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La scorsa settimana Jack Markell, ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, è stato in visita a Trieste. Quella che Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, aveva definito la “capitale marittima italiana” a settembre nel suo messaggio per l’apertura del Forum Risorsa Mare organizzato nel capoluogo friulano dal The European House – Ambrosetti con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri. ”È una fase pericolosa, quella che il mondo sta attraversando, con riflessi anche qui, in Italia e a Trieste, per ciò che sta accadendo nel Mar Rosso”, ha dichiarato. “Capiamo bene che tutto questo costituisce un rischio alle attività del porto e questa è la ragione per cui dobbiamo tutti continuare a lavorare assieme per mantenere la pace”, ha aggiunto.

L’ambasciatore, accompagnato dal personale del consolato generale di Milano guidato dal console Douglass Benning, ha incontrato il governatore Massimiliano Fedriga, il sindaco Roberto Dipiazza, il prefetto Pietro Signoriello e il presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico orientale Zeno D’Agostino. Ma anche, nella sede locale all’American Chamber of Commerce in Italy, Ben Rosenzweig, miliardario americano che da meno di un anno è il patron della Triestina Calcio.

Il governatore e l’ambasciatore hanno discusso diversi temi, tra cui l’importanza delle democrazie occidentali e della Nato per il mantenimento della pace e della stabilità nel mondo, la recente nomina del Friuli Venezia Giulia quale Regione d’onore 2024 da parte della National Italian American Foundation, il progetto di nuovi accordi bilaterali con alcuni Stati americani per stimolare accordi commerciali e iniziative di carattere culturale, il ruolo della Conferenza delle Regioni italiane in chiave internazionale e la rilevanza di Trieste in Europa e nel mondo a livello scientifico. “Abbiamo già iniziato a dialogare con alcuni Stati che presentano analogie con il Friuli Venezia Giulia sia per quanto riguarda il sistema manifatturiero sia per la logistica”, ha sottolineato Fedriga. La diplomazia, ha continuato, è “fondamentale per rafforzare i rapporti tra queste realtà, così come siamo certi che possa essere estremamente utile creare solide reti di collaborazione di carattere istituzionale”. “Visti gli sviluppi in diversi scenari internazionali è strategico elevare il livello di collaborazione con le democrazie occidentali, con i nostri partner storici e con la Nato per una maggiore stabilità e sicurezza su scala globale”, ha proseguito. Un passaggio dell’incontro è stato dedicato in particolare alla base area di Aviano, storicamente utilizzata dall’aeronautica americana. “L’integrazione tra il personale della base e la comunità di Aviano”, ha sottolineato Fedriga, “rappresenta un’esperienza straordinaria che vogliamo preservare e migliorare nel tempo”.

Parole che confermano come la scelta del Friuli Venezia Giulia, che nel 2019 aveva accolto con interesse il memorandum d’intesa sulla Via della Seta. In linea con la decisione del governo Meloni di non rinnovare quell’accordo, già nei mesi scorsi, prima dell’ufficialità del mancato rinnovo, il governatore parlava di contesto internazionale che obbliga a fare “altre scelte”. L’ultimo stop alla Via della Seta in Friuli Venezia Giulia è arrivato pochi mesi fa con l’interruzione di una linea ferroviaria chiave in Germania. Risultato: il treno da Pordenone a Duisburg non è mai più ripartito tagliando fuori la Regione da quella dall’unica vera Via della Seta su rotaia, un collegamento che dal cuore della Cina e dalla più popolosa città del mondo (Chongqing) arriva a Duisburg, in Germania, nel cuore industriale della Ruhr.

Con il sindaco Dipiazza l’ambasciatore Markell ha discussione dei rapporti consolidati con gli Stati Uniti e delle potenzialità e delle prospettive di Trieste, con particolare attenzione al crescente sviluppo economico, culturale e turistico del territorio e l’opera di riqualificazione e valorizzazione dell’area di Porto Vivo. Il fenomeno migratorio collegato alla cosiddetta rotta balcanica è stato al centro dell’incontro con il prefetto Signoriello. Con D’Agostino si è parlato, invece, di crisi del Mar Rosso e degli impatti sullo scalo di Trieste. Inoltre, c’è stato anche un approfondimento sul modello di governance del porto e sugli investimenti in corso soprattutto nel settore ferroviario e nell’area delle Noghere.

Trieste, infatti, rimane nelle mire cinesi alla luce degli investimenti del colosso pubblico Cosco ad Amburgo. Come raccontato su Formiche.net, il porto italiano è stato da tempo individuato da Pechino come scalo perfetto per la Via della Seta nell’Adriatico. Infatti, all’inizio del 2021 Hhla ha concluso all’inizio dell’anno scorso un’operazione per l’acquisizione del 50,01% della società triestina Piattaforma logistica Trieste. L’affare sinotedesco “non sembra presentare ripercussioni dirette su Trieste”, aveva spiegato Francesca Ghiretti, allora analista del centro studi tedesco Merics, a Formiche.net. “Ma guardando all’operazione in maniera più generale emergono alcuni interrogativi che riguardano la concorrenza. Infatti, Cosco, che riceve fondi statali dalla Cina, non compete allo stesso livello di altre imprese nel settore. Inoltre, la sua posizione dominante sul mercato è un potenziale strumento geopolitico per Pechino”, aveva aggiunto.

A Trieste l’ambasciatore Markell ha anche incontrato alcune rifugiate ucraine nel corso della sua visita. Gli Stati Uniti sono “molto riconoscenti per il supporto garantito dall’Italia all’Ucraina e il presidente [Joe] Biden è assolutamente convinto nel continuare a supportare l’Ucraina”, ha dichiarato.

La Cina è un po’ meno vicina. La visita dell’amb. Usa Markell a Trieste

L’ambasciatore americano in visita nel capoluogo friulano che cinque anni fa guardava con interesse alla Via della Seta. L’attuale fase è “pericolosa” e costituisce “un rischio per le attività del porto e questa è la ragione per cui dobbiamo tutti continuare a lavorare assieme per mantenere la pace”, ha spiegato

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