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Porti, autostrade, ferrovie e non solo. L’investimento della Cina nello sviluppo di infrastrutture in America Latina è sempre più consistente. Nonostante i piani del governo americano di frenare l’avanzata di Xi Jinping a livello internazionale – per contrastare gli effetti negativi della pandemia -, Pechino continua a scommettere negli investimenti all’estero per riattivare la crescita e l’economia.

Nell’iniziativa della nuova Via della Seta, la Cina ha già speso più di un miliardo di dollari per espandere la sua influenza in 150 Paesi dell’Africa, Asia e America Latina. Tra il 2001 e il 2005, le imprese cinesi hanno stanziato circa 4,4 miliardi di dollari in America Latina, mentre dal 2011 al 2017 l’investimento è salito a 70 miliardi, secondo i dati della Fondazione Faes.

Uno studio del Centro di Studi Cina e Messico (Cechimex) pubblicato nel 2022 sostiene che nel 2021 la Cina ha dedicato 17,8 miliardi di dollari in partecipazioni in 24 progetti di infrastrutture. La Cina si ha assicurato contratti per 40 miliardi di dollari sul territorio latino-americano.

Una ricerca di RED ALC-CHINA indica l’Argentina come il Paese con i progetti più costosi (17 progetti per 30,6 miliardi di dollari) tra il 2005 e il 2019. La Cina ha contribuito a creare così circa 26.205 posti di lavoro nel mercato argentino. Otto progetti di infrastrutture tra i più importanti (con una media di 650 milioni di dollari) sono in Brasile.

Contrario a quanto si pensa, in Venezuela gli investimenti infrastrutturali della Cina sono pochi: solo due per 384 milioni di dollari e 600 posti di lavoro. Più forte invece è l’alleanza commerciale e di finanziamento del governo di Xi Jinping nei confronti del regime di Nicolás Maduro.

In Bolivia ed Ecuador, due Paesi più piccoli di dimensioni ma con grandi ricchezze minerarie, la presenza cinese è probabilmente quella di più impatto nella regione: in Bolivia ci sono 12 progetti per 4 miliardi di dollari e in Ecuador 17 progetti per circa 10 miliardi di dollari.

In Centroamericana e i Caraibi, nonostante ci siano molti Paesi che riconoscono Taiwan come stato indipendente, ci sono anche 16 progetti per 9,7 miliardi di dollari, che hanno aperto 33.000 posti di lavoro, specialmente tra il 2015 e il 2019.

La missione di Pechino è insediarsi, a pochi passi dagli Stati Uniti, e aumentare l’influenza in America Latina. L’ex segretario di Stato americano, Mike Pompeo, crede che sebbene molti dei progetti della Via della Seta sembrino molto buoni all’inizio, “i Paesi scopriranno ben presto che l’impegno del Partito Comunista Cinese per fare, sia una strada, un ponte o una ripresa, molte volte è un’autentica e gigantesca fattura” che dovranno pagare.

Share America, piattaforma del Dipartimento di Stato degli Usa, avverte come le imprese di costruzioni cinese danneggiano in realtà l’ambiente e le economie dei Paesi dove si insediano.

Un caso emblematico è quello della Compagnia di Costruzione di Comunicazioni della Cina, che secondo la piattaforma americana, non solo promuove l’espansione militare cinese nel Mare della Cina Meridionale, ma promette anche “nuove infrastrutture in Paesi in via di sviluppo con costruzioni di scarsa qualità, abusi contro la manodopera, debiti insostenibili e danni ambientali”.

In Ecuador, la centrale idroelettrica Coca Codo Sinclair, finanziata dalla Cina e inaugurata dallo stesso presidente Xi Jinping nel 2016, ha 17.000 crepe causate all’acciaio difettoso con cui è stata costruita, secondo i report degli ingegneri locali. Si tratta dell’opera di infrastruttura più grande nella storia del Paese sudamericano, con un costo di circa 2,7 miliardi di dollari. Durante la costruzione, nel 2014 sono morti 13 impiegati – cinesi ed ecuadoriani -. Gli avvertimenti delle autorità locali sulle condizioni della struttura sono tanti e continui, specialmente per la vicinanza di un vulcano.

Un altro progetto che già si sgretola, prima di essere costruito, è la Città Yachay, una specie di metropoli tecnologica in Ecuador. Per l’edificazione sono stati espropriati migliaia di ettari di terra. L’Export-Import Bank of China aveva concesso prestiti per 200 milioni di dollari ma il mega-progetto non si è mai realizzato.

Tuttavia, Daniel Méndez, autore del libro “136: il piano della Cina in America latina”, sostiene che ci sono diverse ragioni per cui la Cina è favorita nella costruzione di ponti, autostrade, centrali idroelettriche, aeroporti, tunnel e dighe. Oltre alla capacità di costruzione del gigante asiatico, ci sono anche il potere dei finanziamenti, l’interesse a promuovere l’esportazione cinese e la necessità urgente dell’America Latina di nuove infrastrutture. E ad oggi, i cinesi sono quelli che riescono a farlo meglio e ad un costo economico più basso.

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