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Su questa testata si è commentato il modo confuso in cui si sta andando verso quello allentamento graduale del lockdown che molti chiamano “riapertura”. Inizia lunedì 4 maggio ed un suo elemento importante sono i trasporti pubblici locali.

L’Asstra, l’Associazione nazionale maggiormente rappresentativa delle imprese di trasporto pubblico locale (circa un migliaio di imprese, 124.000 addetti, 12 miliardi di fatturato l’anno), ha fatto presente che obiettivo primario è quello di: “garantire la sicurezza sanitaria dei passeggeri e del personale ed evitare il più possibile un insostenibile incremento nell’utilizzo dell’auto privata”. Proprio di fronte al rischio di una ingestibile esplosione dell’utilizzo dell’auto privata è necessario esaminare attentamente alcuni dati che caratterizzano questa complessa area tematica.

Gli spostamenti garantiti dai trasporti pubblici sono oltre 14 milioni al giorno, per un totale complessivo annuo di quasi 5,4 miliardi di spostamenti. Nei primi mesi dell’emergenza (marzo-aprile 2020) si sono persi quasi 400 milioni di viaggi al mese (- 90% dei passeggeri su bus, tram, metropolitane, ferrovie regionali). Le previsioni stimano un uso del trasporto pubblico locale, per la prima fase a valle della pandemia, quindi fino alla fine dell’anno, di appena una percentuale di clienti non superiore al 15%. Il costo globale si aggira intorno a 8 miliardi di euro di cui circa 4,8 miliardi ripianati dallo Stato ed il resto supportato dai proventi del traffico. Le famiglie italiane per il trasporto, in auto in ambito urbano e pendolare, hanno speso nel 2018 circa 48 miliardi di euro. Senza un’azione organica di reinvenzione integrale della offerta, il trasporto pubblico locale può diventare uno dei freni maggiori all’eventuale ripresa.

Il tema viene analizzato egregiamente nel blog Le Stanze di Ercole dove, tra l’altro, si conclude che un’operazione strategica per mettere il settore al passo con le esigenze ha un costo globale di circa 30 miliardi; un importo che non può essere solo programmatico ma deve avviato a realizzazione entro e non oltre i prossimi due anni altrimenti le nostre città diventeranno megalopoli del sottosviluppo

Al fine di dare corpo a un’operazione di tale rilievo, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel), che sotto il profilo istituzionale dovrebbe essere il principale consulente di governo e Parlamento, ha istituito una Commissione specifica, che vede la presenza non solo di tutte le parti sociali ma anche di tutte le componenti tecniche del settore e degli enti locali, ed ha lanciato già lo scorso dicembre, una consultazione on-line sulla sicurezza stradale, che ha coinvolto circa 14.000 persone.

Sono emerse proposte interessanti. Il Dpcm sulla “riapertura” mobilizzerà circa la metà degli italiani, che avranno difficoltà a muoversi, anche se le scuole resteranno chiuse. I mezzi di trasporto classici (treni, autobus) non saranno in grado di trasportare la consueta massa di lavoratori, proprio per le norme igienico-sanitarie che restringono l’uso dei mezzi pubblici. Si corre il rischio che si verifichi un netto aumento della mobilità privata, con ulteriore congestione delle strade e esplosione dell’inquinamento. Occorre, quindi, puntare su una mobilità integrata, basata sul trasporto dei singoli e su una revisione della risposta pubblica.

Ciò vuol dire potenziare il trasporto individuale (tramite ciclomotori, mini-macchine e simili), attivando strumenti finanziari per favorire l’acquisto di nuovi mezzi, approntando percorsi specifici, assicurando la sicurezza stradale (specialmente nelle viabilità “promiscue” ed adeguando la normativa. In particolare, vanno meglio definite le norme relative ai monopattini elettrici, alcuni dei quali-oggi-hanno velocità superiori ai 30 Km/ora, arrivando a punte di 70 Km/ora. Questi mezzi vanno omologati e la loro guida deve essere associata ad una specifica patente. Occorre modificare le regole Inail per chiarire gli  aspetti infortunistici legati a trasporti individuali necessari per motivi di lavoro (ma con uso di mezzi individuali di vario tipo) definendone l’aspetto “infortuni in itinere”, implicante responsabilità del datore di lavoro. Vanno riclassificate le strade urbane, distinguendo tra una rete primaria per veicoli e una rete secondaria per tutti gli altri mezzi (con bassa velocità: biciclette normali, biciclette elettriche, monopattini, ecc). -Va resa obbligatoria l’assicurazione di cicli-motocicli e ne va ridefinita la responsabilità civile. Va chiarito il numero di passeggeri per ogni singola auto in presenza di virosi. Occorre modificare la normativa sul car sharing per evitare che – in periodo di pandemia- il ricorso a questa mobilità venga azzerato, per motivi igienici. Esiste, inoltre, il problema della sanificazione anche degli altri mezzi usati in modo “condiviso”.

Vengano formulate proposte operative condivisibili: una circolare ministeriale dedicata alle nuove regole del trasporto locale; un decreto legge sul tema “mobilità agile”; un finanziamento “di scopo” che favorisca l’acquisto dei cicli-motocicli, anche ai meno abbienti. Ed in aggiunta, la messa in atto di un sistema di “prenotazione del servizio” e di “trasporto urbano a domanda”, con un salto di qualità, un “bonus taxi comunale”; a modalità di chiamata telefonica per gli autobus-filobus liberi; all’utilizzo dei mezzi (minibus  per trasporto scolari e simili) negli orari diversi dall’uso consueto.

La riapertura e i trasporti locali. I consigli di Pennisi

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