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Il primo novembre, la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, sarà in Egitto. La prima leader europea a visitare Il Cairo dopo il primo vertice Ue–Egitto, che questa settimana ha segnato una nuova fase del rapporto tra Bruxelles e il più popoloso Paese del mondo arabo. Una fonte europea definisce quella che è che la visita del presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, ha fatto fra gli uffici dell’Unione “l’avvio formale di una cooperazione strutturata, finanziariamente solida e politicamente rilevante, che conferma l’Egitto di al-Sisi come il partner più stabile della sponda sud del Mediterraneo”.

Una stabilità che Sisi ha guadagnato con la forza, prendendosi il potere e mantenendo fermo il controllo su di esso — anche a scapito dei diritti umani — sin dal 3 luglio 2013, quando, in veste di comandante in capo delle Forze armate egiziane e ministro della difesa, ha rovesciato il presidente Mohamed Morsi con un colpo di Stato militare.

Con un pacchetto di sostegno da oltre 4 miliardi di euro, l’associazione al programma Horizon e nuove linee di credito e cooperazione, l’Unione europea consolida, tramite il nuovo perimetro della cooperazione col Cairo, la propria presenza nel Nord Africa e rafforza la dimensione esterna delle sue politiche di sicurezza e migrazione, dimostrando una visione pragmatica.

Il summit della svolta

“Il nostro partenariato è più forte che mai”, ha dichiarato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che, insieme al presidente del Consiglio europeo António Costa ha accolto al-Sisi a Bruxelles, teatro del primo summit bilaterale tra l’Unione europea e un Paese della regione Middle East and North Africa — e dunque prodromo per nuovi appuntamenti del genere. Secondo Costa, “l’incontro è stato un’opportunità per approfondire ulteriormente le relazioni politiche ed economiche bilaterali, con l’obiettivo di promuovere stabilità, pace e prosperità condivise”.

I tre accordi firmati a Bruxelles concretizzano il partenariato strategico siglato nel marzo 2024, per un valore complessivo di 7,4 miliardi di euro: il più consistente mai concluso dall’Ue con un singolo paese terzo. La seconda tranche di assistenza macrofinanziaria da 4 miliardi di euro sosterrà la stabilità economica del Paese, mentre 75 milioni in sovvenzioni andranno subito a progetti sociali per sanità, istruzione, servizi idrici e reti di sicurezza per donne e giovani.

Il terzo pilastro riguarda la ricerca e l’innovazione, con l’ingresso dell’Egitto nel programma Horizon Europe, a cui si aggiungono 110 milioni di euro per sviluppo sostenibile e competenze, e 200 milioni per la gestione della migrazione, tra rafforzamento dei controlli di frontiera e programmi di migrazione regolare. Progetti pensati anche per aumentare l’inclusività interna egiziana, dimensione che “al Sisi ha compreso prioritaria per continuare a cavalcare certi tipi di cooperazione”, spiega una fonte diplomatica.

Un’alleanza di interessi

Nel Joint Statement diffuso al termine del vertice, i leader hanno ribadito “la comune ambizione di approfondire i legami strategici di lungo periodo e cooperare per affrontare le sfide globali e regionali condivise, promuovendo interessi comuni e rinnovando le priorità del partenariato”.  Per Bruxelles, Il Cairo resta un pilastro nella stabilizzazione del Mediterraneo e nella gestione delle crisi regionali. “L’Egitto è un partner chiave per la promozione della stabilità e per gli sforzi di mediazione nel Medio Oriente”, si legge nella nota di sintesi dell’Ue, inviata ai giornalisti dopo il vertice. Costa ha espresso apprezzamento per “gli instancabili sforzi di mediazione di al-Sisi per il cessate il fuoco a Gaza”, aggiungendo che l’Ue “è pronta a sostenere la ripresa e la ricostruzione, come già fatto in passato”.

Il sostegno finanziario al Cairo è anche una risposta pragmatica alla crescente competizione di altri attori nella regione — dalla Cina alla Russia, fino ai Paesi del Golfo — e un tentativo di consolidare un modello di cooperazione euro-mediterranea più stabile. Non possono mancare critiche interne in Europa per questa lettura pragmatica delle relazioni, con contestazioni che riguardano la mancanza di condizionalità sui diritti umani. È un nodo che la Commissione ha finora preferito mantenere sullo sfondo per non indebolire l’efficacia politica dell’accordo, con la consapevolezza che queste condizionalità rappresentano spesso un freno nella costruzione di partnership e dunque nella competitività geopolitica dell’Unione. “Ciò non significa che non sappiamo o vogliamo ignorare, ma semplicemente che ci spostiamo verso una visione olistica, meno condizionata, ma probabilmente più efficace anche per risolvere certe condizioni”, spiega la fonte diplomatica.

Roma e Il Cairo: una piattaforma di connettività mediterranea

Secondo un recente studio della Mediterranean Platform della Luiss School of Government, Italia ed Egitto sono “geograficamente e politicamente ben posizionati per guidare l’agenda della connettività mediterranea”. Il rapporto sottolinea come Roma possa fungere da ancoraggio settentrionale dell’Ue per i flussi sud–nord di energia, dati e beni, mentre Il Cairo, grazie al Canale di Suez, ai giacimenti di gas e alle zone economiche speciali, si proponga come hub regionale tra Africa e Medio Oriente. Lo studio raccomanda di trasformare questa complementarità in un asse Roma–Cairo capace di “facilitare l’allineamento degli standard, la mobilitazione di strumenti finanziari e la realizzazione di progetti congiunti”, attraverso un approccio pragmatico basato su investimenti mirati, armonizzazione normativa e costruzione di fiducia. Osservazioni che non casualmente incrociano la nuova fase delle relazioni Ue-Egitto.

Tra le policy recommendations figurano la creazione di una Mediterranean Connectivity Facility per coordinare fondi UE e Global Gateway, il rafforzamento dei corridoi energetici e digitali, e lo sviluppo congiunto del settore marittimo, inclusa la cooperazione tra cantieristica italiana e portualità egiziana. Un’agenda di questo tipo risponderebbe anche alla visione italiana del Piano Mattei per l’Africa, che mira a costruire partenariati paritari e infrastrutturali lungo la sponda sud. Sul piano politico e simbolico, la presenza della premier Meloni all’inaugurazione ufficiale del Grand Egyptian Museum a Giza, prevista per il 1º novembre 2025, rafforza la dimensione bilaterale del partenariato. La partecipazione italiana a un evento di rilievo mondiale nella capitale egiziana arriva a pochi mesi dal vertice UE–Egitto e può essere letta come parte di una strategia di lungo periodo per riaffermare la centralità del Mediterraneo nelle politiche estere di Roma.

È Roma il nodo strategico della partnership Ue-Egitto

Il primo summit Ue–Egitto ha formalizzato un partenariato che va oltre la cooperazione economica. È il tentativo di definire un nuovo equilibrio politico nel Mediterraneo, dove Bruxelles e Il Cairo, con l’Italia in posizione di cerniera, cercano di costruire una piattaforma di stabilità e connettività. Se tradotto in progetti concreti e regole condivise, questo asse potrebbe diventare un pilastro della futura architettura euro-mediterranea capace di coniugare sicurezza, sviluppo e integrazione

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