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E venne il giorno della resa dei conti tra Consob e Bankitalia. Dopo il primo atto della settimana scorsa (qui lo speciale di Formiche.net), questa mattina è andato in scena l’atteso secondo round in commissione banche. Che tirasse già una brutta aria lo si è capito subito, quando il presidente della commissione Pierferdinando Casini ha proposto lo scorporo dell’audizione, prima Consob e poi Bankitalia. Non bastasse, le due autorità sono state ascoltate in forma di testimonianza, un po’ come un tribunale.

L’ATTACCO FRONTALE DELLA CONSOB A VISCO

Il primo a prendere la parola è stato il dg di Consob, Angelo Apponi (nella foto), che già la scorsa settimana aveva rimproverato a Via Nazionale la mancanza di informazioni sul prezzo gonfiato delle azioni di Popolare di Vicenza, e Veneto Banca. Fatto che avrebbe di fatto azzoppato la sorveglianza della Consob. Ma questa mattina, Consob ha scoperchiato il vaso. Per Apponi, la banca centrale non segnalò per esempio alla commissione per la Borsa i problemi “di Veneto Banca in vista dell’aumento di capitale del 2013, anzi indicò che l’operazione era strumentale a obiettivi previsti dal piano per effettuare eventuali acquisizioni coerenti con il modello strategico della banca salvaguardando liquidità e solidità”. Insomma, Bankitalia tenne per sé alcune informazioni circa il prezzo dei titoli, tagliando di fatto fuori la Consob il controllo sulle popolari venete. Non solo. Via Nazionale, è l’accusa, fece passare per normali operazioni di acquisizione decisione che implicavano una situazione delicata per la banca veneta.

TUTTE LE COLPE DI BANKITALIA

Se Bankitalia avesse agito diversamente, forse si sarebbe potuti intervenire con maggior tempestività sulle banche venete, ha detto Apponi. “Se avessimo avuto segnali di quella profondità che poi abbiamo ricevuto solo due anni dopo avremmo reagito in maniera diversa”. D’altronde “le reazioni della Consob dipendono dal tipo di informazioni e dalla convergenza di indizi e quando arrivano segnalazioni di superamento di certi parametri scattano controlli”. Quello che traspare dalle accuse della dell’autorità guidata da Giuseppe Vegas è anche una recidività del comportamento di Bankitalia. Le cui omissioni avrebbero riguardato anche l’altro disastro veneto, quello della Popolare di Vicenza. Su cui Consob avrebbe più volte chiesto informazioni sul prezzo delle azioni, senza tuttavia ottenere risposta alcuna. “Per la Popolare di Vicenza non abbiamo avuto nessuna informazione sul prezzo dei titoli”, ha insistito Apponi.

TANTE DOMANDE, ZERO RISPOSTE

Ancora, la commissione per la Borsa non ha risparmiato altre stilettate contro Bankitalia. Un altro attacco riguarda le innumerevoli richieste di informazioni circa le ricapitalizzazioni delle banche (dunque anche sul prezzo delle azioni emesse per far sottoscrivere l’aumento), inviate dalla Commissione presieduta da Giuseppe Vegas fin dal lontano 2006. “Dal 2006 Consob chiede alle autorità di vigilanza, Bankitalia per le banche e Ivass per le assicurazioni, informazioni che possono essere utili in caso di aumenti di capitale dei soggetti vigilati”. Al riguardo Apponi ha ribadito che Consob non ha ricevuto informazioni da Bankitalia sugli aumenti di Popolare di Vicenza nel 2001, 2008 e 2015, mentre nell’anno in corso la Consob ha ricevuto informativa dalla Bce di una sanzione a alla banca un tempo guidata da Gianni Zonin.

LO SCONTRO SULLA SEGRETAZIONE 

Come se non bastasse si è acceso uno scontro nello scontro. Tutto ha riguardato sulla possibilità di secretare l’audizione di Bankitalia e Consob. Dopo aver stabilito la forma testimoniale delle audizioni, il capo della vigilanza di Bankitalia Carmelo Barbagallo è stato fatto accomodare fuori, mentre i commissari hanno ascoltato il dg  Apponi. Diversi parlamentari hanno fatto notare al presidente Casini che Barbagallo avrebbe potuto ascoltare le risposte di Apponi, in quanto i lavori della commissione sono trasmessi via webtv. Carlo Sibilia del M5S ha chiesto che Barbagallo fosse controllato dalla guardia di finanza, ipotesi bocciata fermamente da Casini che ha fatto notare di non avere la possibilità né l’intenzione di procedere con simili restrizioni e ha fatto notare che la commissione poteva decidere di secretare l’audizione.

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