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Funziona così. Prima gestisci male un’epidemia che si diffonde e diventa pandemia. Poi racconti di essere un modello per la lotta contro il virus e ti premuri di esportarlo in tutto il mondo. E lo fai vendendo mascherine per proteggersi dell’infezione a caro prezzo e con poca trasparenza sui numeri. Successivamente alimenti attraverso i tuoi organi di propaganda teorie secondo cui nei Paesi che stai aiutando si specula sulle mascherine. Infine, spieghi che la sanità locale non fa abbastanza dopo che i tuoi media di regime hanno promosso la medicina tradizionale – che di scientifico ha molto poco – come cura contro il virus.

Sembra un film di fantascienza, ma non lo è. È quello che la Cina sta facendo con l’Italia. Oggi Panorama rivela che “il grosso delle mascherine le paghiamo e pure un prezzo salato, più del doppio rispetto a dicembre prima dell’emergenze”. Lo stesso accade per i ventilatori polmonari: “una manciata in regalo e gli altri venduti in base ai principi di mercato”, scrive il settimanale citando l’ambasciatore cinese a Roma, Li Junhua. È così che la “subdola diplomazia della gratitudine”, come la definisce Panorama, si insinua nonostante i suoi megafoni italiani.

Il 24 marzo al Fatto Quotidiano il ministro degli Esteri Luigi Di Maio aveva spiegato che “abbiamo chiuso un contratto con la Cina per ottenere 20 milioni di mascherine a settimana, per un primo lotto da 100 milioni”. Abbiamo cercato di capire chi abbiamo firmato quel contratto. Il ministero degli Esteri? Il commissario Domenico Arcuri? Dopo alcuni giorni di insistenza Formiche.net ha scoperto che i contratti vengono firmati – e pagati – dalla Protezione Civile. Tuttavia, non abbiamo ottenuto ancora alcun tipo di riscontro ufficiale su numero, tipologia, prezzo e provenienza dei pezzi né su quali dispositivi abbiamo pagato e quali, invece, sono generosi aiuti. “Purtroppo non riusciamo ad aiutarvi su questo”, ci ha risposto Invitalia.

Panorama cita la Farnesina: le mascherine più tecnologiche (N95 e Ffp3) “che fermano il virus” costano 1,50 euro a pezzo. Quelle chirurgiche 29 centesimi. “In questo momento di emergenza sono prezzi che non si possono rifiutare, ma che solo a dicembre sarebbero stati considerati una follia”, afferma al settimanale un esperto del settore. I prezzi pre Covid-19 erano rispettivamente 80-90 centesimi e 10 centesimi: cioè la metà e un terzo. Prezzi che secondo un operatore del settore interpellato da Formiche.net sono in linea con l’offerta del mercato cinese in questa fase: altro che aiuti.

Il tutto accade mentre la Cina ci dimostra il suo amore per l’Italia sostenendo teorie complottistiche secondo cui il coronavirus sarebbe nato proprio in Italia, mentre gli organi del Partito comunista cinese come Cgtn raccontano che nel nostro Paese si specula sul costo delle mascherine e mentre un media del Cremlino, Sputnik, rilancia le parole dei medici della task-force cinese secondo cui dovremmo ricoverare anche pazienti con sintomi lievi.

Come si dice in questi casi? Cornuti e mazziati. A uso e consumo della propaganda di Pechino, decisa a sfruttare la pandemia per ripulirsi coscienza e immagine prima, per rilanciare le sue esportazioni poi, per disintegrare l’Unione europea e l’asse euroatlantico alla fine.

Guerra delle mascherine. Dalla Cina, cornuti e mazziati...

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