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Dalla cronaca: “Sei banditi mascherati rompono in una chiesa evangelica e rapinano tutti i fedeli, circa 70 persone, dei loro preziosi, contanti e carte di credito. Intimando le ‘mani in alto'”. È accaduto a Orta di Atella, nel casertano, il 12 dicembre 2022.

La notizia mi ha fatto venire subito in mente la finzione cinematografica, nello specifico il film western. E, naturalmente, all’interno di detto ricco e intramontabile genere, che conta più di cento anni, il film capostipite: il “famoso” (per gli studenti di cinema) cortometraggio The Great Robbery Train (1903) di Edwin Stanton Porter.

Qui abbiamo quattro banditi che, dopo aver stordito il capostazione, reso innocui i due macchinisti-fuochisti (a quel tempo il treno camminava macinando carbone) fermano il convoglio in aperta campagna. Fanno scendere tutti i viaggiatori e li mettono in fila, parallelamente ai vagoni, minacciandoli con le pistole. Tutti, “hands up!”, ossia “mani in alto!”. Donne e uomini, giovani e vecchi, e ragazzi. Nei loro diversi abbigliamenti: operai, piccoli borghesi e benestanti. Donne con eleganti ampi e floreali cappelli, uomini in tuba.

Il film è il primo della storia del cinema a introdurre il montaggio alternato. Due banditi armati di pistola fanno staccare la locomotiva 921 dal resto dei vagoni; altri due fanno scendere tutti i passeggeri, in fila davanti ai vagoni, e li derubano uno per uno. Poi, tra la fuga dei banditi e il capostazione che rinviene e avvisa i cittadini che stanno facendo una festa in una piccola locanda. Con il successivo alternarsi tra inseguitori/banditi attraverso la boscaglia.

Porter introduceva topoi e soluzioni iconografiche che il western avrebbe fatto sue, segnatamente nella originale ri-lettura di Sergio Leone. Per esempio: il calcio di pistola dato in testa per far svenire chi si vuol metter fuori gioco; il far rinvenire lo svenuto con dell’acqua sul volto (qui la figlioletta del capostazione: portando il pranzo al babbo e trovandolo steso sul pavimento, gli getta mezzo bicchiere d’acqua (sic!) sul volto, facendolo prontamente rinvenire come un grillo); il colore nero negli abiti dei banditi “cattivi” contrapposto al grigio chiaro per i “buoni” cittadini che si si gettano all’inseguimento dei primi.

Oltre al montaggio alternato, Porter sperimentava altre innovazioni linguistiche sul piano della grammatica cinematografica: l’uso del trasparente (ossia un fondale sul quale è proiettato il paesaggio, precedentemente ripreso, dal treno in corsa, per dare il senso del movimento della carrozza postale, mentre, ovviamente, il vagone è un interno di teatro di posa. Oppure, la inedita presenza di figure retoriche: per es., l’uso metonimico del fumo che esce dalle pistole dalla lunga canna è geniale: più grande è la nuvoletta più forte lo sparo; la prima panoramica a seguire i banditi in fuga mentre scendono dalla locomotiva 821 in prossimità del boschetto, per andare a prendere i cavalli lì legati ai tronchi delle betulle, e completare la fuga nel bosco.  I banditi, poi inseguiti a cavallo dagli abitanti del paese, saranno raggiunti: ne scaturirà un conflitto a fuoco e verranno uccisi tutti e quattro. (Qui è evidente un difetto narrativo di verosimiglianza, nel montaggio, che non sveliamo).

L’inquadratura finale è indimenticabile. Uno dei banditi, con tanto di baffoni e fazzoletto, in primo piano largo, guarda in camera (rompendo la finzione). Alza la sua pistola, la punta contro il pubblico, e spara sei colpi, con tanto di fumo che esce dalla canna ad ogni colpo.  Pare che venisse montata all’inizio o alla fine. Nella copia ricostruita dagli studiosi americani, edita dalla Library of Congress, è in coda. Ovviamente se sono tutti e quattro morti tale scena svolgeva un significato simbolico e non realistico-narrativo. “Attenzione, le rapine possono accadere sempre! Anche nei primi anni del nuovo secolo”.

Eccoci in Campania, a Orta di Atella, all’inizio di un altro nuovo secolo, nel 2022. Identica tecnica di rapina, stesso mascheramento, medesima regia. Ciò ci induce a riflettere sulla insospettabile, eccezionale, infinita, forza predittiva della settima arte. Oppure, più semplicemente, chi ha pensato e realizzato la rapina è un cinephile. Quando la cultura aiuta economicamente!

“L’assalto al treno” ma stavolta in chiesa

La recente rapina ad opera di banditi mascherati e armati a Orta di Atella (Caserta), in una parrocchia evangelica, a danno di 70 fedeli, ricorda il famoso cortometraggio “The Great Robbery Train” (1903) di Edwin S. Porter. Film che inaugura il genere western. Secondo lo storico del cinema Eusebio Ciccotti l’ideatore del colpo potrebbe essere un cinephile

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