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La sicurezza energetica è al centro di molte delle tensioni geopolitiche di questi ultimi mesi e l’Europa è legata in particolar modo al mercato del gas e alle sue infrastrutture, così come l’Italia. A sostenerlo è il rapporto “Nuovi scenari di sicurezza energetica” redatto da Umberto Saccone, SenIor Vice President Security di Eni, e pubblicato sul sito del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, secondo cui i conflitti in Europa e Medio Oriente hanno risvolti energetici di cui tenere conto. Ecco i passaggi salienti del report.

LA SICUREZZA EUROPEA

Infrastrutture e gasdotti, impianti di liquefazione e rigassificazione sono strettamente connessi al mercato del gas, e così i territori in cui sono situati. Per l’Europa, e per l’Italia, il gas è una risorsa primaria, e le aree di maggior rilievo per l’approvvvigionamento sono diverse, secondo Saccone. Mentre i Paesi europei riflettono gli interessi nazionali nelle varie politiche energetiche, non muovendosi dunque come una Europa unica, la Russia consolida la sua posizione Asia (accordo Mosca-Pechino) in risposta ai rapporti tesi con l’Europa a causa del conflitto in Ucraina.
Così il Medio Oriente e il potenziale alleato Iran e il Nord Africa con la difficile transizione del post Primavere Arabe hanno un ruolo cruciale negli approvvigionamenti europei. Mentre gli Stati Uniti sono immersi nella “rivoluzione” dello shale oil e shale gas.

LE MIRE DI ISIS

“Oggi l’Is è un’organizzazione che definisce se stessa come ‘Stato’ e non come ‘gruppo’ – si legge nel rapporto sui nuovi scenari di sicurezza energetica, che continua – controlla tra Irak e Siria un territorio esteso come il Belgio, e lo amministra con autonomia, ricavando dalle sue attività (fra le altre contrabbando di petrolio e sequestri) il denaro necessario per sopravvivere”. L’interesse verso la regione autonoma del Kurdistan da parte dell’Isis dipende dunque dal controllo di una zona ricca di giacimenti, così come segnala Saccone, Senior Vice President Security di Eni.

LA CHIAVE CURDA

La regione autonoma del Kurdistan, con le forze governative – ma non solo – sta difendendo il suo territorio e, con l’aiuto dei raid aerei statunitensi, sta tentando di frenare l’avanzata dei jihadisti mantenendo il controllo delle infrastrutture petrolifere della zona. La guerra dei curdi contro l’Isis apre a una nuova prospettiva geopolitica, ossia alla possibilità, dopo la sfiorata indipendenza del 1919 per uno stato curdo al confine tra Irak, Siria e Turchia, che possa nascere uno stato curdo. L’alleanza tra Stati Uniti e Regione Autonoma del Kurdistan spinge in questa direzione, così come il ruolo chiave assunto da Erbil che “nel 2013, ha avviato un flusso di esportazione petrolifera attraverso un nuovo oledotto, costruito sul proprio territorio che, al confine con la Turchia, si connette con l’oleodotto d’esportazione tra l’Irak e il porto mediterraneo di Ceyhan”.

IL CORRIDOIO EUROPEO

La diversificazione delle fonti di approvvigionamento per l’Europa, e l’Italia, è alla base del progetto TAP (Trans Adriatic Pipeline), il cosiddetto corridoio sud, che servirà come strada alternativa se e quando i rapporti con la Russia – e con l’importazione del suo gas – dovessero farsi più spinosi. L’Europa, infatti, non può considerarsi indipendente sul piano energetico, e la differenziazione dell fonti può determinarne le sorti future.

Essenziale, secondo il Vice President Security di Eni Umberto Saccone, è però la “diversificazione delle fonti di approvvigionamento”. Conclusione: “Il tema del’interdipendenza rimane ancora oggi sostanzialmente valido, sebbene si dovrà tener conto dei cambiamenti nel paradigma strategico del mondo dell’energia. L’avvento sulla scena delle risorse non convenzionali potrebbe, infatti, implicare una riscrittura del rapporto tra energia e sicurezza”.

Il tesoro del petrolio curdo è minacciato da Isis. Report Eni

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