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Avere lo Spazio a portata di mano o, per meglio dire, avere a portata di mano chi nello Spazio c’è stato davvero. Questo il fulcro dell’incontro d’eccezione tra l’equipaggio della missione spaziale Axiom-3 e gli studenti del Dipartimento di ingegneria aerospaziale dell’Università La Sapienza di Roma. Al teatro Ateneo, i quattro astronauti di Axiom Space, Walter Villadei (colonnello Aeronautica militare), Marcus Wandt (astronauta svedese dell’Esa), Alper Gezeravci (primo astronauta turco della storia) e il comandante della missione stessa, Michael Lopez-Alegria (Axiom Space ed ex Nasa), hanno potuto interfacciarsi con le giovani promesse dell’ingegneria italiana e internazionale. A fare gli onori di casa, il professor Antonio Carcaterra, direttore del Dipartimento di Ingegneria meccanica e aerospaziale, e il professor Giovanni Battista Palmerini, preside della Scuola di Ingegneria aerospaziale, moderati da Flavia Giacobbe, direttore di Formiche. In rappresentanza dell’Aeronautica militare, che ha finalizzato la partnership con Axiom Space, il generale Francesco Vestito, direttore per l’impiego del personale militare dell’Am (Dipma). 

Dai ritmi di tutti i giorni a bordo della Iss al desiderio di vedere presto realizzate a bordo nuove facilities per l’igiene personale, la discussione ha affrontato temi quali l’importanza della space economy nel mondo di oggi (e per l’Italia) e le possibilità offerte dall’ambiente di microgravità per la sperimentazione scientifica. Su questo punto, Villadei ha voluto dare qualche dettaglio sulle attività che sono state condotte, tra cui la sperimentazione su alcune delle proteine che concorrono a causare l’Alzheimer o sui nuovi sensori che, impiantati nelle tute spaziali, permetteranno di monitorare i segnali vitali degli astronauti in tempo reale. “La missione è andata particolarmente bene”, ha affermato il comandante Alegria, “siamo abbastanza vicini a trovare il giusto mix tra addestramento fisico e mentale. Per operare nello Spazio bisogna usare software e programmi complessi che richiedono addestramento. D’altronde, non stiamo parlando di programmi tipo Microsoft Office, ma di qualcosa un pò più complicato”, ha poi aggiunto, tra una risata e uno sguardo di intesa con colleghi e studenti. La missione ha visto anche la partecipazione del primo astronauta turco della storia, Alper Gezeravci, il quale non ha nascosto come questo abbia rappresentato un messaggio importante per i giovani della Turchia, Paese che solo recentemente è entrato nella filiera spaziale. Dopo decenni di disinteresse verso lo Spazio, in cui ogni agenzia si trovava da sola ad affrontare i costi per approntare ed equipaggiare missioni in orbita, la new space race e l’ingresso sul mercato aziende private come Axiom consentono oggi a realtà come l’Esa, che in passato disponeva di un accesso limitato allo spazio extra-atmosferico, di essere più ambiziosa e a Paesi tradizionalmente poco presenti nella filiera di inviare più astronauti nello Spazio.

Due generazioni, un’unica specie

“C’è differenza tra impossibile e improbabile”, si sentì dire Marcus Wandt quando iniziò l’addestramento da astronauta, “così come tra impossibile e difficile”. È questa consapevolezza che ha sorretto l’astronauta svedese durante gli studi e l’addestramento che l’hanno infine portato fuori dall’atmosfera ed è questo il messaggio che ha voluto dare agli studenti presenti. La platea, così come il parterre di ospiti, è stata caratterizzata dalla presenza di studenti da diverse parti del mondo e ha dato vita a un momento di scambio tra culture, ma anche di orizzonti comuni. Quasi come essere a bordo della Stazione spaziale internazionale stessa. Infatti, come ha ricordato Wandt, le missioni spaziali sono state da sempre caratterizzate dalla multiculturalità, dalla possibilità di osservare il Pale blue dot senza confini o linee di separazione, nonché dal bisogno di fidarsi dei propri compagni di missione, “persone a cui affidi la tua stessa vità”. Nello Spazio, la professionalità si affianca alla meraviglia che provoca la vista della Terra sotto di sé, una visione difficile da descrivere, tant’è che, come dice Walter Villadei, “dovremmo mandare anche dei poeti nello Spazio” così che possano restituire tutte le emozioni e le sensazioni trasmesse dalla nuova frontiera dell’umanità.

La missione

Partita dal Kennedy Space Center, in Florida lo scorso 18 gennaio, con un razzo Falcon 9 di SpaceX, la missione Ax-3 ha visto l’equipaggio rimanere circa tre settimane in orbita. Sulla Iss, il colonnello Villadei ha svolto tredici esperimenti, promossi dall’Aeronautica militare in collaborazione con l’Agenzia spaziale italiana (Asi), che hanno coinvolto università, centri di ricerca e industrie, per amplificare la grande esperienza nazionale in ambito operativo, medico e tecnologico, applicata allo spazio. Ulteriori due esperimenti, anche loro volti a studiare l’effetto della microgravità sul corpo umano, saranno portati avanti nei prossimi giorni nei laboratori a terra, contribuendo a raccogliere dati provenienti dall’attività di sperimentazione che avrà ricadute positive nello studio bio-medico, oltre che nell’aumento del livello tecnologico e applicativo legato al settore. Ciascuno dei membri dell’equipaggio ha portato avanti una serie di esperimenti in micro-gravità delle Agenzie spaziali e dell’industria dei propri Paesi.

Il ruolo dell’Aeronautica militare

Per l’Italia, Ax-3 è stato frutto di una collaborazione strategica che ha legato sinergicamente, sotto la Presidenza del Consiglio dei ministri, i ministeri della Difesa, delle Imprese e del Made in Italy, dell’Agricoltura, l’Agenzia spaziale italiana e l’Aeronautica militare. In particolare, la presenza nella missione della Forza armata rientra nel contesto della strategia nazionale proposta inizialmente dal dicastero della Difesa e delineata nel Memorandum d’intesa sottoscritto tra il governo italiano e Axiom Space il 19 maggio 2022, parte di una prospettiva più ampia relativa alla successiva presenza umana nell’orbita terrestre. Come sottolineato dal capo di Stato maggiore dell’Arma azzurra, il generale Luca Goretti, dando il bentornato al colonnello Villadei: “La partecipazione dell’Aeronautica militare a questa missione internazionale […] ha confermato il ruolo chiave che l’Arma azzurra ha in questo dominio, in cui già è fortemente impegnata sia con l’esperienza di volo umano spaziale sia con capacità legate alla sua sicurezza”. 

Dalla Terra allo Spazio e ritorno. L’incontro tra astronauti e studenti alla Sapienza

Che significa partecipare a una missione spaziale? Cosa comporta trovarsi con colleghi di ogni parte del mondo a fluttuare, come sospesi, sopra la Terra? L’equipaggio della missione Axiom-3 ha incontrato gli studenti della Sapienza. Tra loro, l’astronauta italiano Walter Villadei

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