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Una delle visite meno calorose degli ultimi anni, quella del presidente Recep Tayyip Erdoğan in Germania. Molti i punti di frizione tra Ankara e Berlino, come Hamas e gli Eurofighter, rispetto ai punti in comune, anche perché le parole che i tre interlocutori hanno pronunciato (il presidente turco, il cancelliere Olaf Scholz e il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier) sono state all’insegna delle algide rivendicazioni di posizioni. Anche la piazza ha avuto un “microfono”, con manifestazioni contro il presidente turco da parte dei curdi.

Cosa si è detto sui caccia

Erdogan ha dichiarato che la Turchia ha delle alternative se la Germania si rifiutasse di vendere ad Ankara 40 Eurofighter. Una di esse è il caccia stealth Kaan sviluppato internamente, presentato dalla compagnia aerea statale Turkish Aerospace Industries (Tai), che già produce elicotteri, aerei da addestramento e Uav. Il caccia di quinta generazione sarà pronto dal 2028. Un’altra è rappresentata dagli F-16 americani, su cui il Congresso è spaccato tra repubblicani e democratici, su tutti il senatore Bob Menendez, contrario.

Ma Erdogan, annunciando di voler acquistare 40 Eurofighter (il caccia multiruolo europeo prodotto da un consorzio di Airbus, BAE Systems e Leonardo), apparentemente come soluzione provvisoria in risposta agli acquisti greci dei Rafale francesi e in prospettiva degli F-35, ha fatto un passo in avanti verso l’Ue: il ministro della Difesa Yaşar Güler lo ha annunciato due giorni fa, anche se la Germania sembra opporsi all’idea. Durante la conferenza stampa congiunta con il cancelliere, Erdoğan ha affermato provocatoriamente che la Germania non è l’unico paese che produce aerei da combattimento.

La questione Hamas

Nella cena tra il cancelliere tedesco e il presidente turco sono state ripetute le gravi accuse turche contro la condotta della guerra da parte di Israele (“Stato terrorista”, “genocidio”) e la difesa tedesca del diritto di Israele all’autodifesa (“Gaza è ostaggio di Hamas”). Anche Steinmeier ha affrontato la questione del Medio Oriente definendo terroristico l’attacco di Hamas contro Israele. Un distinguo che è emerso anche dalle parole di Gökay Sofuoglu, presidente della folta comunità turca in Germania, secondo cui “questi slogan sui media non aiutano la gente”, riferendosi alle parole di Erdogan.

Numerose sono state, dopo l’attacco di Hamas contro Israele all’inizio di ottobre, le manifestazioni filo-palestinesi in Germania, con slogan antisemiti, e la volontà di mettere in discussione il diritto di esistere di Israele.

Ue e migranti

Un altro fronte critico tra i due Paesi è rappresentato dalla “coda” delle posizioni anti-Netanyahu di Erdogan, ovvero Ue e migranti. A Bruxelles, dopo aver ascoltato i suoi strali contro il governo israeliano, si moltiplicano le voci contrarie alla candidatura della Turchia per un’eventuale adesione.

Diversi stati membri si oppongono già apertamente all’adesione della Turchia, che è sostanzialmente congelata dal 2005. Non c’è evidentemente solo il conflitto a Gaza a rappresentare un freno. Se il dossier migranti, dalla guerra in Siria in poi, aveva ritrovato una certa quadra (anche in virtù della nuova stagione distensiva imposta a Grecia e Turchia), dopo l’attacco di Hamas a Israele il rischio di nuove ondate migratorie si fa pressante. Libano, Egitto, Grecia e nordafrica (senza sottovalutare il corridoio balcanico) sono in allerta per carovane che potenzialmente potrebbero partire da suolo turco.

La relazione annuale dell’Ue sui progressi dei Paesi candidati pubblicata questa settimana scrive che “la retorica della Turchia a sostegno del gruppo terroristico Hamas in seguito ai suoi attacchi contro Israele è in completo disaccordo con l’approccio dell’Ue”. Secca la replica di Erdogan: “L’Unione europea la pensa esattamente come Israele nei confronti di Hamas. Ma noi non la pensiamo come loro. Türkiye non cadrà mai nella trappola di definire Hamas un’organizzazione terroristica. Considero Hamas un partito politico che ha vinto le elezioni in Palestina”.

Berlino e Bruxelles hanno cerchiato in rosso due date: 21 e 28 novembre. La prima segnerà la visita in Algeria di Erdogan, ricevuto da Abdelmadjid Tebboune; la seconda l’incontro in Turchia tra Ebrahim Raisi e Erdogan. Migranti e Gaza saranno due dossier attenzionati e su cui si vocifera che le policies turche procederanno spedite.

Foto: Twitter Nato profile

Hamas ed Eurofighter, tutte le spine tra Erdogan e Scholz

Le parole del presidente turco su Gaza (“Türkiye non cadrà mai nella trappola di definire Hamas un’organizzazione terroristica. Considero Hamas un partito politico che ha vinto le elezioni in Palestina”) e quelle del cancelliere tedesco (“Gaza è ostaggio di Hamas”) segnano un solco che non si ricorda tra i due Paesi. L’incognita Ue e il nodo dei migranti

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