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In un mondo che cambia sempre più rapidamente, la difesa transatlantica non rinuncia ai suoi valori. Anzi, li rilancia, insieme alla spinta all’innovazione tecnologica. È quanto emerso dal dialogo tra Lorenzo Guerini, Alessandro Profumo e John R. Allen, protagonisti del pomeriggio dei Mediterranean dialogues (Med 2020), la rassegna annuale organizzata dalla Farnesina e dall’Ispi giunta ormai alla sesta edizione, questa volta obbligatoriamente in forma digitale. Ministro della Difesa, amministratore delegato di Leonardo e presidente di Brookings Institution, già comandante della missione Nato Isaf in Afghanistan e inviato di Barack Obama per la Coalizione internazionale anti-Isis. Con loro un moderatore d’eccezione, l’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi.

IL PUNTO DI GUERINI

In visita in Israele, Guerini è intervenuto tramite un video-messaggio. “Complessità crescente”, “nuove competizioni” e “imprevedibilità delle minacce” sono state tre le espressioni utilizzate dal ministro italiano per descrivere gli scenari attuali. A partire dal Mediterraneo allargato, l’area di interesse prioritario per l’Italia, dove si addensano sfide “tradizionali e nuove”. Per tutto questo, occorre che “le Forze armate abbiamo capacità all’altezza della situazione”, ha spiegato Guerini, ribadendo la necessità di investimenti nella Difesa e rilanciando lo strumento pluriennale di finanziamento inserito nella Legge di Bilancio, “per 2,3 miliardi di euro” (qui un focus). Ciò richiede “il rilancio del dibattito politico sul ruolo della Difesa” e “un comparto industriale motivato, capace di confrontarsi con le sfide emergenti”.

TRA INVESTIMENTI ED ALLEANZE

Difatti, ha spiegato Guerini, “occorre far comprendere all’opinione pubblica che i finanziamenti per la Difesa non sono un costo da sostenere sottratto ad altri settore, ma un investimento nella nostra sicurezza, libertà, sovranità e crescita economica”. Il comparto, ha detto il ministro, “può essere il settore trainante del rilancio economico”, a patto che continui “a investire in un’ottica integrata di sistema-Paese”. Lo sguardo si rivolge anche oltre i confini nazionali, tra Unione europea e Nato. L’Italia, ha confermato Guerini, intende la Difesa comune europea “in piena sinergia e complementarietà con l’Alleanza”, lavorando per rafforzare “il pilastro europeo nella Nato” ed evitando letture radicali (alla francese) del concetto di “autonomia strategica”. Una visione condivisa da Alessandro Profumo.

L’AMMINISTRAZIONE BIDEN

La sottolineatura di Guerini non è banale, sia per il dibattito in corso in Europa, sia alla luce della transizione dall’altra parte dell’Atlantico tra Donald Trump e Joe Biden. L’ha illustrata il generale Allen, grande conoscitore della politica di difesa americana e addentro gli ambienti del presidente eletto. “Con Biden vedrete un’America un po’ diversa nella regione”, ha spiegato il generale. Le nomine già effettuate, ha aggiunto, mostrano che l’attenzione per Europa, Mediterraneo, Nato e multilateralismo “sarà maggiore rispetto a quella degli ultimi anni”. Il riferimento è a Tony Blinken, futuro segretario di Stato, Jake Sullivan prossimo consigliere per la Sicurezza nazionale e Linda Thomas-Greenfield, futura rappresentante degli Usa all’Onu, in attesa di capire se Michele Flournoy riuscirà ad aggiudicarsi il Pentagono.

I DOSSIER INTERNAZIONALI PER GLI USA

Per tutto questo, ha detto Allen, “ci si può aspettare che gli Usa di Biden esprimeranno rapido sostengo alla Nato e daranno importanza al sud del mondo”. Certo, in cima all’agenda ci sarà la competizione a tutto tondo con la Cina, “ma ciò non escluderà l’impegno nella Nato, né l’accento sul Mediterraneo”, ha detto il generale. Un’America “diversa” anche sul confronto arabo-israeliano e “nei rapporti con l’Arabia Saudita, vista la catastrofe umanitaria in Yemen”. Ci sarà pure “un interesse maggiore per la Libia, fonte di instabilità e di flussi migratori sull’Europa meridionale, e per la Siria”. Lo stesso per l’Iran, che verrà affrontato “in prospettiva completamente diversa rispetto alla precedente amministrazione”, con un focus più forte “sull’azione a livello multilaterale”. Ciò non esclude il noto disimpegno Usa dalla regione. Allen ha detto che Biden farà in modo che tutto questo sia “considerato un problema alla sicurezza non solo degli Usa, ma di tutti gli alleati”.

IL PUNTO DELL’INDUSTRIA

Sul lato della Difesa, Allen ha confermato l’attenzione crescente per le tecnologie disruptive, tra intelligenza artificiale, Big data analytics, cyber e volo autonomo. Siamo già nella “iper-guerra, in cui il tempo che intercorre tra idea, decisione e azione può essere alla velocità della luca”. Un’attenzione che l’industria della Difesa italiana ha già maturato, ha spiegato nel suo intervento Alessandro Profumo. La chiave-di-volta dei moderni contesti operativi è l’informazione, ha aggiunto l’ad di Leonardo, cioè la capacità di raccogliere, analizzare e fornire al decisore “un’enorme molte dei dati”.

INFORMATICA E TECNOLOGIE

Dalle piattaforme ai “sistemi di sistemi”, la gestione dei dati “diventerà sempre più determinante”. Da parte sua, ha notato Profumo, “a fronte di un mondo in rapida evoluzione, l’industria deve essere pronta a gestire i cambiamenti e affrontarli nel migliore dei modi”. Già prima della pandemia, Leonardo aveva presentato per questo il piano strategico Be Tomorrow 2030, identificando tre pilastri: rafforzamento del core business, modernizzazione dell’organizzazione interna e spinta all’innovazione, con il piano Master the new e i Leonardo Labs.

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