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Nella maggioranza e nella giunta comunale milanese oggi si confrontano garbatamente due schieramenti: quello di chi, in un’ottica riformista, guarda ai risultati concreti che una qualunque amministrazione deve ottenere e quello di chi invece vorrebbe mantenere un profilo ideologico-pedagogico dedito all’affermazione di una identità di “sinistra”. Ad esempio emergono alcune contraddizioni se si confrontano le posizioni del sindaco e di alcuni assessori sull’utilizzo esteso delle telecamere o sull’impiego dell’esercito per combattere la criminalità e garantire la sicurezza.

Se da una parte questi strumenti si vogliono diffondere in ogni parte della città adottando la tecnologia più avanzata per una “svolta digitale” nella sicurezza (il sindaco Beppe Sala e l’assessore Rozza) dall’altra (il vicesindaco Scavuzzo) sarebbe diseducativo utilizzare le telecamere negli asili nido (o comunque in ambiti scolastici) anche perché verrebbe meno il legame di fiducia con gli educatori. Da parte sua l’assessore Majorino, il leader più autorevole della minoranza Pd, è tornato alla carica per utilizzare le strutture di Expo oggi dismesse non solo per gli immigrati ma anche (questa è la novità) anche per gli italiani in stato di necessità.

La maggioranza del sindaco di Milano è oggi sufficientemente solida per non correre rischi fino al referendum del 4 dicembre. Anzi il comune di Milano è oggi l’istituzione più forte in Lombardia giacché il governo regionale vivacchia senza infamia e senza lode stretto tra l’attivismo di Matteo Salvini che vuol dare ala Lega una nuova identità nazional-populista di stampo lepenista e una fastidiosa vicenda giudiziaria ancora aperta che provoca non pochi fastidi al governatore Roberto Maroni. Ma dopo il referendum le carte potrebbero essere rimescolate aprendo delicate questioni di equilibrio politico anche nel Pd.

Questa è la ragione di fondo per cui il sindaco di Milano ha tutto l’interesse a tessere una solida rete di rapporti costruttivi con quella parte di opposizione disponibile al confronto che potrà essere utile nel dopo referendum giacchè la campagna referendaria lascerà ferite politiche profonde in tutti gli schieramenti.

Nelle recenti elezioni amministrative a Milano ha preso vita un progetto di rinnovamento del variegato schieramento che si è opposto in questi anni al centrosinistra e che è  alla ricerca di una nuova identità. Il tentativo di Parisi (che oggettivamente non ha alternative se si vuol costruire una forza moderata di governo) potrà affermarsi con maggiore efficacia dopo il referendum se troverà, accanto a un Berlusconi determinato a compiere scelte coraggiose, anche interlocutori come Sala consapevoli che i rapporti tra le forze politiche responsabili non possono essere di natura antagonista e che una seria collaborazione genera un valore aggiunto sia per la maggioranza che per l’opposizione, accomunate dall’accettazione del principio dell’alternanza al governo del paese.

Ecco le due anime della maggioranza di Beppe Sala a Milano

Nella maggioranza e nella giunta comunale milanese oggi si confrontano garbatamente due schieramenti: quello di chi, in un’ottica riformista, guarda ai risultati concreti che una qualunque amministrazione deve ottenere e quello di chi invece vorrebbe mantenere un profilo ideologico-pedagogico dedito all’affermazione di una identità di “sinistra”. Ad esempio emergono alcune contraddizioni se si confrontano le posizioni del sindaco e di…

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