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Era il 2015. Mario Draghi, allora governatore della Banca centrale europea, riceveva a New York il Global Citizen Award dell’Atlantic Council, prestigioso think tank statunitense. A congratularsi con lui, per il “lavoro veramente difficile” svolto, c’era anche Joe Biden, a quel tempo vicepresidente degli Stati Uniti.

È stato Frederick Kempe, presidente e Ceo dell’Atlantic Council, a ricordare oggi quell’episodio durante un evento organizzato dallo stesso think tank americano assieme all’italiano Ispi in occasione dei 160 anni delle relazioni diplomatiche tra Roma e Washington. Oggi che Draghi e Biden sono alla guida dei due Paesi. Un fatto che, a ripensarci oggi, dimostra quanto i rapporti tra Italia e Stati Uniti siano in rampa di lancio, come ha raccontato recentemente anche un’analisi pubblicata dal Center for American Progress, think tank liberal molto vicino all’amministrazione Biden (qui l’analisi di Formiche.net).

L’evento ha rappresentato l’occasione per Armando Varricchio per congedarsi in grande stile dagli Stati Uniti. Infatti, tra poche settimane, dopo aver lavorato con tre amministrazioni diverse (Obama, Trump e Biden) l’ambasciatore lascerà le chiavi di Villa Firenze a Mariangela Zappia per trasferirsi a Berlino. A lui, regista del viaggio che ha portato Luigi Di Maio a essere il primo ministro degli Esteri a essere ricevuto dall’amministrazione Biden, sono andati i ringraziamenti di Kempe e dell’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente di Ispi e Fincantieri oltreché membro dell’International Advisory Board dell’Atlantic Council. E pure di Nancy Pelosi, speaker della Camera, che ha sottolineato “il lavoro svolto in questi anni per rafforzare i legami tra i nostri due Paesi”.

All’evento hanno preso parte anche Madeleine Albright, ex segretario di Stato americano oggi a capo dello Albright Stonebridge Group, e Anita McBride, numero due della National Italian American Foundation. Con loro, l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, vicepresidente della Corte costituzionale e presidente onorario del Centro Studi Americani, che mettendo in guardia dall’ascesa cinese e delle autocrazie ha detto: “Non mi piace” una certa idea di autonomia strategica europea. “Capisco che ci sono aree e materie su cui dobbiamo essere autosufficienti. Ma autonomia strategica non può significare dividere l’Occidente”.

Il momento clou del dibattito è stato il discorso pronunciato (in inglese) dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha ribadito la linea del governo Draghi sottolineando che “l’Alleanza atlantica e l’impegno per l’integrazione europea” rappresentano il fulcro della politica estera italiana. “Siamo convinti che una più stretta cooperazione multilaterale sia la chiave per affrontare le sfide globali”, ha aggiunto indicando in clima, vaccini, ripresa economica sostenibile e cooperazione per la sicurezza e la stabilità nel mondo (dal Mediterraneo al Sahel fino al Golfo e all’Europa orientale) le priorità dell’agenda condivisa.

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