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Continua la trattativa alla ricerca di un accordo sindacale per assicurare un futuro al gruppo Ilva. La “ristretta” di oggi tra le segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm ed Arcelor Mittal ha prodotto un nuovo calendario di incontri: il prossimo giovedì 8 febbraio, nel primo pomeriggio, un’altra riunione nello stesso assetto odierno. Poi, due possibili incontri preventivati per lunedì 12 e lunedì 19, sempre di questo mese. Ma entrambi da concordare rispetto all’esito che avrà quello programmato in ristretta. Sede delle assisi concordate rimane il dicastero dello Sviluppo economico.

IL CONFRONTO ODIERNO

Da quanto è emerso oggi il confronto non è entrato in modo specifico nel merito, ma ha ricercato un metodo per come permettere alle parti di andare avanti. Da qui la deduzione che i tempi della trattativa in corso vadano ad allungarsi e di come sia diventato inopportuno evocare “una stretta finale” a breve termine. I punti che ancora una volta rappresentano il nodo della vicenda rimangono gli stessi: esuberi, salari, contratti, piano ambientale e investimenti industriali.

PALOMBELLA: “NO AD ESUBERI”

“Non ci devono essere esuberi –ha ribadito al termine dell’incontro Rocco Palombella, leader della Uilm nazionale- e tutti i lavoratori devono essere riassunti, entro i tempi previsti dal piano industriale, da Arcelor Mittal; i lavoratori stessi dovranno avere tutti i diritti pregressi. Si tratta della forza lavoro necessaria affinché si realizzi l’output di prodotti finiti a 10 milioni di tonnellate, di cui 8 provenienti dall’area a caldo. E, poi vanno confermati tutti gli investimenti di risanamento ambientale e di sviluppo industriale. Noi contiamo di imprimere alla trattativa in corso un’accelerazione, ma guarderemo alla ‘stretta finale’ solo quando ci saranno i presupposti per un epilogo positivo che sciolga i nodi succitati. Di certo, trovare un’intesa prima del voto delle elezioni politiche, porterebbe a compimento il ruolo che il sindacato sta esercitando in modo determinato e responsabile per quanto attiene alle proprie competenze”.

BENTIVOGLI: “OGGI IL METODO”

Anche Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl ha fatto notare l’allungamento dei tempi della trattativa rispetto alla “stretta” che da più parti ci si aspettava entro la prima decade di questo mese.”Oggi più che altro – ha detto il dirigente sindacale dei metalmeccanici Cisl – si è discusso di metodo. Troppi fattori esterni spingono affinché questa trattativa non abbia successo. E invece serve un accordo che rilanci il gruppo e bisogna fare presto perché l’azienda sta perdendo terreno e non sappiamo se potrà recuperarlo”.

FIOM: “L’8 FEBBRAIO RIUNIONE NOSTRA DELEGAZIONE TRATTANTE”

Per la Fiom Cgil continuano a non esserci le condizioni per una “stretta finale” e dalla segreteria nazionale hanno già fatto sapere che l’8 febbraio è un giorno importante per l’organizzazione sindacale medesima rispetto alla trattativa in questione. “Per la Fiom – si legge in un comunicato del primo febbraio scorso – la discussione deve andare avanti e devono essere approfondite tutte le questioni ancora aperte per poter arrivare ad un accordo che dovrà essere onnicomprensivo. Giovedì 8 febbraio riuniremo tutta la delegazione trattante sulla vertenza Ilva per fare il punto e decidere come proseguire”.

EMILIANO ATTACCA I SINDACATI

Oggi nel capoluogo ionico il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, in una riunione organizzato dal sindacato Usb ha attaccato il sindacato confederale. “Ho scoperto in una riunione a Taranto – ha detto- con Cgil, Cisl e Uil, che i sindacati non volevano la presenza del governatore della Puglia al tavolo di confronto per l’Ilva a Roma. Quella sera mi è venuta in mente la palazzina delle punizioni dell’Ilva (la cosiddetta Laf, ndr). Perché la palazzina punizioni non la fa solo il padrone, ma la fa anche il sindacato che non riesce a fare quel ruolo”

LA PREOCCUPAZIONE DELLA CONFINDUSTRIA DI TARANTO

L’altroieri, Paolo Bricco ha intervistato il presidente della Confindustria di Taranto Vincenzo Cesareo che aveva ribadito le difficoltà delle imprese in provincia e dell’Ilva in particolare: “Giovedì – si legge sul Sole 24 Ore di ieri- sono iniziati i lavori di copertura dei parchi minerali, da cui si alza la polvere nera e grigia che, nei giorni di vento – ricopre il rione Tamburi. L’Ilva sembra in una bolla, in attesa che il 6 marzo , due giorni dopo le elezioni politiche nazionali, il Tar di Lecce si pronunci sulla competenza sua o di quello del Lazio in merito all’impugnazione da parte del Comune di Taranto e della Regione Puglia del piano ambientale. Non è risolta la questione dei crediti delle imprese dell’indotto. Sono 150 milioni di euro di vecchi crediti, antecedenti all’amministrazione straordinaria, e 45 milioni di nuovi crediti, post amministrazione straordinaria. Questi ultimi erano, a dicembre, pari a 60 milioni di euro: dopo Natale, il ministro Calenda ha spinto i commissari a pagare 30 milioni. A gennaio, l’indotto ha accumulato altri 15 milioni di euro di crediti. Certo, l’Ilva ha un enorme affanno nella sua finanza di impresa. Finché Arcelor Mittal non prenderà pieno possesso dell’azienda, non sarà possibile porvi rimedio”.

LE PAROLE DI GENTILONI

Data “l’impasse” che caratterizza al momento la vicenda Ilva, sono in molti a ricordare le parole accorate rilasciate dal presidente del Consiglio a fine gennaio: “Non posso credere – aveva detto Paolo Gentiloni– che ci sia un rischio per Ilva. Capisco e rispetto il punto di vista del presidente della Puglia, del sindaco di Taranto: lo interpreto come il tentativo legittimo di ottenere le condizioni migliori, ma qui parliamo di un investimento che da un lato salva 10/15mila posti di lavoro e dall’altro investe tantissimo per bonificare una delle zone più inquinate al mondo. Non credo che gli enti locali lavoreranno per far saltare l’investimento. Noi siamo aperti al dialogo ma tutto possiamo fare tranne che far scappare gli investitori”.
Per fortuna quelli di Arcelor Mittal (nella foto il Vice Presidente di Arcelor Mittal Matthieu Jehl anche Presidente e Amministratore Delegato di AM InvestCo Italy) continuano a manifestare l’intenzione di rimanere e confermare l’investimento a favore del più grande gruppo siderurgico del Paese.

Avanti, piano, per l’Ilva

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