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Vista dagli Stati Uniti e dall’Europa la corsa alla Casa Bianca evidenzia due visioni contrapposte. Più di ogni altra cosa, agli americani interessa l’economia mentre al di qua dell’Atlantico preoccupa cosa cambierà rispetto all’Unione europea, alla guerra in Ucraina e alla crisi in Medio Oriente e, più in generale, rispetto agli equilibri tra Occidente e resto del mondo, in primo piano rispetto alla Russia e alla Cina.

L’attuale prospettiva euro atlantica di Biden è destinata, in ogni caso, a voltare pagina. Come e quanto dipenderà dal nuovo presidente degli Stati Uniti. Le risposte su questi temi durante la campagna elettorale mostrano intenzioni e programmi contrapposti.

Donald Trump è convinto di poter risolvere il conflitto russo ucraino a suo modo, parlando più con Putin che con Zelensky, il quale sembra predestinato a concessioni territoriali alla Russia. Secondo Kamala Harris, anzi, con Trump alla Casa Bianca, Putin sarebbe già a Kyiv. Per il Medio Oriente, Trump appoggerà più risolutamente Benjamin Netanyahu, mentre la candidata democratica insiste sul cessate il fuoco e l’accordo sugli ostaggi a Gaza, esprimendo vicinanza sia per gli israeliani sia per i palestinesi due volte vittime del conflitto. Questo, a sei giorni dal voto, il quadro d’insieme degli interventi già programmati che saranno attuati dalla prossima amministrazione Harris o Trump.

Se vince Donald Trump: su inflazione, stipendi e lavoro, il tycoon ha promesso interventi e incentivi, ed ha anche anticipato che scatenerebbe una guerra commerciale non solo con la Cina ma con tutti i concorrenti degli Usa. A cominciare dal Messico, innalzando di almeno dieci punti percentuali i dazi su tutti i prodotti importati. Per la Cina la tariffa prevista è del 60 per cento, mentre per il Messico si arriverebbe addirittura al 100 per cento. Prospettive che potrebbero determinare conseguenze negative sull’economia globale, Stati Uniti compresi. Per i guru della finanza internazionale, la guerra dei dazi penalizzerebbe soprattutto l’Europa ed il Made in Italy in particolare.

Reduce dal ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul clima di Parigi nel 2017, Trump ha ribadito la sua ostilità ad un ulteriore specifico pacchetto di interventi. Il suo punto di vista è che un accordo sul clima impone oneri finanziari ed economici draconiani agli Stati Uniti, mentre Cina e India ottengono dei vantaggi. La dottrina Trump prevede pesanti prospettive anche per la difesa europea, con un ridimensionamento progressivo della Nato e il totale lo spostamento del baricentro dell’ombrello della deterrenza e della sicurezza militare degli alleati euroatlantici sull’area del Pacifico per fronteggiare la sfida cinese.

Se vince Kamala Harris: economicamente l’impatto sui mercati della vittoria della candidata democratica viene unanimemente considerato positivo dagli analisti, perché ritengono che le valutazioni dei titoli tenderanno a emergere come il fattore chiave per cogliere le opportunità. Sul piano fiscale, visto l’impegno di aumentare le tasse sulle società e sulle famiglie ricche, sostenendo al contempo i lavoratori a basso reddito e le famiglie, “ciò potrebbe ridurre il deficit”, affermano gli economisti.

Secondo Nadège Dufossé, responsabile internazionale di una multinazionale per la gestione patrimoniale globale, con Harris alla Casa Bianca e con un Congresso diviso, comunque non ci sarebbero sorprese negative per gli investitori. Le politiche relative all’immigrazione e al commercio internazionale rimarrebbero in linea con quelle dell’amministrazione Biden. Harris ha assicurato che attuerà una “opportunity economy”, che prevede un credito d’imposta per i figli a carico di 6.000 dollari (rispetto agli attuali 2.000), una deduzione fiscale di 50mila dollari per le piccole imprese e politiche volte a creare 3 milioni di nuove unità abitative. Sul clima la candidata ha sottolineato la necessità che gli Stati Uniti investano in fonti energetiche diversificate ma ha attenuato l’impegno iniziale sul Green New Deal. Sul tema dell’immigrazione solleciterà il Congresso ad approvare una legge bipartisan per risolvere il problema, senza cavalcarlo o condannando a morte gli immigrati come intende fare Trump.

Gli scenari internazionali dell’amministrazione Harris prevedono una accentuazione del sostegno all’Ucraina, il rilancio della Nato, un deciso intervento per la cessazione della guerra in medio oriente, e una continuità più diplomatica che militare del confronto a tutto campo con la Cina.

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