presidente Anastasiades voleva raggiungere, probabilmente per responsabilità dei suoi interlocutori”.

Da Ankara ribatte il ministro turco dell’Energia e delle Risorse naturali, Berat Albayrak, secondo cui ancora una volta la Turchia non consentirà perforazioni unilaterali nel Mediterraneo orientale. A stretto giro risponde una fonte governativa di Nicosia secondo cui il presidente cipriota Nicos Anastasiades, informerà il consiglio Ue sugli ultimi sviluppi nella Zona economica esclusiva. Tra l’altro il premier greco Tsipras e Anastasiades hanno avuto un incontro riservato ieri notte prima del vertice di oggi. Incontreranno anche il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni.

eni

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