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Giuseppe Conte ha fallito. Lo dice a Formiche.net l’ex ministro socialista Rino Formica, che usa la metafora di quel giardiniere che, fino ad alcuni lustri fa, impediva con la sua cesoia che la pianta del populismo germogliasse. Oggi, invece, di giardinieri non se ne vedono e abbiamo una crisi non solo meramente politica, ma drammaticamente istituzionale. Il vuoto di direzione politica di questo governo è assolutamente impressionante, certifica con amarezza. E propone: “Responsabilità dei partiti sarebbe abolire il semestre bianco”.

È tempo di costruttori, ha detto il Capo dello Stato nel suo discorso: un auspicio fondato o un’utopia, a questo punto del guado?

Potrebbe anche essere interpretato come una critica, visto che fino ad oggi è stato il tempo dei distruttori.

Una delle critiche più ricorrenti a Palazzo Chigi è stata quella di procrastinare le decisioni. Ci troviamo al punto del non ritorno?

Innanzitutto credo che ci sia il fallimento della missione di questo presidente del Consiglio che non è stato non è stato né l’avvocato del popolo, così come si definiva, né quello delle variopinte coalizioni che ha presieduto, visto che non è stato capace di mantenere la coesione di forze diverse chiamate ad un’alleanza di governo abbastanza atipica nella storia dei governi della nostra Repubblica. È stato solo un modesto avvocato difensore dell’unità del M5S.

Perché?

Perché ha tentato di unire insieme le contraddizioni della micropolitica a cinque stelle. Come tutti i movimenti populisti, non hanno una visione macro politica ma micro, ovvero un assemblaggio confuso, occasionale e temporaneo di piccoli interessi protestatari. Del resto, la prova che la guida politica di Conte non è in condizione di poter essere la guida politica del Paese si manifesta in modo vistoso nella politica estera, dove con la micro politica proprio non si va da nessuna parte. Occorre visione e grande respiro. Quando il Capo dello Stato nel messaggio al Paese ha richiamato alla presidenza del G20 ha posto un altro problema.

Ovvero?

Ovvero quale guida di politica estera abbiamo per poter ispirare della direzione del G20 un’azione delle grandi forze internazionali. L’attuale è assolutamente inadatta. Il vuoto di direzione politica di questo governo è assolutamente impressionante.

Una crisi del genere, istituzionale prima che politica, si poteva prevedere vista la matrice populista del partito che ha vinto le scorse elezioni?

Le radici del populismo in Italia hanno sempre germogliato, producendo piante malefiche. L’abilità dei giardinieri di ieri era quella di impedire che attaccassero quelle sane. Negli ultimi 30 anni sono mancati quei giardinieri e queste piante malate sono spuntate ovunque. Infatti non c’è stato populismo solo di destra o di sinistra, ma anche di centro, della cosiddetta società civile e anche dei grandi interessi economici. Per forza di inerzia, si è andato talmente espandendo arrivando, senza suo merito specifico, al governo del paese. Lì ha prodotto frutti tossici.

In Italia i decessi da Covid aumentano, i vaccini che si iniettano sono pochi e il rapporto Stato-Regioni è fatto più di liti che di accordi. Non pensa che sia rischiosa una impasse come quella attuale? E i protagonisti non l’hanno pesata come tale?

L’insufficienza del messaggio del Presidente della Repubblica sta nel fatto che non è stato affrontato il nodo delle condizioni di salute delle istituzioni. Questa insufficienza del messaggio ha fatto sì che, pochi minuti dopo la fine del discorso, ci sia stato un coro generale di tutte le forze politiche e anche dell’economia e della finanza nel dire: “Viva la mamma, viva la mamma, viva la mamma”. E adesso siamo nel pieno di una crisi politica, di governo ma soprattutto istituzionale di cui nessuno parla ma di cui tutti ne avvertono il peso, che può diventare insopportabile.

Pensa che il Presidente Giorgio Napolitano, che ha attraversato una crisi di sistema alla fine del suo mandato, avrebbe agito in modo diverso?

Bisogna dire che la direzione del Quirinale di Napolitano si è caratterizzata per il grande sforzo di far tornare la macro politica, quindi sconfiggendo le tendenze populistiche che erano presenti anche nel suo partito. La verità è che dal Quirinale si può molto se il sistema politico è efficiente. Contrariamente il Colle può ben poco, semplicemente può compiere solo un atto risolutore consegnando il giudizio al popolo e sciogliendo le Camere.

Crede che il Covid sia l’unico motivo per cui non si è andati ad elezioni anticipate?

Ritengo che ci sia una situazione da chiarire subito al fine di verificare le intenzioni delle forze politiche: questo è un anno importante sia per le condizioni generali della salute pubblica, sia per quelle delle istituzioni, sia per quelle dell’economia e anche per i rapporti con quell’Ue che sta pensando a soluzioni condivise per la crisi. Se dunque questo è finalmente l’anno del grande respiro, noi nel mezzo abbiamo il semestre bianco. Per cui se i partiti fossero realmente interessati a compiere uno sforzo di responsabilità comune, per mantenere un equilibrio del sistema democratico, dovrebbero approvare rapidamente una legge costituzionale per abolire il semestre bianco.

Nella Prima Repubblica un puzzle come questo sarebbe stato risolto da un passo indietro?

Dobbiamo richiamarci ad un solo esempio di resistenza di un capo del governo a fare da sé, al di fuori delle forze politiche che lo avevano espresso: Tambroni, che poi fu licenziato non solo dalla resistenza della sinistra. Quella sua velleità a fare da solo fu stroncata da Moro. C’era un sistema politico molto forte dove la Dc si assunse la responsabilità di licenziare un suo presidente del Consiglio. Quindi si torna alla questione di partenza: in caso di grandi crisi un sistema robusto la risolve se ha gli anticorpi giusti. In caso contrario, quella crisi porta al decesso.

twitter@FDepalo

Muroni

Conte, la crisi e il semestre bianco (da cancellare). La versione di Formica

L’ex ministro socialista a Formiche.net: “Non è stato l’avvocato del popolo né delle variopinte coalizioni. Solo modesto difensore dell’unità del M5S. Siamo nel pieno di una crisi politica, di governo ma soprattutto istituzionale di cui nessuno parla ma di cui tutti ne avvertono il peso, che può diventare insopportabile”

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