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L’assemblaggio finale del primo F-35B italiano è completo. Il caccia di quinta generazione, nella sua versione a decollo corto e atterraggio verticale (Stovl), ha effettuato il roll out nel corso della cerimonia che si è tenuta ieri a Cameri, in provincia di Novara, sede della Faco (Final Assembly & Check-Out) italiana. Il primo volo è previsto per la parte finale di agosto, mentre la consegna dovrebbe avvenire nel mese di novembre.

IL ROLL OUT A CAMERI

Come si apprende dal sito del ministero della Difesa, alla cerimonia, “tenuta per dare un giusto riconoscimento alle maestranze, e a tutti quelli che hanno lavorato e contribuito alla conclusione di questa importante fase del programma di acquisizione dei velivoli di quinta generazione per la sicurezza nazionale”, hanno partecipato il capo di Stato maggiore della Difesa Claudio Graziano, il segretario generale della Difesa Carlo Magrassi, il capo di Stato maggiore della Marina Valter Girardelli, il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Enzo Vecciarelli, il direttore degli armamenti aeronautici Francesco Langella, i direttori delle strategie e del settore aeronautico di Leonardo, rispettivamente Giovanni Soccodato e Filippo Bagnato, il deputy program executive officer del JPO Mathias Winter e il vice president JSF customer programs di Lockheed Martin Douglas Wilhelm. Dopo gli interventi dei rappresentati dell’industria e delle massime autorità presenti, il velivolo è stato portato fuori dalla linea di assemblaggio ed esposto nel piazzale della cerimonia. Il velivolo potrà così passare alle fasi successive: controlli e prove tecniche; verniciatura; ed esecuzione dei voli di prova a partire già da agosto.

LE PAROLE DI GRAZIANO

“Il Joint Strike Fighter (JSF) esprime nel suo insieme un concetto innovativo importante, che è stato riportato dal Libro Bianco: è il concetto di “jointness” intesa come la capacità di un sistema di operare, in una dimensione ormai del tutto diversa dal passato, in pieno spirito interforze e in assoluta sinergia inserendo,sin da subito, maggior supporto ed efficienza operativa, vantaggi logistici ed economie di scala”, ha spiegato nel suo intervento il generale Graziano. “Il JSF Stovl – ha aggiunto – soddisfa l’esigenza di un moderno ambiente operativo tanto nel perseguire operazioni sul campo di battaglia quanto nel perseguire la pace e lo sviluppo della pace”. In qualità di capo di Stato maggiore della Difesa “posso trovarmi nella necessità di inviare uomini e donne in uniforme dell’esercito, della marina, dell’aeronautica e dei carabinieri in situazioni di rischio ma ho anche la responsabilità di garantire loro uno strumento militare efficiente e equipaggiamenti e armamenti adeguati in un quadro interforze che assicuri il raggiungimento dell’obiettivo e la sicurezza del Paese”.

LE POLEMICHE DEGLI ULTIMI GIORNI

A dispetto delle polemiche degli ultimi giorni, il Joint Strike Fighter procede così il cammino che lo porterà ad essere il centro del potere aereo a servizio della sicurezza nazionale. Qualche giorno fa, l’ex premier Matteo Renzi, parlando delle spese da destinare al comparto difesa aveva detto: “Spendere soldi come sugli F-35, no”. Parole stridenti rispetto agli impegni assunti dal suo stesso governo sul programma del caccia. Si è poi aggiunto il programma per la politica di difesa del Movimento 5 Stelle, al voto degli iscritti sul blog. “A proposito di opere e sistemi d’arma prettamente offensivi, come gli F-35”, si chiede se si ritiene di “disincentivare l’acquisto di tali strumenti per destinare maggiori risorse ad altri ambiti della sicurezza nazionale, in primis quello della cyber security e del comparto intelligence?”.

IL VELIVOLO SECONDO L’AERONAUTICA

Eppure, sull’F-35 ha puntato la nostra Aeronautica militare, e tornare indietro sembra una strada non praticabile. Conversando con Airpress, il capo di Stato maggiore dell’Arma azzurra Enzo Vecciarelli aveva spiegato: “Nella dialettica che ha accompagnato il dibattito su questo sistema d’arma non siamo riusciti a far comprendere come l’introduzione di questo caccia di quinta generazione avrebbe determinato una rivoluzione negli affari politici e militari mettendo a disposizione altre due o tre caratteristiche peculiari ed estremamente sofisticate da aggiungersi a quelle tradizionali del potere aereo”. Si è infatti molto pubblicizzata la bassa osservabilità (stealth), ma meno nota è la capacità dell’F-35 di acquisire, fondere e ridistribuire informazioni in tempo reale a chiunque ne abbia bisogno. “Abbiamo sempre relegato questo velivolo nel semplice ruolo di cacciabombardiere confrontandolo con altri aeroplani di questa categoria. Ebbene, l’F-35, come abbiamo detto, fa molto altro e l’impiego nel ruolo di attacco è l’ultima opzione a disposizione del decisore. Questo non è mai stato detto con la necessaria chiarezza”.

LA PARTECIPAZIONE ITALIANA

Oltre all’F-35B in questione, come ricorda Lockheed Martin, due F-35 italiani, in versione a decollo e atterraggio verticale (Ctol o A), saranno consegnati dal sito di Cameri quest’anno. Ad oggi intanto, sette F-35A hanno lasciato la Faco del novarese, quattro di questi si trovano ora presso la Luke Air Force Base, in Arizona, mentre tre sono presso la base italiana di Amendola, sede del 32esimo Stormo dell’Aeronautica militare. A novembre 2018 dovrebbe invece avvenire la consegna di un secondo F-35 Stovl. Nel suo complesso, per Cameri si prevede la produzione di 30 F-35B italiani, 60 F-35A italiani e 29 F-35A per l’Aeronautica olandese. Al sito è stata assegnata anche la produzione di 835 unità alari per i caccia Ctol per tutti i clienti del programma. Inoltre, nel 2014 la Faco di Cameri, le cui attività sono gestite dalla divisione velivoli di Leonardo-Finmeccanica, ex Alenia Aermacchi, è stata selezionata dal Dipartimento della Difesa Usa per essere l’unico centro di manutenzione, riparazione e aggiornamento (Mro&U) per gli F-35 dell’area euro-mediterranea.

Tutti i dettagli sul roll out del primo F-35B italiano

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