Skip to main content

Molto è già stato detto e scritto sulla guerra in Ucraina in questi giorni in cui ricorre un anno dalla brutale aggressione da parte della Russia di Vladimir Putin. In effetti, si tratta sotto tutti i punti di vista di un evento che ha contribuito a cambiare il corso degli eventi e che ha avuto delle ripercussioni profondissime sui rapporti internazionali, sull’economia mondiale e su relazioni di fornitura energetica che duravano da cinquant’anni: pensiamo per esempio agli accordi sul gas che legavano l’Italia all’Unione Sovietica fin dai primi anni Settanta. Comunque vada a finire questo conflitto (e speriamo ovviamente che termini il più presto possibile), sarà dunque molto difficile tornare alla situazione precedente, quando Europa e Russia erano strettamente legate in quanto una bisognosa dell’altra.

Cosa ci si può dunque aspettare nei prossimi mesi, e quale piega dovrebbero prendere le cose per poter pervenire alla fine delle ostilità?

Partiamo innanzitutto da un dato di fatto da cui non distogliere l’attenzione: questa guerra è cominciata da un vulnus gravissimo del diritto internazionale con la violazione della sovranità dell’Ucraina da parte della Russia. Pertanto, una pace vera e duratura potrà essere raggiunta solo ripristinando questa ferita e restituendo a Kyiv la propria completa autonomia. Purtroppo, la situazione sul terreno non sembra preludere a una conclusione imminente del conflitto; al contrario, le due parti si stanno preparando per un probabile inasprimento dei combattimenti che potrebbe avere luogo all’inizio della primavera. Da una parte, concedere aerei da guerra all’Ucraina potrebbe essere rischioso perché potrebbe favorire una pericolosa escalation militare, portando il corso degli eventi su un piano inclinato dal quale diventerebbe impossibile tornare indietro. Dall’altra parte, bisognerebbe però fare tutto il possibile per fermare la Russia isolandola ulteriormente a livello diplomatico; e il fatto che la Cina mantenga una posizione di relativo sostegno a Mosca è un ostacolo fondamentale alla fine della guerra. Un ammorbidimento delle tensioni geopolitiche tra Washington e Pechino sarebbe molto importante per favorire l’adozione di un atteggiamento comune da tenere nei confronti di Putin. Invece, avere intrapreso una sorta di “guerra commerciale” con la Cina (per non parlare della rivalità intorno a Taiwan) non è certamente di aiuto a trovare un terreno comune sulla guerra in Ucraina.

Detto questo, gli eventi di questi ultimi giorni vanno interpretati in maniera positiva. Da un lato, la visita a sorpresa di Joe Biden a Kyiv è stata un gesto coraggioso che ha lanciato a Putin un messaggio molto chiaro: gli Stati Uniti (e l’Occidente in generale) sono dalla parte dell’Ucraina e ci resteranno senza indietreggiare. Anche il discorso a Varsavia è servito a rinserrare le fila a livello di Alleanza atlantica per dimostrare unità e, da parte degli Stati Uniti, la volontà di continuare a fare la propria parte (messaggi che molto probabilmente non sarebbero mai arrivati con una presidenza Trump). Dall’altro lato, il discorso fiume dello “zar” sullo Stato dell’Unione ha messo in luce tutta la sua debolezza: Putin ha parlato da solo per quasi due ore continuando a rinnovare la propaganda russa basata su menzogne e falsità senza mostrare spiragli o la volontà di raggiungere ad un accordo.

In questo quadro, anche la visita di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, a Kyiv va considerata come uno sviluppo positivo. L’Italia, seppur non determinante per le sorti dal conflitto dal punto di vista delle forniture militari all’Ucraina, può giocare un ruolo importante a livello diplomatico e per aiutare la ricostruzione del Paese, che ha bisogno di capitali e di investimenti stranieri per far ripartire la propria economia, prima ancora che delle armi. L’unità europea va preservata da fughe in avanti di alcuni Paesi: la tentazione di fare da sé e procedere in ordine sparso è sempre presente, ma il nostro governo dovrebbe impegnarsi per disinnescarla al fine di mantenere una posizione centrale in Unione europea insieme agli altri Stati fondatori.

