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Sulla pandemia Covid-19 il peggio deve ancora arrivare, anche per la Cina. Uno studio pubblicato dalla rivista Nature Medicine avverte che un vero “tsunami” può travolgere l’intero sistema sanitario cinese, uccidendo milioni di persone nei prossimi sei mesi, se il governo decidesse di abbandonare la strategia zero Covid.

Pechino prosegue nella linea di rigide chiusure nelle zone con più contagi. E secondo questi ricercatori fa bene. La diffusione della variante Omicron potrebbe creare una crisi senza precedenti, molto peggiore a quella affrontata nel 2020.

“Lo studio prevede una grande ondata di Covid-19 tra maggio e luglio – si legge su Forbes – con il potenziale di causare fino a 5,1 milioni di ricoveri ospedalieri e 2,7 milioni di ricoveri in terapia intensiva fino a settembre 2022, con un picco di domanda di terapia intensiva quasi 16 volte la capacità esistente”. La maggior parte delle persone morte per Covid riguarderebbe i non vaccinati, con età pari o superiore a 60 anni.

Sebbene la politica zero Covid abbia funzionato in passato, “è molto più difficile da implementare con una variante trasmissibile come Omicron e i ricercatori hanno affermato che è ‘discutibile… se e per quanto tempo’ la Cina possa continuare a seguire una politica zero-Covid”, prosegue Forbes.

I ricercatori hanno proiettato diverse strategie che la Cina potrebbe applicare per chiudere con le limitazioni e imparare a convivere con il virus, compreso l’uso diffuso di antivirali di recente approvazione, test e promozione di dosi di richiamo, specialmente tra gli anziani e le persone fragili.

Nessuna di queste strategie però si è dimostrata sufficiente per mitigare completamente il rischio che comporta Omicron e nessun metodo è stato in grado di evitare che gli ospedali venissero sopraffatti. “A lungo termine – conclude lo studio -, le politiche dovrebbero concentrarsi sul miglioramento della ventilazione, sul rafforzamento della capacità di terapia intensiva e sullo sviluppo di vaccini altamente efficaci”.

E anche sul lato economico ci sono problemi. Per Xu Jianguo, professore di Economia della Scuola Nazionale di Sviluppo di Pechino, le interruzioni delle attività economiche a causa dell’ultima ondata di Covid-19 hanno provocato perdite per circa 3 miliardi di dollari. Un impatto negativo 10 volte superiore alle perdite della prima ondata di Covid-19 a Wuhan nel 2020.

Per questo, secondo quanto si legge su The South China Morning Post, il governo cinese è molto preoccupato nel continuare la politica di zero Covid. A differenza di due anni fa, attualmente la diffusione del virus ha imposto la chiusura di importanti città come Shanghai, Suzhou, Shenzhen, Dongguan e Pechino, luoghi fondamentali per la crescita industriale ed economica della Cina.

“La gravità dei focolai di questa anni è 10 volte superiore rispetto al 2020 – ha spiegato Xu -, è devastante in termini di popolazione colpita e costo economico […] Sarà difficile che la Cina possa raggiungere l’obiettivo di crescita economica del 5,5% quest’anno o anche raggiungere il 2,3% del 2020”.

Cina nel vicolo cieco. O tsunami Covid o paralisi economica

La fine della politica zero Covid di Pechino potrebbe causare fino a 5,1 milioni di ricoveri ospedalieri e 2,7 milioni di ricoveri in terapia intensiva fino a settembre 2022, con un picco di domanda quasi 16 volte la capacità esistente. Mentre ad oggi i lockdown imposti per Omicron hanno provocato perdite economiche per circa 3 miliardi di dollari, 10 volte in più rispetto alle chiusure del 2020

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