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Le politiche di gestione dei rifiuti urbani hanno avuto negli anni una progressiva evoluzione, spinte dalle norme europee e dai cambiamenti tecnologici. Il riciclo è passato da essere solo una delle possibili destinazioni dei rifiuti a perno delle strategie ambientali. Trasformare il rifiuto in risorsa, soprattutto in Paesi come l’Italia poveri di materie prime, è diventato non solo un obiettivo ambientale chiave, ma anche un’importante leva di crescita economica.

RICICLO DEGLI IMBALLAGGI

L’impiego dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata, in particolare quelli di imballaggio, è aumentato fortemente nel nostro Paese, più che raddoppiando dal Decreto Ronchi del ’97 ad oggi. In questa “rivoluzione” il sistema del Conai e dei consorzi di filiera ha giocato un ruolo determinante. In quindici anni il riciclo degli imballaggi ha portato benefici all’Italia per 12,7 miliardi di euro. Ridurre il ricorso alla discarica (ancora troppo utilizzata in Italia e sopratutto nel Centro-Sud) recuperando i materiali, porta molte ricadute positive, non solo migliorando la qualità dell’ambiente, ma anche facendo crescere l’economia e l’occupazione.

OPPORTUNITÀ E CRESCITA

Uno studio condotto da Althesys in collaborazione con il Conai evidenzia che se l’Italia raggiungesse gli obiettivi di riciclo europeo del 50% dei rifiuti urbani al 2020, si potrebbe generare un giro d’affari fino a 15,8 miliardi di euro tra ricadute dirette e indirette. Gli effetti sull’occupazione sarebbero molto importanti: quasi 90.000 posti di lavoro nelle scenario più prudente, fino a 190.000 in quello più ottimista. Arrivare agli obiettivi europei significherebbe mettere in campo ingenti investimenti, attivando un circolo virtuoso che farebbe nel medio periodo sparire le discariche come le conosciamo oggi e crescere la raccolta differenziata, il riciclo e il compostaggio.

GLI EFFETTI PER IL SUD

Gli effetti occupazionali ed economici sarebbero, in proporzione, maggiori al Centro e Sud Italia. Nello scenario prudente dello studio oltre il 60% delle ricadute economiche riguarderebbero il Centro-Sud; di cui oltre la metà il solo Sud. La nuova occupazione sarebbe al Centro-Sud per il 65-70% secondo i diversi scenari: tra 60.000 e 140.000 addetti. Il Sud da solo, nello scenario più ottimista, potrebbe sviluppare quasi 90.000 nuovi occupati. Il potenziale di crescita della raccolta differenziata e del riciclo, e quindi di tutte le attività connesse, è infatti ancora molto ampio nel Mezzogiorno. In alcuni casi si sta iniziando a coglierlo, in altre c’è ancora molto da fare. Perché questi numeri possano tradursi in realtà sono però necessarie alcune condizioni.

LA VERA SFIDA

Come sottolinea Waste Strategy, il think tank italiano sul waste management e il riciclo, servono investimenti infrastrutturali (ad esempio impianti di selezione e trattamento), ma anche – forse soprattutto – strategie che facciano della gestione dei rifiuti una leva di crescita economica, industriale e occupazionale. La vera sfida è superare la divisione tra politiche ambientali ed economiche, consapevoli che le prime possono essere un fattore di competitività industriale e di sviluppo per l’Italia e per i territori. Ce lo dicono i numeri, ce lo chiede il nostro futuro.

Alessandro Marangoni è CEO di Althesys e direttore scientifico di WAS – Waste Strategy

sostenibilità

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