Cosa potrà fare l'Italia per il futuro dell'Ucraina. Scrive Castellaneta

La visita di Meloni a Kyiv va considerata come uno sviluppo positivo. L’Italia, seppur non determinante per le sorti del conflitto dal punto di vista delle forniture militari all’Ucraina, può giocare un ruolo importante a livello diplomatico e per aiutare la ricostruzione del Paese. Il commento di Giovanni Castellaneta, già consigliere diplomatico di Palazzo Chigi e ambasciatore negli Stati Uniti

Papa Francesco e l’Ucraina, 12 mesi dopo. La bussola di Faggioli

“In Vaticano, nell’interpretazione dell’invasione russa dell’Ucraina c’è stata un’evoluzione”, spiega lo storico Massimo Faggioli della Villanova University. Ma “all’interno della Chiesa cattolica, così come dell’Occidente in generale, c’è una divisione importante sul significato di questa guerra”

Prima attacchi cyber e poi bombe. Il metodo russo in Ucraina secondo Mele

Oltre all’attacco contro Viasat si può notare una stretta correlazione tra tentativi di sabotaggio informatico e successivi attacchi cinetici (per lo più bombardamenti) da parte di Mosca. Questo schema si è poi ripetuto, nel corso di questi dodici mesi, nelle ondate di attacchi militari a città strategiche come Kiev, Sumy, Zaporižžja, Dnipro e Odessa. L’analisi del presidente della Commissione sicurezza cibernetica del Comitato atlantico italiano, Stefano Mele, pubblicata sul numero 141 di Airpress

L’Ucraina vincerà, anche grazie all’Italia. Parla l’amb. Melnyk

“L’Ucraina ha lavorato con successo sia con il governo Draghi sia con quello Meloni. La recente visita del presidente del Consiglio è stata una conferma del sostegno italiano”, spiega il diplomatico. Che chiede agli alleati “la protezione dei nostri cieli, violati ogni giorno dai missili russi lanciati sulla popolazione civile”

may

Quale destra dopo un lungo cammino? La riflessione di Malgieri

La Destra è un fenomeno articolato che non si può ridurre a un monolite, ma è piuttosto un poliedro nel quale le diverse sfaccettature si compongono in un quadro d’assieme, dando vita a un soggetto plurale e diffuso. Gennaro Malgieri, attraverso la lettura di tre volumi, racconta cosa è stata, cosa è e cosa sarà la Destra in Italia

CS

Che succede alla frontiera delle tecnologie emergenti? Risposte dal panel Csa

Intelligenza artificiale, calcolo quantistico, tecnologie abilitanti e uno scenario futuro, tra sviluppo e sicurezza, ancora tutto da mappare. Al Centro Studi Americani si sono confrontati Accoto (Mit), Curioni (Ibm), Marradi (Aeronautica), Pagani (Eni) e Starling (Atlantic Council) sulle implicazioni della corsa alle tecnologie emergenti in campo industriale e militare

Cooperazioni industriali negli Emirati. Ecco l’accordo Fincantieri-Edge

Fincantieri che, in occasione della fiera internazionale Idex, ha siglato un nuovo accordo di cooperazione industriale con la Abu Dhabi Ship Building, così da rafforzare la reputazione del gigante cantieristico negli Emirati Arabi Uniti e puntare a mercati-chiave su scala globale

In Europa, la Polonia punta su Meloni. La versione di Wielinski

Mentre Putin continua a scagliarsi contro “l’Occidente collettivo”, contro gli oligarchi che hanno perso i loro capitali nelle banche internazionali, Meloni e Biden si sono presentati a Varsavia. Quel “confine morale” tra due mondi, Ovest ed Est, dipinti dai media come opposti e inconciliabili. Conversazione con Bartosz Wielinski, vicedirettore di Gazeta Wyborcza, uno dei principali quotidiani polacchi

Da superbonus a supermalus? Il dubbio di De Tomaso

Sullo sfondo della polemica in corso, lo scontro tra opposte visioni dell’economia. L’abnormità dell’aiuto (110% garantito dallo stato) dietro le distorsioni dei prezzi per il rifacimento abitativo. Un colpo al calcolo economico e alla concorrenza. Il commento di Giuseppe De Tomaso

Vi spiego l'attacco hacker russo. Il punto di Matteo Flora

“Attacchi di questo tipo accadono molto spesso ed è per questo che gli effetti sono stati mitigati”, spiega a Formiche.net Matteo Flora, docente in corporate reputation e storytelling e ceo di The Fool, la Digital Reputation Company

×

Iscriviti alla newsletter