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“Noi abbiamo le idee chiare: vogliamo stare con la Nato e l’Ue. E l’Italia deve aiutarci”. Dritan Abazovic ha davvero le idee chiare. Originario di una famiglia albanese, a trentasei anni è il vicepremier del Montenegro, presto potrebbe diventare premier, oggi è leader del partito civico Ura e della piattaforma elettorale “Bianco e nero”. In visita a Roma, dove ha incontrato e invitato a Podgorica papa Francesco, racconta a Formiche.net i suoi piani per trascinare il Montenegro fuori da vent’anni di regime di Milo Djujkanovic, ancora oggi presidente, e farne un perno di stabilità nei Balcani ancora scossi da tensioni etniche e religiose. Servirà l’aiuto di Bruxelles e di Roma, dice. Altri Paesi, come Russia e Cina, sono pronti a subentrare in caso di inerzia.

Abazovic, il suo governo si regge su una maggioranza molto debole. Lei ha appena firmato un patto tra diversi partiti, anche all’opposizione. Basterà per tenerlo in piedi?

È vero, la maggioranza è instabile e non lo scopriamo oggi. Abbiamo formato una coalizione con diverse forze che hanno poco in comune, ma sta anche qui la nostra sfida a vent’anni di regime di Djukanovic. Ora dobbiamo rendere stabile l’ecosistema politico e la maggioranza in parlamento. Per questo il mio partito ha firmato un memorandum con gli alleati al governo e con alcuni partiti dell’opposizione.

Come ricorda questo governo è nato per voltare pagina dell’era Djukanovic. Il suo Partito democratico dei socialisti potrà entrare un domani in maggioranza con voi?

Fra partiti la cooperazione resta sempre possibile. Meno con i politici che sono al potere dagli anni ’90 con le conseguenze che sappiamo: oggi dovrebbero andare in pensione. I partiti che non saranno disposti a un rinnovamento della classe dirigente resteranno all’opposizione.

I Balcani rimangono un focolaio di tensioni etniche e politiche. Qual è la road map del suo Montenegro?

Un ruolo chiave di stabilità nella regione. Siamo un Paese pacifico che vuole buone relazioni con il vicinato. Più ancora del nazionalismo e della polarizzazione politica però c’è un male che affligge i Balcani e in particolare il nostro Paese.

Quale?

La corruzione. C’è un’intera élite politica che usa le tensioni religiose ed etniche per mantenere lo status quo. Per questo abbiamo bisogno di una nuova generazione di politici: non più giovani, ma diversi da quelli che da trent’anni sono al potere giustificando un sistema di anarchia, crimini e privilegi.

Da tempo il Montenegro ha aperto a una membership della Nato e da ben nove anni è in campo la candidatura del Paese per entrare nell’Ue. Proseguirete su questi binari?

Anche se il nostro partito ha un solo anno di vita ha le idee molte chiare: vogliamo restare sulla via euroatlantica e non la abbandoneremo per qualunque ragione. Non mi preoccupa cosa succederà: non staremo mai in un governo che non sia al 100% a favore dell’integrazione europea e di una piena membership della Nato.

Da Bruxelles ricordano però che ci sono delle condizioni.

Lo sappiamo e faremo di tutto per soddisfarle. Sappiamo anche però che ci sono altre superpotenze che hanno messo gli occhi sul Montenegro, come la Russia o, per le questioni economiche, la Cina. Il nostro messaggio è chiaro: abbiamo scelto anni fa di guardare a Occidente. Vogliamo far parte della civiltà occidentale e mantenere buoni rapporti con tutti, Cina e Russia incluse.

A ottobre il vertice con l’Ue ha deluso le aspettative. Avete l’impressione che le istituzioni europee stiano prendendo tempo?

Non penso l’Ue stia usando i Balcani, ci aspettiamo però gesti concreti: se non arrivano, altri Paesi prenderanno l’iniziativa. Dalla velocizzazione del processo decisionale alla cooperazione sulle infrastrutture, dalle riforme per lo stato di diritto alla lotta contro la corruzione. Resto ottimista: siamo allineati con il nuovo governo in Germania di Olaf Scholz, lavoreremo per promuovere l’integrazione dei Balcani occidentali.

Dall’Italia cosa vi aspettate?

Ci aspettiamo molto. L’Italia è un partner e un amico estremamente importante sulla nostra strada verso l’integrazione europea. Abbiamo interessi comuni, può aiutarci a combattere il crimine organizzato e deve essere più presente economicamente in Montenegro, specie nel mercato energetico che ha grandi potenzialità.

L’Europa ha i riflettori puntati sulla crisi con la Russia al confine Est dell’Ucraina. Cosa ne pensa?

Stiamo seguendo da vicino e con grande apprensione la situazione in Ucraina. Il Montenegro è un piccolo Paese, nessuno si aspetta che faccia qualcosa. Ma la nostra posizione è chiara: siamo allineati alla politica estera europea.

La scorsa primavera lei stesso ha chiesto all’Ue di aiutare il Montenegro a ripagare il debito da un miliardo di dollari con la Cina per l’autostrada che attraversa il Paese. Si aspettava un più aperto sostegno?

Chiariamo una cosa: non abbiamo chiesto regali a nessuno. Abbiamo semplicemente messo sul tavolo un accordo commerciale aprendo le porte del progetto ad aziende e istituzioni finanziarie europee. Un prestito che saremo felici di ripagare, e che può ridurre l’impatto di una pessima decisione del governo precedente.

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