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I pensionati residenti all’estero sono stati obbligati ad autocertificare la “esistenza in vita” per farsi pagare la pensione. Poi i genitori hanno dovuto auto-certificare di aver vaccinato i figli per farli accedere alle scuole. Da una quindicina di giorni, ci hanno fatto autocertificare di non essere stati in Cina o nei comuni “attenzionati” negli ultimi 15 giorni né di avere tosse o febbre. Poi, di essere usciti di casa solo per “comprovate” esigenze lavorative o situazioni di necessità.

Ma da ieri la burocrazia è arrivata davvero al paradosso.

Chiedendoci di autocertificare di “non essere sottoposto alla misura della quarantena e di non essere risultato positivo al virus Covid-19”.

In pratica, pur senza aver fatto tamponi o altri accertamenti, anche se non mi sento troppo bene, da buon ipocondriaco, per paradosso, meglio autocertificare comunque di non avere il coronavirus!

Ma perché dobbiamo autocertificare tutto?

Dobbiamo ricordare che la auto-certificazione è stata “inventata” dalla legge n. 15 del 1968, per semplificare la vita ai cittadini. Cioè per consentire di attestare stati, fatti e qualità personali che la Pubblica amministrazione già conosce senza la necessità di richiedere certificazioni apposite.

E infatti era prevista per “La data ed il luogo di nascita, la residenza, la cittadinanza, il godimento dei diritti politici, lo stato di celibe, coniugato o vedovo, lo stato di famiglia, l’esistenza in vita, la nascita del figlio, il decesso del coniuge, dell’ascendente o discendente, la posizione agli effetti degli obblighi militari e l’iscrizione in albi o elenchi tenuti dalla Pubblica amministrazione”.

Ma per decenni la Pa si è ostinata a non guardare di buon occhio le autocertificazioni, preferendo marche da bollo, timbri e copie autentiche.

Così il Testo unico 445 del 2000 ne ha ampliato il campo di applicazione e per poi rendere obbligatorie le autocertificazioni con l’art. 15 della Legge n. 183 del 2011.

Ma così la burocrazia ci ha preso gusto. E si è accorta che chiederci di autocertificare tutto ha un vantaggio enorme per gli uffici pubblici. Il cittadino si assume le responsabilità, anche penali, di non aver dichiarato il falso e così i pubblici funzionari sanno a chi attribuire le responsabilità.

Ma in questo modo continueremo ad essere una Repubblica fondata sulle “carte a posto”, nel senso che alla nostra Pa interessa solo che esistano adeguate certificazioni e non che ai cittadini vengano davvero assicurati cure e servizi.

Appena passa l’emergenza, dovremo riflettere seriamente anche sul corretto funzionamento della burocrazia, al servizio dei cittadini. Intanto, mi stampo un bel modulo e mi autocertifico tutto, visto che vorrei uscire un po’, in ossequio alla normativa vigente.

Perché dobbiamo autocertificare tutto? Il commento di Celotto

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