Da oltre una settimana non si hanno più notizie di Li Zehua, ex giornalista di CCTV arrestato dai servizi di sicurezza cinesi. In Cina è un nome noto, perché molte delle immagini che negli ultimi due mesi sono circolate su Wuhan sono state riprese da lui. Voleva mostrare cosa stesse succedendo alla metropoli della provincia dell’Hubei, centro della diffusione del nuovo…
Esteri
Li Zehua, il Covid-19 e la censura cinese. L'affondo di Terzi
Il caso di Li Zehua, ex giornalista cinese della CCTV che ha documentato l’assenza di trasparenza e la propaganda del Partito comunista cinese nella gestione dell’emergenza del Covid-19 e di cui da giorni non si hanno più tracce, riaccende i riflettori sulla manipolazione e falsificazione dell’informazione da parte del governo cinese. Dalla Sars in poi la Cina ha nascosto, censurato…
Peter Pham e la strategia del dipartimento di Stato Usa per il Sahel (e l’Africa)
Il dipartimento di Stato americano ha annunciato ieri che da qualche giorno è al lavoro un nuovo inviato speciale: si tratta di Peter Pham e ha l'incarico di focalizzare la sua attenzione sulla Regione dei Grandi Laghi in Africa. Se si aggira la nomenclatura che la dottrina americana affida all'area, la regione in questione è il Sahel, ossia la fascia…
Quanto durerà la rottura tra Brasile e Francia. L'analisi di Valori
Il rapporto tra il presidente brasiliano Jair Bolsonaro e quello o francese, Emmanuel Macron, non è mai stato tra i più caldi del mondo delle relazioni internazionali. Macron ha inviato, dopo l’elezione alla presidenza del Brasile di Jair Bolsonaro, un messaggio di felicitazioni che sembrava una reprimenda: “Cooperiamo con il Brasile, ma nel rispetto della democrazia”, evidente allusione, ipotetica, alle…
L'ha capito anche Erdogan: in Siria ha vinto Assad. La versione di Politi
In Siria ha vinto Assad e il vertice tra Erdogan e Putin è servito solo a fare una “verifica”, proprio nel momento in cui Ankara tenta di uscire dall'impasse giocando la carta dei profughi a Evros. Lo pensa Alessandro Politi, direttore della NATO Defense College Foundation, che scompone l'incontro di ieri tra i leader turco e russo per immaginare il…
Tunisia, così il terrorismo cerca di sfiancare il processo democratico
Due persone a bordo di una moto si sono avvicinate questa mattina, attorno alle 11, alla pattuglia che presidiava uno dei checkpoint che protegge l'ambasciata americana di Tunisi. I due hanno fatto finta di chiedere informazioni, poi hanno attivato i giubbotti esplosivi e si sono fatti saltare in aria. Un agente è rimasto ucciso, quattro feriti. "Sebbene non ne farei una…
Imboscata a Johnson. Il piano dei Tories ribelli per cacciare Huawei dal 5G
Guerriglia a Downing Street per bandire Huawei dalla rete 5G. Non è un’iperbole: in queste ore un gruppo di parlamentari Tories ribelli parla proprio di una “guerriglia” imminente contro il governo di Boris Johnson per escludere dalla banda larga il colosso della telefonia mobile cinese accusato di spionaggio dagli Stati Uniti. Otto dissidenti guidano l’operazione. Fra questi, quattro sono nomi…
Stop alle importazioni dallo Xinjiang. Gli Usa presentano il conto alla Cina
Vietare le importazioni negli Stati uniti dallo Xinjiang. La proposta è di Jim McGovern, deputato democratico del Massachusetts molto influente. È presidente del Rules Committee della Camera dei rappresentanti e co-presidente della Commissione del Congresso che si occupa di Cina e diritti umani. A guidare quest’ultimo organismo con bipartisan lui è Marco Rubio, senatore repubblicano della Florida. Assieme i due…
Nucleare e coronavirus. Così l’Iran passa da una crisi all’altra
Uno dei consiglieri del ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, è morto per le complicazioni dopo essere stato contagiato dal coronavirus COVID-19. Hossein Sheikholeslam, ex ambasciatore in Siria e ora membro del gabinetto del ministro, è deceduto ieri; lunedì era toccata triste sorte a Mohammad Mirmohammadi, consigliere senior della Guida Suprema. Secondo gli ultimi dati, l'8 per cento dei parlamentari di Teheran sarebbe stato…
Vi spiego perché Erdogan torna da Mosca a bocca asciutta
Molto rumore per nulla. Nonostante i 34 morti e le minacce di fare saltare un’alleanza troppo utile a entrambe le parti, il presidente Erdogan torna da Mosca a bocca asciutta. L’unica differenza, rispetto alle altre volte, è che oggi per ottenere una dichiarazione congiunta con la Russia i colloqui sono durati quasi sei ore. Per la precisione 2 ore e…