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Intrappolato in una mancanza di domanda, il nostro Paese ha bisogno di più spesa pubblica, per appalti di alta qualità, altro che meno spese.

Ma come si fa a spendere di più? Non è forse impossibile, visto che non ci è consentito dall’Europa?

Già. Peccato che i passati Governi, Monti e Letta, abbiano voluto evitare di spendere di più malgrado gli fosse consentito, dall’Europa.

In un impeto che non fa onore alla storia del nostro Paese, pur di mostrarsi belli di fronte ai tedeschi ed al resto dell’Europa del Nord, hanno fatto molta più austerità di quanta non ne chiedeva l’Europa. Sprecando così risorse utili a rilanciare la domanda interna, l’occupazione e la produzione, ed il futuro dell’Europa.

Questa ansia di prestazione verso i tedeschi ha partorito il più assurdo lapsus freudiano che si potesse immaginare. Nell’importare il fiscal compact europeo nella legislazione italiana non solo lo abbiamo sancito in Costituzione (cosa non dovuta) ma, nella legge ordinaria che lo recepisce nel dettaglio, la legge 243 del 2012, possiamo leggere, come al contempo (art. 3 comma 2) “l’equilibrio dei  bilanci  corrisponde  all’obiettivo  di  medio termine” europeo eppure anche che (art. 3 comma 5): “l’equilibrio dei bilanci si considera conseguito quando il saldo strutturale … risulta almeno pari  all’obiettivo  di  medio  termine …”. Due definizioni incoerenti l’una con l’altra, in cui la contraddizione gioca attorno a questa parolina, “almeno”.

Fare più di almeno: traccia di ansia di “piacere al Nord”, sfuggita al legislatore, debordando in un errore che parrebbe comico, se non fosse che ha avuto una realistica attuazione nei comportamenti dei Governi appena e già dimenticati. Ecco alcune citazioni dei documenti ufficiali che comprovano tanta meschina sudditanza:

1) Monti, il DEF, e la regola della spesa: “Il limite massimo per la crescita dell’aggregato della spesa che si applica all’Italia per il prossimo triennio (riduzione dell’aggregato di 0,8%) risulta che il quadro di finanza pubblica è in linea con le disposizioni della regola della spesa”. In linea? Oh no, molto di più: è stata “almeno in linea”: -1,4% nel 2011, -1,1% nel 2012, -1,7% nel 2013. E -0,8% nel 2014 quando questa avrebbe addirittura potuto crescere del +0,3%, secondo i dettami europei.

2) Letta, Nota di aggiornamento del DEF, e la regola del debito: “Tuttavia, lo sforzo fiscale attuato dal Governo nell’anno in corso, pari a 0,9% di PIL, risulta essere nettamente superiore alla correzione fiscale richiesta per il rispetto della regola del debito”.

3) Corte dei Conti, pochi giorni fa: “Per i Paesi che non hanno ancora raggiunto l’obiettivo di medio termine (di deficit strutturale dello 0%) è richiesto un aggiustamento pari ad “almeno” allo 0,5% di PIL …”. Aggiustamento 2012 del Governo Monti? Altro che 0,5% di PIL. 2,4% di PIL (da -3,6 a -1,2% di PIL). Aggiustamento 2013? 0,8% di PIL (da -1,2 a -0,4%). E come ovvio risultato? PIL 2012 -2,4%, PIL 2013 -1,7%.

Follia. Per non avere usato la domanda pubblica di appalti per rallentare questa terribile emorragia di lavoro ed opportunità c’erano risorse eccome. Altro che “obblighi europei” come scusa.

Speriamo che il DEFPP del prossimo aprile del governo Renzi sia “almeno” meno austero di quanto ci chiede l’Europa. Sarebbe il primo segnale di discontinuità, anche rispetto agli obblighi europei. Vorrebbe dire andare contro il Fiscal Compact? Certo. E se ci dicono di no? Lo facciano. Noi tireremo avanti lo stesso, come fecero Chirac e Schroeder qualche annetto fa. Almeno questo val la pena di aver fatto.

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Che cosa possono e devono fare Renzi e Padoan per la crescita

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