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Sono stati mesi di maretta tra Ue e Usa da quando Washington ha presentato l’Inflation Reduction Act – il pacchetto di sgravi e sussidi per le tecnologie verdi, con tinte protezioniste – lo scorso agosto, e dalle parti di Bruxelles hanno iniziato a preoccuparsi per la competitività delle industrie europee. Questa “sveglia” ha catalizzato una riflessione strategica in Ue, concretizzata a marzo nel Net Zero Industry Act (la risposta all’Ira statunitense). Nel mentre, però, la Commissione europea e la Casa Bianca hanno lavorato per rendere i rispettivi Green Deal complementari.

Quando si sono incontrati a marzo, Ursula von der Leyen e Joe Biden hanno indicato la strada: un “accordo mirato sui minerali critici” per estendere la portata dell’Ira ad alcuni prodotti europei, tra cui i veicoli elettrici. Pochi giorni dopo, gli Usa hanno stretto un accordo di quel tipo con il Giappone, nel solco della collaborazione con i Paesi like-minded e il rafforzamento delle catene di valore strategiche. E come rivela Mark Scott di Politico, un accordo parallelo tra Ue e Usa, in linea di massima, è già pronto – come previsto, in tempo per la quarta riunione del Consiglio commercio e tecnologia (Ttc), che si terrà a Lulea, in Svezia, il 30 e 31 maggio.

A guardare l’accordo tra Washington e Tokyo, è prevedibile che anche quello Ue-Usa includerà un divieto di imporre restrizioni bilaterali alle esportazioni dei minerali più importanti per le batterie dei veicoli elettrici e una serie di controlli sugli investimenti che faciliteranno il de-risking dalle forniture della Cina, che oggi domina il settore delle materie prime critiche. Facile anche che la cooperazione passi da un Club comune per acquistarle. A ogni modo, è probabile che nel comunicato finale del Ttc ci sarà solo un accenno all’accordo, “perché la Commissione europea vuole che […] sia fatto in modo da non richiedere la ratifica dei Paesi membri dell’Ue”, scrive Scott.

Anche i consulenti di Dentons Global Advisors rilevano che le aspettative per l’accordo “sono basse, anche se sono possibili ulteriori progressi su questo fronte”. Il che non vuol dire che gli alleati transatlantici non stiano irrobustendo la loro cooperazione per contenere le minacce sistemiche. “Sebbene l’Ue abbia resistito a fare del Ttc un forum per discutere della Cina, vi sono crescenti segnali di convergenza transatlantica a causa del sostegno di Pechino alla Russia e delle preoccupazioni su Taiwan”.

In termini pratici, al Ttc Ue e Usa affronteranno il tema con “misure inquadrate come ‘sicurezza economica’, tema-chiave anche del recente vertice dei leader del G7 in Giappone”. La bozza del comunicato finale parla anche di “esplorare misure di cooperazione” per contrastare politiche e pratiche non di mercato (leggi: quelle cinesi) e “i loro effetti distorsivi”. Gli alleati hanno iniziato a mappare la rete di imprese di Paesi terzi che beneficiano di fondi di investimento di proprietà pubblica o controllati dallo Stato, per fronteggiare le eventuali distorsioni. E la parola Cina comparirà anche nelle tematiche di contrasto alle interferenze straniere in America Latina e Africa e di finanziamento congiunto di progetti di infrastrutture digitali in Costa Rica e nelle Filippine, pensate per contrastare i prestiti a basso costo delle banche statali cinesi.

Probabilmente il comunicato finale del Ttc includerà un coordinamento più stretto sullo screening degli investimenti in uscita e sul controllo delle esportazioni di alcune tecnologie sensibili, come i semiconduttori. “Si continuerà a lavorare sull’informatica quantistica e su una tabella di marcia per l’intelligenza artificiale, in risposta al recente interesse per i sistemi di intelligenza artificiale generativa come ChatGPT”, si legge nel rapporto di Dentons. Ma sebbene Ue e Usa vogliano presentare il forum semipermanente del Ttc come un successo, avvertono i consulenti, è probabile che i risultati concreti nei campi della tecnologia e del digitale lasceranno un po’ a desiderare.

A essere chiamata in causa è la rilevanza a lungo termine del formato Ttc, che pure si è rivelato utilissimo in alcuni frangenti – come coordinare le sanzioni tecnologiche alla Russia per inibire la sua macchina bellica. Il Ttc continua a produrre progressi lenti ma costanti, ma c’è chi mette in discussione la sua importanza come piattaforma transatlantica per l’industria. A ogni modo, the show must go on: i funzionari si sono impegnati privatamente a organizzare le prossime riunioni ministeriali. La quinta sarà negli Stati Uniti alla fine del 2023 o all’inizio del 2024, e si riflette su una sesta prima della stagione elettorale di quell’anno, “lasciando che il futuro del Ttc sia dettato dalle dinamiche politiche su entrambe le sponde dell’Atlantico”.

Mining EU US

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